LO STOP DI GRILLO AL TERZO MANDATO AGITA I BIG: SONO 65 I NON RICANDIDABILI
RIVOLTA NELLE CHAT, ESULTA ROUSSEAU, NASCONO DUE NUOVE CORRENTI
Qualcuno, nei turbolenti canali di comunicazione dei 5Stelle, arriva a parlare di “figlicidio”.
Con poche parole, senza essersi consultato con nessuno, Beppe Grillo fa fuori 65 parlamentari dei 5Stelle: esattamente 50 deputati e 15 senatori cui, attraverso un editto pronunciato durante l’assemblea con gli eletti, viene sbarrata la strada del terzo mandato. Non ci saranno deroghe a una regola vecchia che molti, implicitamente ritenevano superata. Macchè: “Un pilastro”, dice il garante. Ed è bufera.
La protesta del giorno dopo viaggia sottotraccia: qualcuno, come Angelo Tofalo o Dalila Nesci dicono che sì, alla fine va bene così. Ma la maggior parte dei “condannati” da Grillo tace. E si interroga.
Una questione non di secondaria rilevanza, anche perchè fra i parlamentari in carica dal 2013 ci sono praticamente tutti i big del Movimento: dal primo capo politico Luigi Di Maio al successore Vito Crimi, il presidente della Camera Roberto Fico, ministri ed ex ministri quali Patuanelli, D’Incà , Toninelli, la vicepresidente del Senato Paola Taverna. “Perchè porre questo tema proprio adesso?”, la domanda che risuona nelle chat. Qualcuno ritiene che Grillo in questo modo complichi la vita del leader in pectore Giuseppe Conte, che dovrà subito scansare il fuoco incrociato dei “pesi massimi” arrabbiati. E prepararsi a due anni di ostilità .
Altri, sempre in silenzio, fanno sapere che con la prospettiva di una non ricandidatura verrebbero meno i contributi degli eletti, che – liberatisi dal giogo di Rousseau – dovrebbero contribuire volontariamente alla nuova fase che si aprirà con Conte.
Dentro l’associazione che fa capo a Davide Casaleggio si respira invece soddisfazione. E la socia storica Enrica Sabatini si toglie qualche sassolino: “Distruggere Rousseau per impedire le candidature dal basso a favore di nomine dall’alto, non serve più: il terzo mandato non è un’opzione”. E cita Gianroberto: “Il suo obiettivo era dare una nuova centralità al cittadino e impedire, attraverso il limite dei due mandati, che ci fosse carrierismo politico”.
Ma il Movimento non è più quello del guru scomparso, è una forza di governo dove i pionieri hanno scoperto il piacere della politica nei Palazzi e proprio non vogliono rinunciarvi.
In questa fase di transizione, nell’attesa che si risolva il contenzioso con Rousseau e si trovi un modo per eleggere l’ex premier alla guida del movimento, lo stesso M5S si balcanizza, scopre le correnti.
L’area delle ‘Parole guerriere’ si trasforma in un’associazione, deposita un simbolo che ammicca al Grillo “ecologico” (Italia più 2050) e si propone per fare da ponte con il territorio. Iniziativa che vede protagonisti uomini di governo quali i sottosegretari Carlo Sibilia e Dalila Nesci, e altri esponenti di primo piano come Giuseppe Brescia.
La gran parte dei parlamentari sono al secondo mandato. Che questa associazione possa trasformarsi in una lista elettorale, anzi in una scialuppa per chi non potrà più candidarsi sotto il simbolo dei 5S, è opinione diffusa. Ma sia Sibilia che Nesci negano con veemenza.
Nel frattempo prende corpo un altro think tank, Innovare, che ha fra gli ispiratori deputati al primo mandato, come Giovanni Currò, Maria Pallini, Luca Carabetta e Davide Zanichelli.
Loro sono per lo più alla prima legislatura e, guarda caso, difendono il limite dei due mandati posto da Grillo: “Ci piace dibattere di futuro e innovazione, ci annoiano le regole. Il doppio mandato come tetto, nella sua filosofia, è stato votato anche dagli iscritti”, dice Currò.
Non bastasse tutto ciò, da qualche tempo c’è un altro gruppo di parlamentari – su impulso del presidente della commissione Agricoltura della Camera Filippo Gallinella – che si riunisce per discettare di disciplina interna, alleanze, futuro: agli incontri partecipano tra gli altri Gianluca Rizzo, Tiziana Ciprini, Giuseppe Chiazzese, Luciano Cillis, Giuseppe L’Abbate, Angelo Tofalo, Giulia Grillo ed Emanuela Del Re. Iniziative che puntano a modificare gli equilibri interni, a determinare nuove maggioranze, nel Vietnam grillino che attende l’avvento dell’ “avvocato del popolo”.
(da “La Repubblica”)
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