L’ITALIA È TRA I TRENTA PAESI NEI QUALI SI PAGA DI PIÙ CASH (28ESIMA SU 144)
NEL NOSTRO PAESE, PER L’ESERCENTE, LA TRANSAZIONE CON LA CARTA COSTA MENO RISPETTO ALLA MEDIA EUROPEA… GLI ESERCENTI BORBOTTANO? SARA’ CHE CON I PAGAMENTI ELETTRONICI È IMPOSSIBILE FARE IL “NERO”?
L’Italia è tra le trenta economie con più alta incidenza del contante al mondo (è 28esima su 144 Paesi, un posto in meno dello scorso anno), con un valore del contante in circolazione sul Pil pari al 14,3%.
La Penisola perde una posizione anche nella classifica dei Paesi europei per processo di transizione cashless: è terzultima, davanti solo a Romania e Bulgaria. Questo, però, non per un’avversione degli italiani ai pagamenti digitali, dal momento che oltre sette su dieci vorrebbero aumentare la transazioni cashless.
E’ quanto emerge dal ‘Cash Intensity Index 2023’, presentato oggi a Villa D’Este a Cernobbio, in occasione della tavola rotonda della Community Cashless Society.
A livello regionale, la classifica 2023 della Community Cashless Society è aperta per il sesto anno consecutivo dalla Lombardia. Fanalino di coda nei pagamenti digitali la Calabria.
Il Nord Italia si classifica tutto nella top-10, il Mezzogiorno nelle ultime sette posizioni, mentre al Centro le migliori sono Toscana (4° posto) e Lazio (5° posto). Nella classifica delle Città metropolitane Firenze si conferma per il secondo anno consecutivo al 1° posto davanti a Milano e Genova.
Dal rapporto della Community Cashless Society emerge anche che i costi delle commissioni sostenuti in Italia dagli esercenti sono inferiori alla media europea e al costo di gestione del contante (1%).
Secondo uno case study elaborato ad hoc, i pagamenti cashless riportano – in media – costi inferiori rispetto al contante e l’accesso al credito d’imposta del 30%, entrato in vigore con il Dl 124/2019, consente ai piccoli esercenti di pagare commissioni ancora inferiori alla media.
Osservando i risultati del modello, infatti, il costo medio si attesta tra lo 0,7% e lo 0,9% dei ricavi incassati con carta e decresce al ridursi del fatturato in quanto aumenta il peso (in percentuale sul totale) dei ricavi esenti da commissioni. Ricorrendo al credito d’imposta, inoltre, tale costo si abbassa ulteriormente fino allo 0,5%/0,6%.
(da agenzie)
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