LEGHISTI ALLA TINTO BRASS: “COSI’ FAN TUTTI”. QUELLE SPESE PAZZE DELLA LEGA NORD CHE INGUAIANO LA GIUNTA TOTI
A GIUGNO IL PROCESSO PER RIXI, BRUZZONE E IL FRATELLO D’ITALIA ROSSO: IN CASO DI CONDANNA DECADONO PER LA LEGGE SEVERINO
È un terremoto politico, che inguaia e imbarazza la giunta Toti: Edoardo Rixi va a processo l’8 giugno per le “spese pazze” sostenute dai gruppi regionali dal 2010 al 2012.
Il rinvio a giudizio deciso dal gip Roberta Bossi tocca due volte il cuore della Lega. Perchè non finisce sul banco degli imputati solo l’assessore allo Sviluppo Economico, il vice di Matteo Salvini, ma anche un altro personaggio che conta del Carroccio, Francesco Bruzzone, attuale presidente del Consiglio regionale.
Le accuse sono peculato e falso.
La difesa degli imputati si riassume nel concetto: “così facevano tutti”, come ha evidenziato la stampa cittadina stamane.
Viene prosciolto, perchè il fatto non sussiste, Mario Amelotti, ex contabile del Pd, mentre Maurizio Torterolo, ex consigliere della Lega, ha già patteggiato due anni. Ridotte le accuse a carico dell’ex capogruppo democratico Antonino Miceli, per il quale sono caduti due dei tre capi di imputazione, sempre per peculato, mentre ne resta un terzo per 38 mila euro di scontrini da giustificare.
Secondo l’accusa, sostenuta dal pm Francesco Pinto, i consiglieri si sarebbero fatti rimborsare spese private con soldi pubblici spacciandole per attività istituzionali.
Si va dalle birre da 6 euro acquistate a Pontida in occasione delle feste del periodo di Bossi, ai quindici scontrini di fila emessi dallo stesso bar Caffè dell’Angolo di Mondovì, ai 1774 euro spesi nella pelletteria di lusso a Tolentino, fino agli acquisti al “Chocolate Town” all’Outlet di Serravalle.
In ballo c’è pure l'”affaire Quadrifoglio” un ristorante di Carcare fonte inesauribile di ricevute del consigliere che lo ha inguaiato, Maurizio Torterolo, quello che ha patteggiato due anni scoprendo le carte. Venivano dimenticate da ignari clienti e lui le presentava a rimborso.
Alla Lega Nord il magistrato contesta pure di avere speso soldi pubblici per viaggi in mete turistiche come a Courmayeur e Limone Piemonte, Aosta.
Alberghi in città d’arte come Venezia e Pisa. Anomalie sono pranzi e cene, fatti soprattutto in giorni festivi, come Pasqua e Pasquetta, 25 aprile e primo maggio o Ferragosto.
Sono finite in mezzo pure le spese di parcheggio. Un consigliere si sarebbe fatto rimborsare anche una notte passata in un motel a Broni, in provincia di Pavia.
Nel mirino finiscono gli scontrini di ostriche consumate al Cafè de Turin di Nizza, menù bambini e anche un cenone di Capodanno.
Nel budget regionale compaiono pure 84 scontrini in uno stesso ristorante di Savona, cene a Mondovì.
Altro capitolo riguarda i regali di Natale, questione che aveva già pesato su vari partiti: strenne, agende, libri, grappe e bottiglie di spumante che secondo la procura sono state pagate dai cittadini.
Le somme vanno da poche centinaia di euro fino a oltre 10 mila euro come quella per un agriturismo a Cogne.
Dalle carte delle indagini, il vice segretario federale Rixi risulta che all’epoca avesse il dono dell’ubiquità : presentava il rimborso dell’autostrada per un viaggio a Milano per “l’espletamento del mandato popolare”, ma dal Telepass risultava invece ad Aosta. Presentava rimborsi da 106 euro per viaggi a Cremona, quando le fiamme gialle invece hanno appurano analizzando i passaggi ai caselli che si trovava a La Spezia.
E quando diceva di essere a La Spezia, la macchina girava tra Genova Est e Ovest.
Ci sono poi altri viaggi di “lavoro” dubbi.
A Pontida, per il raduno, è parco nelle spese perchè alloggia in un B&B, ma secondo la Finanza il conto è per due persone.
Ma quello che impressiona di questa inchiesta, oltre all’accusa di falso ideologico e peculato in concorso, la montagna di euro sperperati (la Lega avrebbe percepito indebitamente oltre 97 mila euro, il numero degli indagati, è che è chiamato in causa tutto l’ufficio di presidenza del consiglio regionale, vale a dire l’organismo che con il presidente e i vice presidenti e i segretari governa l’assemblea legislativa della Liguria.
Il capogruppo di Fratelli d’Italia, Matteo Rosso, allora in Forza Italia, deve rispondere di 22.434 euro di rimborsi non dovuti, compresi persino degli scontrini della “casa del Bottone”.
Su di loro incombe come un macigno la legge Severino che impone la decadenza dalle cariche pubbliche in caso di condanna, già in primo grado.
(da “il Secolo XIX”)
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