LA GRANDE BONIFICA POLACCA
TUSK STA BONIFICANDO LE FOGNE SOVRANISTE, DAI VERTICI DELLA TV PUBBLICA AI SERVIZI SEGRETI FINO ALL’ANTICORRUZIONE
Fuori dall’ondata dell’estrema destra che sta travolgendo l’Europa e dal fenomeno ormai diffuso dei centristi che si avvicinano alle posizioni dell’ultradestra per poter stare al governo – l’ultimo è stato il presidente francese Emmanuel Macron, che ha fatto approvare questa settimana una legge sull’immigrazione ispirata alle richieste del partito “Rassemblement National” di Marine Le Pen – c’è la Polonia del centrista Donald Tusk.
Il nuovo governo guidato dal primo ministro filoeuropeista si è insediato solo lo scorso 13 dicembre e in meno di dieci giorni ha già approvato una serie di misure che virano verso l’obiettivo dichiarato di Tusk. “Ripristinare lo stato di diritto e il rispetto della costituzione, riavvicinare la Polonia all’Unione Europea e farle assumere un ruolo da leader in Europa, eliminare le riforme che ha approvato l’ultradestra e che non garantiscono i diritti dei cittadini”. Tusk è il baluardo della resistenza contro l’estrema destra in Europa. Il centrista che non teme l’ultradestra, nonostante ne sia circondato. Lo stesso presidente Andrzej Duda, soprattutto nel campo della giustizia, è alleato della precedente amministrazione nazionalista. Ed è un grave problema per Tusk, avendo Duda il potere di veto sulla legislazione.
Quella di Tusk sembra essere però una resistenza efficace. Nello stesso giorno, lo scorso 19 novembre, il primo ministro polacco ha rivoluzionato i media pubblici, licenziando i vertici vicini al PiS – il partito di Jaroslaw Kaczynski, passato all’opposizione – e ha nominato i nuovi capi degli uffici per la sicurezza dello Stato, l’intelligence e la lotta alla corruzione. Tusk ha fatto chiudere il canale televisivo di informazione Tvp Info, l’emittente ritenuta “megafono” della propaganda del Pis – tanto da essere soprannominata TVPis.
Tutti i vertici sono stati licenziati e il canale oscurato. Il nuovo ministro della Cultura Bartlomiej Sienkiewicz ha cacciato anche i presidenti dei consigli di amministrazione di Polskie Radio e dell’agenzia di stampa statale Pap. Negli ultimi anni, i principali notiziari serali di Tvp, e Tvp Info, erano diventati una macchina di propaganda per il governo PiS. I media statali in Polonia hanno un ruolo politico maggiore rispetto a quelli di altri Paesi europei, perché un terzo dei cittadini non ha accesso alle emittenti private.
Tusk ha spiegato di voler “ristabilire media indipendenti in Polonia, in modo giuridicamente vincolante e duraturo”, “ripristinare l’obiettività e la libertà di espressione nei media statali”. La decisione del primo ministro ha spinto i vertici di Diritto e Giustizia a protestare. Il giorno seguente il canale Tvp è stato oscurato. Per un po’ non si è visto nulla, poi è stato diffuso un vecchio telefilm su un prete che fa il detective. Una scelta sicuramente simbolica per un partito che ha oppresso la Polonia per anni con il suo cattolicesimo oltranzista e i suoi governi oscurantisti. I parlamentari del PiS hanno organizzato una protesta al quartier generale di Tvp, cui ha partecipato anche il padre-padrone del partito, Kaczynski. “Questa è la difesa della democrazia. In ogni democrazia ci deve essere un’informazione fortemente anti-governativa” ha affermato il leader. Contro Tusk si è posto anche Duda, che può ora porre il veto sulla legge. Il presidente ha definito “anarchica” la riforma statale dei media. “Queste sono azioni completamente illegali”, ha sottolineato all’emittente privata Radio Zet. La riforma voluta da Tusk potrebbe incontrare l’opposizione anche della Corte Costituzionale, che è sotto l’influenza del PiS e di Duda.
Poi i cambi ai vertici della sicurezza statale, intelligence e lotta alla corruzione, anche qui per epurare i funzionari che avevano a che fare con il PiS. Il colonnello Rafal Syrysko, con oltre 30 anni di esperienza nel settore del controspionaggio e della sicurezza interna, è il nuovo capo dell’Agenzia per la sicurezza interna. Pawel Szot è invece il nuovo capo dell’intelligence, mentre alla guida del controspionaggio militare c’è il generale Jaroslaw Strozyk, anche lui con più di 30 anni di esperienza sul campo. Tra le nuove nomine presenti anche due donne, e questa è già di per sé una forte inversione di rotta rispetto al passato: Dorota Gawecka è stata nominata capo dell’intelligence militare, mentre Agnieszka Kwiatkowska-Gurdak nuovo capo dell’Ufficio centrale anticorruzione.
Sempre in politica interna, il nuovo governo filoeuropeista ha approvato un progetto di bilancio statale in tempi record, per rispettare le scadenze costituzionali ed evitare il pericolo di scioglimento del parlamento neoeletto. Il testo prevede una crescita del Pil del 3%, con un debito pubblico pari al 5,1% del Pil e un tasso di inflazione medio del 6,6% nel 2024. La spesa pubblica dovrà ammontare a 866 miliardi di zloty (200 miliardi di euro) e le entrate a 682 miliardi di zloty, ovvero un deficit di 184 miliardi di Pln (42,4 miliardi di euro). Nel bilancio sono state considerate le promesse fatte in campagna elettorale da Tusk, tra cui un aumento del 30% degli stipendi degli insegnanti e del 20% per i dipendenti pubblici e militari, il ritorno ai finanziamenti da parte dello Stato di procedure di fecondazione in vitro o di aiuti agli enti locali.
Anche in politica estera si sono già registrati alcune evoluzioni rilevanti, a partire dalle relazioni di Varsavia con l’Ue. Tusk è riuscito, dopo essersi recato a Bruxelles, a sbloccare i miliardi di euro del Pnrr che erano stati congelati dall’Ue sotto il governo precedente, a causa di una disputa sullo stato di diritto, sull’indipendenza della magistratura e i diritti delle minoranze. Il governo Tusk ha così presentato la scorsa settimana la prima richiesta di pagamento del Pnrr, per un valore di 6,3 miliardi di euro. “Entro la fine dell’anno riceveremo i primi 5 miliardi di euro” ha annunciato Tusk. La presidente della Commissione Europea Ursula von Der Leyen ha sottolineato che il rapporto con la Polonia è già cambiato. “I tempi sono sfidanti, la tua esperienza sarà di valore per la nostra famiglia europea: do il benvenuto alla tua decisione di mettere lo Stato di diritto al centro dell’agenda del governo e di affrontare le questioni poste dalla Commissione e dalle corti europee. Per troppo tempo le questioni legate allo Stato di diritto hanno ostacolato la nostra cooperazione” ha affermato von Der Leyen. A proposito di stato di diritto, proprio ieri la Corte di giustizia dell’Unione europea (Cgue) ha messo in dubbio la legittimità di una camera della Corte suprema polacca creata nel 2017 dall’ex governo nazionalista populista.
Appena poche ore dopo l’insediamento Tusk si è già ritrovato pienamente immerso nella questione Ucraina. Il premier polacco infatti ha partecipato al Consiglio europeo, che ha approvato il via ai negoziati per l’adesione dell’Ucraina all’Ue, con il premier dell’Ungheria Viktor Orbán che però ha bloccato l’intesa sul bilancio pluriennale dell’Ue, che comprende 50 miliardi di euro per Kiev. Tusk ha ribadito il sostegno della Polonia all’Ucraina, in un discorso dai toni molto forti. “Non ne posso più di ascoltare politici che parlano di fatica rispetto alla situazione in Ucraina. L’attacco contro l’Ucraina è un attacco contro tutti noi. Per qualche strana coincidenza, i politici che attaccano le fondamenta della democrazia sono anti ucraini” ha affermato il primo ministro polacco, riferendosi, indirettamente al premier ungherese e a quello slovacco, il filorusso Robert Fico. Tusk e Orbán ( e se si vuole Fico) sono, in questo momento, i portabandiera di due visioni dell’Europa opposte, che però si sviluppano in due Paesi molto vicini. Sono l’espressione della dualità europea. Entrambi vogliono rimodellare l’Europa ed entrambi sembrano riuscire a portare avanti, in qualche modo, la loro visione.
Per quanto riguarda l’Ucraina, Tusk ha però un importante problema da risolvere, che è quello della protesta dei camionisti polacchi contro le agevolazioni concesse dall’Unione Europea ai colleghi ucraini, in seguito all’invasione russa e alle limitazioni alle esportazioni nel Mar Nero. I manifestanti chiedono da mesi all’Ue di ripristinare il sistema di prima della guerra, per cui le aziende ucraine avevano bisogno di permessi particolari per operare nell’Ue. All’inizio di questa settimana i camionisti polacchi hanno ripreso il blocco del principale varco al confine con l’Ucraina, il valico di Dorohusk- Yahodyb, da cui transita il 40% del traffico commerciale fra i due Paesi, dopo che un tribunale ha annullato l’ordinanza delle autorità locali per porre fine all’agitazione la scorsa settimana, quando si erano create code di 80 chilometri. Ora anche gli agricoltori sono andati a sostenere i camionisti, perché l’accordo tra Ue e Ucraina liberalizza il flusso delle merci su gomma, incluso il grano, con il conseguente abbassamento dei prezzi di quanto coltivato localmente. Tusk nelle ultime ore ha specificato di voler portare avanti con l’Ucraina un atteggiamento a doppio binario. “L’aiuto della Polonia all’Ucraina è fondamentale, ma allo stesso tempo dobbiamo rimanere risoluti quando si tratta degli interessi, tra gli altri, dei camionisti e degli agricoltori polacchi. Ci prenderemo cura degli interessi polacchi collaborando con ogni vicino polacco” ha spiegato Tusk.
Ieri il ministro ucraino delle Infrastrutture, Oleksandr Koubrakov, ha incontrato, per la prima volta, il suo omologo polacco Dariusz Klimczak a Varsavia, proprio per cercare una soluzione al blocco dei camionisti. Oggi il nuovo capo della diplomazia polacca, Radoslaw Sikorski, è a Kiev per la sua prima visita all’estero dalla sua nomina. I negoziati sono in corso. Si discute di cifre precise nelle perdite dei ricavi polacchi, perché secondo l’Ucraina “i problemi menzionati dai manifestanti polacchi non esistono nella realtà”. L’Ucraina spera di raggiungere un accordo con il nuovo governo polacco entro questa settimana, ha detto ieri il vice primo ministro ucraino Oleksandr Kubrakov. Questo è il primo vero test in politica estera per il nuovo premier polacco fileuropeista. Anche dal suo esito dipenderà il futuro dei rapporti tra Varsavia e Kiev.
(da agenzie)
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