LO STIPENDIO DELLE MAMME CROLLA: DOPO 15 ANNI E’ LA META’ DI QUELLO DELLE COLLEGHE SENZA FIGLI
SUL BANCO DEGLI IMPUTATI I SERVIZI E LE POLITICHE DI SOSTEGNO
Essere o non essere madre, questo è il dilemma che attanaglia le donne nel mercato del lavoro italiano. Perché a parità di età, competenze e reddito iniziale, a quindici anni dalla nascita di un figlio essere una madre lavoratrice significa guadagnare circa la metà dello stipendio di una collega che non lo è.
Un gap causato nel 90% dei casi dalla necessità di ridurre il numero di ore lavorate, con un passaggio a contratti part-time e una diminuzione delle settimane retribuite nell’anno a parità di tipologia di rapporto di lavoro. E per la restante parte dalla minore crescita delle retribuzioni settimanali, con progressioni di carriera più lente rispetto alle donne senza figli.
È il nuovo dato che emerge dalla relazione annuale 2022 della Banca d’Italia, che evidenzia l’effetto della maternità sulla retribuzione e dunque sulle scelte lavorative delle donne. Se è vero infatti che il tasso di fecondità in Italia è più alto nelle aree in cui le donne hanno più probabilità di lavorare – una tendenza recente, che rivela la capacità di conciliare il lavoro i carichi di cura nei confronti dei figli – non è altrattanto vero che fare un figlio aumenta le opportunità di carriera. Anzi. “Oltre a ridurre la partecipazione al mercato del lavoro, la maternità influenza negativamente anche le retribuzioni delle donne che rimangono occupate”, sottolinea Bankitalia.
Le stime relative al periodo 1990-2018 mostrano infatti che nel bel paese la probabilità per le donne occupate di non avere più un impiego nei due anni successivi alla maternità è quasi doppia rispetto alle donne senza figli. Un divario persistente nel tempo, che risulta ancora più notevole a quindici anni dal parto. Anche per le donne non occupate la probabilità di trovare un lavoro diminuirebbe di molto dopo la nascita di un figlio e rimarrebbe più bassa per almeno cinque anni.
Tutti profili che si aggiungerebbero alla discrepanza tra i tassi di occupazione maschili e quelli femminili nell’arco della vita lavorativa. Non è infatti una novità che il tasso di occupazione delle donne sia inferiore rispettto a quello degli uomini, con una disparità che si amplia in maniera consistente proprio intorno alla nascita del primo figlio, in media a 32 anni. Elemento a cui concorrerebbe anche il tempo impiegato alla cura dei figli, dal momento che le mamme italiane tra i 25 e i 44 anni vi si dedicherebbro quasi quattro ore in più degli uomini, con una media di oltre cinque ore al giorno.
Eppure, secondo lo studio Bankitalia, il dimezzamento dello stipendio in quindici anni rispetto a chi non ha figli dipenderebbe dalle carenze nei servizi e nelle politiche di sostegno. Infatti, gli effetti della maternità sulle retribuzioni e sulla probabilità di abbandono dell’occupazione risultano più marcati nelle regioni in cui i servizi di cura per l’infanzia sono meno diffusi, a sostegno dell’ipotesi che le difficoltà di conciliazione tra famiglia e lavoro svolgano un ruolo determinante.
(da La Repubblica)
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