LETTA OFFRE A FINI DUE MINISTERI, LA TESTA DI LA RUSSA E MATTEOLI, LA RIFORMA ELETTORALE E IL QUOZIENTE FAMILIARE: FINI RISPONDE “NO GRAZIE, VADO AVANTI”
“DI COSA STAI PARLANDO? NON MI SONO MESSO IN GIOCO PER DUE MINISTERI, BERLUSCONI FACCIA UN PASSA INDIETRO”… SOLO SE IL GOVERNO FOSSE PRESIEDUTO DA UN ALTRO, FINI POTREBBE DISCUTERNE…CADE L’IPOTESI DI UNA BREVE CRISI PILOTATA CHE PERALTRO BERLUSCONI TEME… OGGI TOCCA AI TRE MAGI PADANI BOSSI, MARONI E CALDEROLI
Ieri Gianni Letta, ha deciso di tentare l’ultima mediazione, l’estrema trattativa con Gianfranco Fini.
Una mossa concordata poco prima con Silvio Berlusconi in partenza per il G20 di Seul.
“Se si tratta di fare una crisi pilotata, solo un passaggio rapido al Quirinale e una compagine governativa rinnovata – queste le condizioni dettata dal Cavaliere al suo braccio destro – allora se ne può parlare”.
Il rapporto tra Letta e l’inquilino di Montecitorio, anche in questa fase di maggior attrito nel centrodestra, è peraltro sempre scivolato sui binari della cordialità .
Letta ha prospettato alcune offerte: tre dicasteri a Fli, il siluramento degli ex colonnelli di An come La Russa e Matteoli, la riforma elettorale e il quoziente familiare per invogliare i centristi dell’Udc. E, se fosse possibile, il coinvolgimento diretto di Fini e Casini nella “squadra”.
Ma la risposta ricevuta è stata raggelante: “Ma di che stai parlando? Questa è una cosa che non sta nè in cielo nè in terra. Non mi sono messo in gioco per due ministeri in più”.
Fini vuole la “svolta”. Un nuovo equilibrio nella politica italiana.
E, infatti, l’unica ipotesi che i finiani prendono in considerazione per ricucire con “questo centrodestra”, è il “passo indietro del Cavaliere”.
“È chiaro, che se il nuovo governo fosse presieduto da un altro, tutto cambierebbe. Sarebbe un’altra partita”.
Un’opzione, però, inaccettabile per il presidente del consiglio.
Non a caso il suo sottosegretario l’ha deliberatamente scartata in anticipo: “È chiaro – ha spiegato a Fini – che il capo del governo sarebbe Silvio. Lui non ha alcuna intenzione di ritirarsi. Su questo nessuna trattativa è possibile”.
Subito dopo, Letta ha riferito a Berlusconi l’esito della missione.
Facendo cadere il castello di certezze costruito nelle ultime ora dagli ambasciatori lumbard che oggi, come i Re magi andranno in visita da Fini.
Oggi tocca a Bossi, Maroni e Calderoli fare offerte irricevibili: il summit di oggi viene considerato una sorta di formalità .
L’ultimo capitolo del rapporto tra Fini e Berlusconi, quindi, verrà scritto solo quando sarà stata votata la sfiducia.
Fino a quel momento il Cavaliere vuole tirare avanti e prendere tempo.
Per dare corpo ad una nuova campagna acquisti che impedisca la nascita di un esecutivo tecnico.
E in attesa del 14 dicembre, data in cui la Corte Costituzionale si esprimerà sul legittimo impediemento.
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