L’ESTRADIZIONE DEI TERRORISTI ITALIANI FERMATI IN FRANCIA RICHIEDERA’ ANNI E NON E’ DETTO CHE VARRA’ CONCESSA PER TUTTI
NEL FRATTEMPO SI E’ COSTITUITO BERGAMIN, UNO DEI TRE LATITANTI
Luigi Bergamin, uno dei tre ex terroristi rossi in fuga dopo l’ondata di arresti di ieri mattina in Francia, si è presentato a palazzo di Giustizia di Parigi assieme al suo avvocato per costituirsi. Tra gli ideologi dei Pac, il gruppo armato di Cesare Battisti, e come lui condannato per l’omicidio del macellaio Lino Sabbadin, Bergamin avrebbe dovuto scontare 16 anni di carcere.
Intanto, sono arrivati nel palazzo della Corte d’Appello di Parigi gli altri sette italiani condannati per episodi di terrorismo negli anni di Piombo. Dopo aver trascorso la notte nei locali della polizia giudiziaria a nord di Parigi, sono stati trasferiti nel centro della capitale Giovanni Alimonti, Enzo Calvitti, Roberta Cappelli, Narciso Manenti, Sergio Tornaghi, Marina Petrella, Giorgio Pietrostefani.
Nel vecchio Palazzo sull’Île de la Cité avviene in queste ore la notifica ai sette fermati delle richieste di estradizione dell’Italia, a cui Emmanuel Macron ha dato via libera, con una svolta politica rispetto ai decenni passati.
“Accettate l’estradizione?”
E’ la procuratrice generale della Corte d’Appello di Parigi, l’alta magistrata Catherine Champrenault, a dover eseguire la notifica, anche se questa mattina non sarà fisicamente presente lei ma verrà rappresentata da un altro magistrato. Per ogni persona il procuratore fa la lettura della domanda di estradizione, con le condanne da eseguire in Italia. Nella procedura è previsto che venga chiesto agli italiani se accettano o meno l’estradizione. Un passo dovuto e dall’esito scontato visto che i latitanti sono rifugiati in Francia da oltre trent’anni. “Francamente non pensiamo che nessuno di loro accetterà” dice una fonte della Procura. Una volta che sarà espresso il rifiuto formale, i magistrati della Corte d’Appello daranno il via libera al vero e proprio percorso giudiziario per esaminare le sette domande di estradizione. Un percorso che durerà mesi, se non anni.
Regime di detenzione
La prima cosa da decidere oggi sarà quindi come e dove i sette italiani (e ora anche Bergamin) trascorreranno la lunga battaglia giudiziaria. La procura dovrà dare un orientamento ai due magistrati che poi decideranno se applicare o meno un regime di detenzione. L’orientamento potrebbe non essere uguale per tutti gli italiani. Ci sono persone ormai molto anziane e malate come Pietrostefani, altre che hanno già avuto problemi di salute in passato come Petrella. La decisione sarà comunque presa in giornata, e nel caso avvenga la liberazione di alcuni del gruppo, potranno essere applicate misure di sorveglianza a domicilio.
La battaglia giudiziaria
La prima udienza alla Chambre d’Instruction della Corte d’Appello di Parigi potrebbe esserci già la settimana prossima. “Speriamo ci sia dato più tempo per esaminare le domande di estradizione di cui non sappiamo ancora nulla” commenta Antoine Comte, avvocato di Tornaghi. “Certo che ci batteremo, come abbiamo giù fatto in passato” promette Irène Terrel, avvocato di Alimonti, Cappelli, Manenti, Pietrostefani e Petrella. “Di questi processi ne abbiamo già vinti tanti in passato” commenta Jean-Louis Chalanset che difende Calvitti. Molti degli arrestati hanno infatti già frequentato le aule di tribunali per richieste di estradizioni che in passato vennero bloccate dalla giustizia francese. E’ una giurisprudenza che peserà? “I tempi sono cambiati, molte procedure di estradizioni furono bloccate dalla politica” risponde William Julié, l’avvocato che rappresenterà lo Stato italiano.
Tempi lunghi
I legali della difesa punteranno a fare ricorsi tecnici e formali. In passato hanno pesato nella giurisprudenza alcune differenze del sistema giudiziario italiano (uso dei pentiti, processi in contumacia, concorso morale) che non esistono in Francia. Ci saranno poi altri cavilli e modi per tentare di rallentare al massimo la procedura che ha comunque tempi medi di oltre un anno. Se la Corte d’Appello emetterà una sentenza favorevole all’estradizione gli avvocati della difesa avranno possibilità di fare appello alla Corte di Cassazione. Nel caso ci sia la convalida dell’estradizione anche nell’ultimo grado di giudizio, allora sarà il primo ministro a dover firmare il decreto di estradizione. Ma anche in questo caso è possibile il ricorso presso il Consiglio di Stato. L’arrivo in Italia dei sette fermati non avverà prima di qualche anno, ed è possibile che alcune delle estradizioni non siano convalidate dalla magistratura francese. I consiglieri di Macron ne sono consapevoli: “La difesa farà valere le sue ragioni, è il normale percorso della giustizia che rispettiamo”.
(da La Repubblica)
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