L’IDEA DI FIRMARE UN IMPEGNO CON LA UE FA TREMARE PDL E PD
I PRIMI EFFETTI DELL’ANNUNCIO DI MONTI DI NON CANDIDARSI ALLE POLITICHE
«Io penso che l’Italia abbia il diritto di essere una democrazia come le altre», era quasi insorto Bersani, per una volta in sintonia con il suo rivale Renzi («Se vuole rifare il premier, Monti deve essere votato»).
Di Pietro non ne parliamo, i tecnici «riconsegnino il paese alla politica»: proclama condiviso da vaste aree del Pdl.
Un coro, insomma, per dire a Monti che non gli saltasse in mente di affezionarsi al ruolo di salvatore della patria.
Finchè da Bruxelles è arrivata la nuova puntualizzazione del Prof, il quale «esclude di considerare un’esperienza di governo che vada oltre le prossime Politiche», così il processo alle intenzioni di Monti si è un po’ acquietato.
In compenso grande inquietudine sta suscitando, nei palazzi romani, un altro spettro evocato dal presidente del Consiglio subito dopo l’Ecofin: il fantasma del Memorandum.
Monti non ha per nulla escluso che, nel caso di spread fuori controllo, l’Italia possa chiedere soccorso al Fondo salvastati; anzi, per la prima volta ieri ha dato l’impressione che prima o poi ciò potrà accadere.
Precisando che per l’Italia non sarebbe comunque un’umiliazione: a differenza della Grecia dovremmo sottoscrivere con l’Europa una lista di impegni molto meno gravosa, in pratica la conferma di quanto stiamo facendo, appunto «un memorandum in versione light».
Ed è qui che nei partiti, oltre che nelle sedi istituzionali più nobili, si è subito accesa la spia rossa di allarme.
Per quanto possa essere «light» e dunque dietetico, un Memorandum siffatto risulterebbe comunque indigesto a parecchi.
Secondo le fantasie più scatenate di queste ore, potrebbe addirittura provocare un «Big Bang» della politica italiana, destrutturando i poli da una parte e dall’altra.
Proviamo a immaginare lo scenario, così come lo descrive un esponente del Pd tra i massimi: «Figurarsi se la Germania darebbe via libera agli aiuti senza prima avere avuto precise garanzie che non stracceremo i patti subito dopo le prossime elezioni».
Proprio come accadde in Grecia, l’eventuale Memorandum dovrebbe essere sottoscritto non solo dal Parlamento uscente, ma da tutti i leader impegnati nella campagna elettorale…
Logico domandarsi come potrebbe reggere, a quel punto, la famosa «foto di Vasto» (Bersani con Di Pietro e Vendola).
E come farebbe Bersani a firmare il Memorandum, per poi tenere comizi insieme con chi contesta la linea dei sacrifici.
Ai piani alti del Pd c’è già chi giudica, semmai, più probabile un’alleanza con Casini. Oppure (dipenderà dalla legge elettorale) larghe intese pure per gli anni a venire… Identico discorso a destra.
In caso di Sos dell’Italia all’Europa, ragiona il centrista Rao, «Berlusconi e i suoi non potrebbero certo andare in tivù per promettere l’abolizione dell’Imu».
Nè stringere patti con la Lega.
La stessa eventuale candidatura del Cavaliere verrebbe giudicata molto negativamente in Europa se è vero che a un pranzo di ambasciatori nordici a Roma suscitava proprio ieri angoscia la semplice ipotesi di un ritorno di Silvio, specie dopo le sue ultime annotazioni euroscettiche.
Lui, Berlusconi, non ha ancora in tasca la decisione definitiva.
Per non farsi assillare dai suoi, prende tempo fino alla fine di agosto: «Sono dimagrito di 4 chili, non faccio più la vita disordinata di prima, però voglio capire bene se la mia età mi consente di tornare in pista, se me ne rimane la voglia…».
Pure dalle sue parti può accadere di tutto.
Circola addirittura voce che Tremonti, ormai in un’orbita lontana dal Pdl, stia soppesando l’ipotesi di dar vita a un partito, che certamente riscuoterebbe più credito nelle Cancellerie europee.
E siamo solo agli inizi…
Ugo Magri
(da “La Stampa”)
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