LEGGE ELETTORALE: LETTA ACCELERA, PRONTO IL DECRETO AMMAZZA-PORCELLUM
SUL TAVOLO DUE OPZIONI: PREMIO AL 45% O RITORNO AL PROPORZIONALE PURO
Perchè l’esperienza insegna che in Italia nulla è più definitivo degli aggiustamenti nati come provvisori.
«La mia idea – spiega con grande cautela il ministro Gaetano Quagliariello – è arrivare a una soluzione che “anestetizzi” il problema. Una soluzione che non deve convenire a nessuno, in modo da non indurre in tentazione quel partito che pensasse di poterne trarre vantaggio».
Il ministro delle riforme, che ha passato il week end sulle carte, non anticipa nulla di più.
«Nella relazione programmatica che farò mercoledì davanti alle commissioni Affari costituzionali, il paragrafo sulla legge elettorale sarà di appena quattro righe».
Ma nei circoli di governo comincia a prendere corpo l’identikit di questa legge “ammazza-Porcellum”.
Letta si trova infatti di fronte a due strade, entrambe percorribili.
L’ipotesi numero uno prevede di fissare una soglia alta, intorno al 45%, per conquistare il premio di maggioranza.
Una soglia così elevata che attualmente nessuna coalizione potrebbe sognare di raggiungere.
E proprio l’assenza di una soglia per accedere al premio è stata la principale obiezione che la Corte costituzionale ha in passato rivolto al Porcellum, invitando (invano) il legislatore a provvedere.
L’altra strada, più estrema, è quella di abolire del tutto il premio di maggioranza.
«Così il Porcellum – si osserva a Palazzo Chigi – diventerebbe un proporzionale puro, una legge che non vuole nessuno perchè ucciderebbe il bipolarismo».
Insomma, stretto tra la pronuncia della Consulta attesa per fine anno e la prospettiva di rivotare con un proporzionale stile Prima Repubblica, il sistema dei partiti avrebbe tutto l’interesse ad approvare in fretta una riforma vera.
Fin qui le intenzioni del governo.
Che andranno verificate nella trattativa interna alla maggioranza, a partire dal vertice di mercoledì.
Poi lo stesso Quagliariello sonderà tutti i gruppi parlamentari e gli altri partiti – dalla Lega a Fdi, da Sel ai 5stelle – e riferirà la prossima settimana in Consiglio dei ministri.
Da quel momento ogni occasione potrebbe essere quella giusta per tirare fuori dal cassetto il ddl “ammazza-Porcellum”.
Ma il problema vero, al momento, è che l’operazione di «cosmesi» sulla legge elettorale ha proprio dentro al Pd i suoi più strenui oppositori.
E non ci sono soltanto Anna Finocchiaro, che ha preannunciato un ddl per ripristinare il vecchio Mattarellum o Roberto Giachetti, che sta raccogliendo le firme dei deputati con lo stesso obiettivo.
A sollevare un problema politico ci si mette anche Beppe Fioroni: «Quando la legge elettorale non si fa dentro il Pd se ne discute tutti i giorni, quando invece la fanno davvero sembra che si proceda a trattativa privata. Visto che si tratta di una scelta importante, con tutto il rispetto per Speranza e Zanda, non credo che possa bastare un vertice tra il governo e i capigruppo o una battuta di Renzi per dirimere la questione».
L’idea di Fioroni è quella di «una convocazione di una Direzione ad hoc» sull’argomento ma anche «una grande consultazione di base, che coinvolga i nostri circoli e i nostri iscritti».
Un dibattito allargato oltre la legge elettorale, «per dirimere una questione ormai matura, quella sul presidenzialismo/ semipresidenzialismo ».
Se Fioroni esce allo scoperto sul tema del presidenzialismo (un tempo un tabù culturale per l’area dei popo-lari), Matteo Renzi è da tempo su quella sponda.
«C’è una sola legge elettorale che funziona, è quella dei sindaci ed è un modello che porta al semipresidenzialismo sul quale io sono d’accordo», ha dichiarato ieri a “In mezz’ora”.
Francesco Bei
(da “La Repubblica”)
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