L’ASSEDIO A CONTE
LA MAGGIORANZA PRESENTA MILLE EMENDAMENTI AL DL IMPRESE, I PARTITI LITIGANO, IL PREMIER IRRITATO CON I GRILLINI PER IL NO ALLA SANATORIA SUI BRACCIANTI… CONTE PUNTA SU ALLEANZE CON LE PARTI SOCIALI PER USCIRE DAL GUADO
“Vogliamo chiudere entro la settimana”, ha ribadito per tutto il giorno Giuseppe Conte a chi ha incontrato nelle mille riunioni per il decreto aprile, cercando con le unghie e con i denti di salvare il salvabile non facendolo arrivare a metà maggio.
La fase 2 si sta rivelando un assedio. Prima di lunedì il fronte era uno: la gestione sanitaria, il contagio, i dpcm. Al primo assaggio di normalità il timoniere dei due mesi di lockdown ha visto sbandare la nave.
C’è un elemento di queste ore che è cartina tornasole perfetta della situazione. Alla Camera è arrivato il decreto liquidità per le imprese. La situazione di difficoltà lo farebbe immaginare blindato. E invece no. La sola maggioranza ha presentato più di mille emendamenti, 1025 per la precisione: 476 il Partito democratico, 304 il Movimento 5 stelle, 154 Italia viva, 91 Liberi e uguali.
Alcuni verranno stralciati, su altri si troverà un’intesa, ma il dettaglio particolare rivela una generale insoddisfazione sulla strada imboccata per far ripartire il paese. Senza contare che, escludendo il decreto maggio e tenendo conto di un Parlamento che lavora a regime ribassato, si rischia l’ingorgo per i sei decreti che ancora attendono di essere convertiti tra Camera e Senato. Senza contare quello sulle Semplificazioni già annunciato da Conte, e l’altro, sulla retromarcia sulle scarcerazioni, annunciato proprio oggi da Alfonso Bonafede.
La grana delle regolarizzazioni degli irregolari che ha portato Teresa Bellanova a minacciare le dimissioni, ha colto di sorpresa il presidente, convinto che si potesse e si possa trovare un punto di caduta e irritato per la posizione salviniana dei 5 stelle, al punto che Nicola Fratoianni di Leu ha tenuto a ricordare al capo politico M5s di non far parte dell’esecutivo precedente.
E’ solo l’ultimo intoppo di un accerchiamento.
Sul Reddito di emergenza continuano le schermaglie tra i 5 stelle da un lato e Pd e Italia viva dall’altro, sui capitali pubblici nelle grandi imprese i renziani hanno battagliato con così tanta foga che il premier si è presentato davanti alle imprese chiedendo ai leader industriali una loro opinione, nemmeno il governo fosse ancora nella fase dell’elaborazione delle proposte.
Il capo del governo sa di giocarsi tutto nel prossimo mese di maggio. “Ci attende un periodo di grande sofferenza”, ha spiegato durante l’incontro con Rete imprese Italia. Ma i ritardi e le approssimazioni continuano a sommarsi e il Palazzo ribolle. La Germania ha deciso oggi di far ripartire la Bundesliga, Conte ha candidamente ammesso al Fatto di non aver ancora messo mano al dossier.
Una pressione fortissima, che il presidente sente tutta sulle spalle.
Per uscire dall’angolo in queste ore l’avvocato del popolo ha battuto più volte su un tasto sul quale fino a qualche giorno fa era assai più prudente: le riaperture.
Perchè la narrazione delle ultime settimane è stata improntata alla più grande cautela, alla necessità di socchiudere anzichè spalancare, a un nemico non ancora sconfitto. Sentite la versione offerta a Rete imprese Italia: “Se c’è la possibilità di anticipare qualche data per la riapertura delle attività della vendita al dettaglio e degli esercizi commerciali lo faremo”.
“Dal 18 maggio” avverte Francesco Boccia, e “rispettando le linee guida Inail”. Ma la ricalibratura del mood con cui finora si è circoscritta la questione è evidente. Il presidente della Conferenza Stato-Regioni Stefano Bonaccini ha spronato proprio in questa direzione.
Dichiarazioni d’intenti, al momento. A Ferrara il prefetto ha fermato l’ordinanza del sindaco leghista Alan Fabbri che avrebbe anticipato a lunedì la riapertura della vendita al dettaglio non alimentare. La pratica rimane immutata, la comunicazione sta cambiando.
Il premier sa che la connessione con il paese è l’unica garanzia che lo tiene in sella, mentre i giochi di Palazzo fervono e persino il Quirinale fa filtrare che l’unica alternativa a Conte è il voto, per dissuadere i picconatori.
I numerosi incontri con le parti sociali (ma anche la tessitura con i partiti, fissando un inconro con i veriticidi Italia Viva) testimoniano la volontà di ricucire rapporti con sindacati e imprenditori (con i primi mai veramente deteriorati, con i secondi messi in discussione dall’arrivo di Carlo Bonomi), di riannodare i fili di una narrazione che per due mesi lo ha visto accreditato come il buon padre di famiglia di un paese in ginocchio.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply