LA SAGRA DEL DILETTANTE NEL DISASTRO DELL’EX ILVA
UN FIASCO CLAMOROSO DEL GOVERNO SOVRANISTA
Dev’essere stata una scena imbarazzante: in meno di due ore il figlio del re dell’acciaio, Aditya Mittal, giunto a Palazzo Chigi direttamente da Londra, ribadisce che la sua multinazionale non è disposta a mettere più un soldo negli impianti ex Ilva, manda a stendere quattro ministri e un sottosegretario decisamente più anziani di lui, saluta e se ne torna in aeroporto.
Un fiasco clamoroso del governo sovranista, forse l’insuccesso più spettacolare dacché è in carica. Un fiasco annunciatissimo, per giunta, dato che le intenzioni della multinazionale erano palesi da almeno 4 anni. Le aveva segnalate perfino il presidente di Acciaierie d’Italia, Franco Bernabè, rassegnando le dimissioni che il governo ha finto di ignorare, visto che l’ad Lucia Morselli (scelta all’uopo da Mittal) non gli ha mai lasciato toccare palla. §
Fino all’ultimo hanno sperato che il disastro si consumasse in silenzio, di rinvio in rinvio, coi ministri che agivano l’uno all’insaputa dell’altro, complice un’informazione sempre pronta a prendersela coi magistrati e gli ambientalisti, ma restia (per sudditanza) a segnalare il vicolo cieco in cui s’è cacciato il più grande stabilimento industriale italiano.
Che nel frattempo invecchiava e dimezzava la produzione di una materia prima essenziale. È così che pensano di rilanciare l’apparato produttivo italiano, di salvare i posti di lavoro e di bonificare l’area di Taranto?
Forse Giorgia Meloni ha calcolato di poter addossare la colpa ai premier che l’hanno preceduta. In conferenza stampa le hanno chiesto delle future privatizzazioni, ma nessuno s’è peritato di farle una domanda sull’onerosa, forse inutile ri-nazionalizzazione dell’Ilva, ora inevitabile. Sempre che, senza un euro in cassa, l’azienda non debba dichiarare lo stato d’insolvenza. Mentre loro, i ministri, andrebbero denunciati per totale inadempienza.
(da Il Fatto Quotidiano)
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