LO IUS SOLI PUÃ’ ATTENDERE ANCORA: I PIDDINI NON HANNO IL CORAGGIO DI CADERE IN PIEDI, CON DIGNITA’
CHE COMICHE: LA PRIORITA’ SONO IL CODICE DELLO SPETTACOLO E IL PASSAGGIO DI SAPPADA AL FRIULI, NON I DIRITTI DEI NUOVI CITTADINI CHE PARLANO ITALIANO, FREQUENTANO LE SCUOLE E PAGANO LE TASSE
Il Senato non discuterà di ius soli questa settimana. E chissà se mai lo farà .
La conferenza dei capigruppo che si riunirà domani alle 15.30 ufficializzerà il rinvio a fine mese, dopo l’approvazione del Def, nelle previsioni più ottimistiche.
Ma i rumors di palazzo sono sempre più insistenti a segnalare che la legge sulla cittadinanza non si farà in questa legislatura.
I freni stavolta pare arrivino proprio dal Nazareno, oltre che da parte del ministro Angelino Alfano e della sua Ap.
Matteo Renzi infatti teme l’effetto ius soli sui sondaggi in vista delle politiche del 2018. Sulla commissione banche invece si va avanti: ma molto piano.
I mesi che restano fino alla fine della legislatura si presentano sempre meno densi per l’attività parlamentare.
Domani la capigruppo del Senato dovrebbe calendarizzare per questa settimana la legge delega per il codice dello spettacolo, voluta dal ministro Dario Franceschini, e il ddl sul passaggio del comune di Sappada dal Veneto al Friuli.
Niente sullo ius soli, una legge voluta dal Pd e dal segretario Renzi ma che ora, secondo i ragionamenti che fanno al suo quartier generale, farebbe perdere al Pd punti in percentuale.
Niente, Renzi per ora non si convince motivando le perplessità con il fatto che mancherebbero i numeri in Senato.
Cosa peraltro vera, ma se il governo mettesse la fiducia, gli alfaniani si sottrarrebbero ai vincoli di maggioranza?
Se lo ius soli è al palo, la legge sui vitalizi non se la passa meglio. E’ in commissione Affari Costituzionali al Senato, domani dunque la capigruppo non ne discuterà nemmeno.
Restano le divisioni nel Pd tra chi, come il capogruppo a Palazzo Madama Luigi Zanda, chiede una verifica costituzionale per evitare eventuali ricorsi a legge approvata. E chi invece spinge per l’approvazione definitiva, come il ‘padre’ della legge: il deputato renziano Matteo Richetti.
Ma alla fine sembra che stia prevalendo la linea della cautela. E ora la previsione è che la legge verrà approvata e modificata dal Senato in modo tale da dover tornare alla Camera: difficile si faccia in tempo ad approvarla definitivamente prima del voto nel 2018, visto che nel Pd lo scioglimento delle Camere — pur restando prerogativa del Capo dello Stato — viene immaginato a fine anno, dopo la legge di stabilità , o al massimo agli inizi dell’anno nuovo. Con le urne il 4 marzo.
Invece potrebbe nascere la commissione bicamerale sulle banche, voluta dal pd renziano per fare le pulci al ruolo di controllo di Bankitalia sugli istituti di credito nel passato.
Sul testamento biologico pesano gli stessi problemi dello ius soli: la contrarietà di Ap. E la legge elettorale? Tutti i pronostici di Palazzo la danno ormai per ferma fino alle regionali in Sicilia. Si vota il 5 novembre.
E potrebbe essere la data che aprirà le ‘danze’ nel Pd contro il segretario Renzi. Di certo è la data che peserà la forza dei Dem in Sicilia, regione che dà sempre segnali alla politica nazionale, nonostante che Renzi la consideri appuntamento “locale”.
I non renziani e i meno renziani nel Pd lo aspettano al varco per insistere su una legge elettorale che preveda le coalizioni (con Mdp), contando sull’appoggio del centrodestra.
Si vedrà : per ora, solo la legge di stabilità ‘certa est’. Come la mamma.
(da “Huffingtonpost”)
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