L’ASSESSORE LEGHISTA CHE NON VUOLE CHE I RIFUGIATI CURINO IL VERDE PUBBLICO
SE NON LAVORANO E’ “PACCHIA”, SE LAVORANO “TOLGONO LAVORO AGLI ITALIANI”… MA SE I COMUNI NON CHIAMANO I “PROFESSIONISTI VIVAISTI” A CUI DEVE FARE LA MARCHETTA LA LEGA, E’ PERCHE’ IL GOVERNO NON GLI DA’ SOLDI A SUFFICIENZA, SI RIVOLGANO A SALVINI
Se non lavorano è ‘pacchia’. Se lavorano tolgono lavoro agli italiani.
Accade nell’Italia penta-leghista: una lettera all’Anci Lombardia per chiedere di non far curare il verde pubblico agli “aspiranti profughi”.
A scriverla stato l’assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi, Fabio Rolfi (Lega), che ha inviato la missiva al presidente dell’Associazione dei comuni lombardi Virginio Brivio.
“Devono essere i florovivaisti lombardi a curare il verde pubblico in Lombardia, non gli aspiranti profughi. E per il loro lavoro quotidiano i professionisti devono essere pagati il giusto. Occuparsi dei parchi e delle piante delle nostre città è una professione, non un passatempo”, scrive Rolfi
“Il settore florovivaistico in Lombardia – aggiunge – vale oltre 200 milioni di euro, il 9% del totale nazionale. Purtroppo il comparto sta affrontando delle difficoltà che non possono essere ignorate e che anzi gli amministratori pubblici devono aiutare a risolvere. Abbiamo professionisti di assoluto valore che si trovano a combattere in un mercato che per gli appalti pubblici prevede l’assegnazione a chi offre il prezzo migliore e non a chi garantisce un lavoro di qualità . Certo le nostre imprese e i nostri artigiani non possono competere con chi ‘lavora’ gratis e viene strumentalizzato per coprire, almeno pubblicamente, gli effetti negativi della mala gestione del problema immigrazione che ha caratterizzato gli anni scorsi”
L’assessore leghista ha quindi concluso: “Ho ricevuto segnalazioni nelle ultime settimane relative ad alcuni sindaci lombardi che invece preferiscono destinare questi lavori ai richiedenti asilo. L’accoglienza degli immigrati è già molto onerosa, non possiamo chiedere un ulteriore immotivato sacrificio agli imprenditori e ai lavoratori lombardi del settore florovivaistico”.
(da Globalist)
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