LA PIAZZA VUOTA DEI FORCONI
IL CONTADINO CALVANI DAL PALCO: “MOLTI TRENI HANNO AVUTO GUASTI E IN PIÙ LA CRISI RENDE DIFFICILI GLI SPOSTAMENTI ALLE PERSONE” … INNO DI MAMELI, CORI PER IL PAPA E CONTRO NAPOLITANO
Il palco è un furgone bianco dell’Iveco. Piazza del Popolo non è gremita come annunciato e gli organizzatori danno la colpa alla crisi che “nega alle persone di muoversi liberamente, chi il lavoro ancora ce l’ha non può permettersi di perderlo per venire qua e chi non ce l’ha non ha i soldi per venirci” e “ai treni in ritardo per i guasti, casualmente”. Prova a spiegarla così Danilo Calvani, che poi sottolinea: “Sono il solo leader del Comitato 9 dicembre a essere presente”.
Ma “i presidi nelle varie città e paesi traboccano di gente”. Prendono il microfono operai, contadini, piccoli imprenditori e le loro parole sono identiche: “Non siamo nè di destra nè di sinistra, vogliamo che questi parassiti vadano a casa”.
Con alcuni distinguo. “I giornalisti venduti vogliono dividerci, hanno scritto che ci sarebbe stata violenza, hanno impaurito le persone”.
Calvani poi cita Falcone e Borsellino: “Sono loro i nostri eroi uccisi dalla mafia, diciamo così. Non abbiate paura, la strada da seguire non è quella di avere un padrino politico o mafioso, ma di rivendicare la propria dignità e mandarli via perchè non sono più credibili”.
E parte l’attacco al presidente Napolitano che conquista il record di applausi seguiti da “Vattene, torna a casa” perchè ”gli italiani non vogliono rinunciare alla loro sovranità presidente ma a un presidente come lei”.
E ancora: “Noi vogliamo essere governati da cittadini onesti con un curriculum pulito”. Lo informano che ci sono ragazzi con il passamontagna: “Toglietevi quei cappucci, noi ci mettiamo la faccia e non vogliamo tra noi chi la nasconde”.
A metà della piazza c’è Casapound. Indossano maschere con il tricolore, sorreggono uno striscione: “Studenti, braccianti, operai… il sole non sorge a Bruxelles”.
Il responsabile cultura, Adriano Scianca ci spiega che la loro rabbia non è diversa. Le loro richieste sono: congelamento dei pignoramenti di Equitalia, fine della truffa del debito pubblico stabilito dall’Europa: “Vogliamo uscire da questa Europa che ci strozza”.
E con la violenza come la mettiamo? “Ma quale violenza, dov’è? Siamo qui perchè abbiamo come tutti il diritto di manifestare contro la crisi”.
Intanto Danilo Calvani lascia il palco, e viene assalito dalle telecamere.
Il leader dei forconi siciliani Mariano Ferro ha detto che non c’è nessuna spaccatura: “Però qui non c’è. Spero che capisca lui e gli altri che bisogna restare uniti”.
Di donne se ne vedono poche. “Ci sono, ci sono, molte sono ai presidi, altre a casa, è ovvio se uno della famiglia sta qua qualcuno deve restare con i figli, ma sono loro la nostra forza, quelle che ci spronano a non mollare”.
Le bandiere iniziano a sventolare. Parte l’inno di Mameli cantato con la mano sul cuore. “Io li ho votati tutti. Ho cominciato con il Pdup e ho finito con Grillo, in mezzo ho votato Fi, Prodi, i Verdi, adesso voglio l’azzeramento di questa classe politica, una legge elettorale che permetta al popolo di scegliersi i suoi rappresentanti”, dice Massimo disoccupato di Viterbo, impegnato in una associazione di volontariato.
Renzi sembra rispondergli da lontano: ”La legge elettorale va fatta subito non al termine dell’iter delle riforme costituzionali. Serve un cambiamento radicale altrimenti altro che Forconi”.
Delusa ma non arresa, è la definizione che da di sè Rosella Fabretti, arrivata con il suo compagno vigile del fuoco, che denuncia: “Non possiamo uscire con i mezzi perchè non ci sono i soldi per il carburante”.
Rosella fa la ragioniera da 23 anni in una ditta, a gennaio avrà un “contratto part time e per tirare su i figli dovrò fare i salti mortali”.
Racconta che molti suoi amici non sono venuti per timore che accadesse qualcosa, “noi non abbiamo ceduto non si può più restare a casa e lamentarsi davanti al caminetto perchè la legna è finita”.
Le regole sono saltate, “adesso debbono saltare le teste” attacca Fabio, avvocato, che precisa: “In senso metaforico”.
Luca, contadino, vive vendendo ciò che produce nel suo campo, l’ultima volta che è entrato nella cabina elettorale è stato colto “da un attacco di panico, mi sono messo a piangere. Volevo votare perchè c’è gente che è morta per permettere a me di farlo, ma non sapevo dove c… mettere la croce. E questa non è violenza?”.
Tamara e Tessil, due giovani donne, si tengono sottobraccio chiuse nei loro giubbotti firmati: “Noi siamo privilegiate perchè un lavoro ce l’abbiamo ma siamo venute perchè tanto prima o poi toccherà anche a noi la stessa fine e non potevano restare alla finestra a guardare”.
Calvani torna sul palco per chiedere un applauso per papa Francesco. Ripetiamo tutti insieme: “Francesco uno di noi”.
La piazza lo segue. “Noi siamo migliori di questa gentaglia che ci governa”.
E tutti in coro: ”Via, via, via”. La piazza si svuota del tutto.
La protesta, assicurano, “non si fermerà ”.
Sandra Amurri
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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