LA CRISI COLPISCE UN ITALIANO SU DUE: PER IL 68,3% IL PEGGIO DEVE ANCORA ARRIVARE
IL 60% DEGLI ITALIANI HA CERCATO DI RIDURRE I CONSUMI E SI INDEBITA DI MENO… VANNO MEGLIO LE COSE PER I SALARIATI A REDDITO FISSO…NEI 7 ANNI DI EURO, A FRONTE DI UNA INFLAZIONE DEL 15,4%, IL GAS SEGNA UN + 44,6%, L’ACQUA UN + 35,5%, I RIFIUTI UN + 34,8%, L’ENERGIA ELETTRICA UN + 33,5%
Gli italiani, in tempi di crisi economica, non rinunciano a comprare, soprattutto generi alimentari. Ma pur di avere il frigo straripante di prodotti, preferiscono aspettare le offerte e riversarsi nei supermercati low cost.
Effetto del crac mondiale che fa dire al 47,6% di italiani che la crisi li ha colpiti “concretamente”.
E’ quanto emerge dal Diario della crisi del Censis.
Il dossier contiene numeri preoccupanti, a cominciare dalla percentuale di italiani, sempre più alta, convinta che non si sia ancora toccato il fondo.
Per il 68,3% degli interpellati il peggio deve ancora arrivare. Il timore di una continua discesa agli inferi è diffuso più al Centro Sud che al Nord Ovest.
La percentuale di italiani che dichiara di non sapere cosa fare per fronteggiare la crisi è raddoppiata, dall’8,1% al 16%.
Circa il 60% degli italiani ha già cercato di ridurre i consumi nell’ultimo anno. Si è ancora di più contratta la tendenza a indebitarsi: il ricorso al credito al consumo è diminuito del 10%.
In particolare sono calate le richieste di finanziamento per l’acquisto di elettrodomestici (-9,1%) e auto (- 22,9%).
Per una volta il mondo dei salariati a reddito fisso stanno meglio. Grazie a un’inflazione sostanzialmente ferma, al calo dei mutui e del prezzo del carburante, hanno, infatti, recuperato un minimo potere di acquisto.
Funzionano anche gli incentivi economici, gli sconti e le offerte speciali: il valore di queste vendite è aumentato del 5%.
Se vogliamo poi analizzare i sette anni dall’introduzione dell’euro, vi sono dati che inducono a riflettere. In questi 7 anni l’inflazione totale rilevata è stata del 15,4%.
Ma se guardiamo alle tariffe, sostiene giustamente la Cgia di Mestre che ha fatto rilievi precisi, vediamo aumenti superiori a due volte tanto: gas + 44,6%, acqua + 35,5%, rifiuti + 34,8%, energia elettrica + 33,5%.
Ne fanno le spese artigiani, commercianti e liberi professionisti che pagano le tariffe due volte.
Gli aumenti rilevati in altri settori: trasporto locale + 23,2%, biglietti ferroviari + 17,7%, poste +12,7%. Solo le tariffe telefoniche sono diminuite del 9%.
Ora se per gas ed energia gli incrementi sono legati all’aumento dei costi petroliferi, è difficile giustificare le impennate registrate dai rifiuti e dall’acqua.
Forse gli enti locali dovrebbero dare qualche spiegazione…
Anche se immaginiamo che la “colpa” sia dei vari governi che hanno operato tagli agli enti locali, i quali allora hanno dovuto rifarsi aumentando le tasse locali.
E’ una catena sottile ma inesorabile.
Quando qualcuno apparentemente taglia qualcosa, altrove vi sono aumenti corrispettivi ed equivalenti. E pertanto i tagli diventano virtuali e fittizi.
Alla fine è sempre il cittadino l’ultima ruota del carro su cui vengono scaricati gli oneri finali.
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