LA MAGGIOR PARTE DEL PROGRAMMA NUCLEARE IRANIANO RESTA INTATTO, NONOSTANTE GLI ATTACCHI DI ISRAELE. E L’ONU LANCIA L’ALLARME: “CONTAMINAZIONE RADIOLOGICA NEI SITI COLPITI”
IL PROGRAMMA ATOMICO SARÀ RITARDATO DI QUALCHE MESE, FORSE UN ANNO, MA I RAID NON POTRANNO CANCELLARE LE CONOSCENZE ACQUISITE DAGLI AYATOLLAH – GLI IMPIANTI CRUCIALI SI TROVANO IN BUNKER SOTTO LE MONTAGNE: SOLO CON SPECIALI BOMBE IN POSSESSO DEGLI AMERICANI SI POTRANNO ANNIENTARE
La maggior parte del programma nucleare iraniano resta intatto dopo gli attacchi di Israele. Lo riporta il New York Times, sottolineando che nella prima fase di attacchi israeliani non è stato colpito il più probabile deposito di combustibile nucleare iraniano che si trova fuori dall’antica capitale Isfahan.
Nonostante sia uno dei più grandi siti nucleari del Paese, Israele si è mantenuto alla larga e, probabilmente, è stata una scelta ben precisa. Secondo gli esperti, Israele potrebbe essere preoccupato dalla possibile radiologico: bombardare il sito di stoccaggio non innescherebbe un’esplosione nucleare ma potrebbe rilasciare combustibile nell’ambiente, creando il rischio di radiazioni e trasformando di fatto l’impianto in una bomba sporca.
“Il livello di attività radioattiva dopo l’attacco di Israele ai siti nucleari iraniani è rimasto invariato e si attesta su livelli normali, indicando l’assenza di impatto radiologico esterno sulla popolazione o sull’ambiente”, ma ha prodotto una “contaminazione radiologica e chimica all’interno degli impianti”. A dirlo è Rafael Grossi, direttore dell’Aiea, al Consiglio di Sicurezza Onu, riferendo che l’Iran ha confermato che i siti di Fordow e Esfahn sono stati colpiti. “Il livello di radioattività è rimasto invariato e su livelli normali ma la contaminazione è gestibile prendendo misure adeguate”, ha aggiunto.
L’attacco israeliano al sito nucleare di Natanz ha “distrutto” l’impianto pilota di arricchimento dell’uranio situato in superficie, una zona chiave dell’impianto. Lo ha detto il direttore generale dell’Aiea Rafael Grossi in Consiglio di Sicurezza Onu. L’Iran sta arricchendo l’uranio fino al 60% di purezza, prossimo al 90% circa del grado bellico, presso l’impianto pilota, ma produce quantità di quel materiale inferiori rispetto a Fordow. Grossi ha aggiunto che i danni all’impianto in superficie avevano causato “contaminazione chimica e radiologica”, ma che la contaminazione poteva essere trattata con “misure appropriate”.
Tuttavia, “e’ molto difficile cancellare la conoscenza gia’ acquisita”, ha detto al “Jerusalem Post”, spiegando che solo un’azione militare prolungata o un cambio di regime a Teheran potrebbero garantire uno stop definitivo.
Uno degli obiettivi centrali dell’attacco e’ stato il sito nucleare di Natanz, cuore del programma di arricchimento dell’uranio. Anche se le immagini satellitari e i video mostrano esplosioni e fumo nella zona, resta difficile valutare la reale entita’ dei danni a causa della profondita’ e della fortificazione del complesso, sepolto a circa 50 metri sotto terra.
Secondo l’analista dell’INSS Danny Citrinowicz, se installazioni come Fordow – il sito piu’ segreto di Teheran – non sono state colpite, “l’Iran manterra’ comunque una capacita’ residua significativa”.
Infine, diversi esperti avvertono che le conoscenze tecniche e scientifiche del personale iraniano restano intatte.
“L’unico vero limite al programma nucleare iraniano – ha detto Kuperwasser – sara’ sempre politico, non tecnico. E per cambiarlo serve piu’ della forza aerea”.
(da agenzie)
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