LA STAMPA ESTERA SUL DEF: “L’ITALIA SEMPRE PIU’ VICINA AL BARATRO”
THE ECONOMIST: “DELUDENTE E PREOCCUPANTE”… FINANCIAL TIMES: “DATI SULLA CRESCITA SONO PIU’ ELEVATI DEL CONSENSO”… WSJ: “SI AVVICINA LA RESA DEI CONTI”
“Più vicini al baratro”, “deludente e preoccupante”. Sono solo alcune delle espressioni che le testate finanziarie internazionali utilizzano per descrivere la manovra italiana, all’indomani della diffusione della nota di aggiornamento al Def.
Il titolo dell’articolo che l’Economist dedica alla politica economica del governo M5s-Lega è “Perchè la legge di bilancio dell’Italia è più preoccupante”. Nel sottotitolo, invece, si legge: “La coalizione populista non promuoverà riforme prudenti e annullerà quelle vecchie”.
Nel testo, la manovra è considerata “deludente è preoccupante” perchè “il governo non fa alcuno sforzo per correggere il basso tasso di produttività , senza la quale sia il tenore di vita del paese che la sua capacità di ripagare il debito non possono migliorare in modo sostenibile”.
Già negli anni scorsi, sottolinea l’Economist, la mancanza di riforme ha frenato l’Italia. “Ma questo giro si spinge oltre, proponendo di disdire la riforma delle pensioni, raro esempio di riforma approvata con successo”. Il giudizio sull’esecutivo è impietoso: “La coalizione è arrivata promettendo un nuovo modo di governare. Ha vanificato la sua chance”.
Il Financial Times ironizza: “I dati sulla crescita che sostengono le proposte di spesa sono più elevati del consenso”, e continua “L’Italia costruisce il suo programma di bilancio su previsioni ambiziose”.
Il Wall Street Journal mette in evidenza le preoccupazioni dei mercati e dell’Ue: “I piani dei populisti per un deficit più elevato turbano gli investitori tanto quanto i partner europei dell’Italia”, nota, e fa una previsione: “Si avvicina alla resa dei conti con l’Ue sul bilancio”.
Ma, continua l’articolo, le ripercussioni delle scelte del governo sono evidenti già ora: “Le scosse del mercato finanziario stanno danneggiando il sistema bancario del paese e minacciando la crescita economica che Roma vuole stimolare”.
(da “Huffingtonpost”)
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