LE BUFALE DI MARONI SUL REFERENDUM IN LOMBARDIA: CINQUE ANNI FA PROMISE DI TRATTENERE IL 75% DELLA TASSE, ORA CI RIPROVA
TRATTENERE 23 MILIARDI DI IMPOSTE E 30.000 POSTI DI LAVORO? L’ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA DI MARONI PER FARSI RIELEGGERE
Penso che la propaganda di Maroni sul referendum in Lombardia sia una grossa bufala ai danni dei cittadini. Perchè promettere di “trattenere 23 miliardi di euro” (si, avete letto bene) da “distribuire sul territorio” e di “30mila possibili nuove assunzioni” non è serio nè corretto verso gli elettori.
Perchè parlare a slogan di “residuo fiscale” e collegare tutto al quesito è semplicemente falso.
La verità è che Maroni usa furbescamente il referendum come arma di distrazione di massa.
Sia chiaro, l’operazione dal punto di vista propagandistico è raffinata. D’altro canto, quando andavo alle scuole superiori Maroni era già Ministro, mentre a sentirlo parlare anche oggi, sembra che non abbia mai avuto ruoli e responsabilità di governo. Magie.
E pensare che fu proprio il governo Berlusconi, guarda un po’ proprio con Maroni ministro, a bloccare il lavoro sul federalismo differenziato che la Lombardia preparo’ nei primi anni duemila con l’allora governo Prodi. Corsi e ricorsi.
Ora il referendum regionale riprende il tema che si poteva invece trattare con il governo in questi anni senza ricorrere a strumenti costosi.
E invece che ha fatto Maroni su questo dal Pirellone? Nulla. Non ha mai aperto la trattativa con Roma. Non ha mai chiesto di discuterne seguendo ciò che avevano proposto anche i sindaci del territorio e ciò che la Costituzione permette già di fare. Nulla di tutto ciò.
Ha aspettato solo gli ultimi mesi prima delle elezioni regionali per inventarsi l’operazione referendaria. Ha estratto il classico coniglio dal cilindro. Come già fatto anni fa con la promessa-bufala di trattenere il 75% delle tasse in Lombardia (ricordate?).
La verità è che il referendum è talmente scontato che non esiste una scelta tra il si e il no. Perchè nessuna persona sensata può immaginare un altro risultato che il sì.
Ciò che non è affatto scontato invece e’ il costo di questa operazione: ben 50 milioni di euro che potevano essere spesi per i pendolari o per il sostegno al lavoro nei territori. Non così.
Vinceranno i sì, anzi, hanno già vinto. Maroni si gonfi pure il petto e si autoproclami padre di una rivoluzione che rimarrà confinata alla sua propaganda.
Il giorno dopo, non cambierà nulla e si ricomincerà dal via. La Lombardia dovrà chiedere l’apertura di un confronto con lo Stato per discutere eventuali materie da gestire, e in caso di accordo, la legge dovrà essere successivamente votata dal Parlamento.
Ma le vere domande sul futuro della Lombardia rimarranno tutte intatte anche dopo il 22 ottobre.
Perchè le scelte cruciali che andrebbero prese sullo sviluppo sostenibile di questa Regione, dopo gli anni duri della crisi che abbiamo passato, non si definiranno con questo referendum-spot inventato dal governatore per sopravvivere nel gioco di riposizionamento in atto nel centrodestra.
Il 22 ottobre prossimo in Lombardia si aprirà la campagna elettorale e questa semplice verità andrebbe detta agli elettori. Nulla di più e nulla di meno di questo.
(da “Huffingtonpost”)
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