L’ONU RICHIAMA L’ITALIA: “SBAGLIATO CONSENTIRE LA DEPORTAZIONE DI ALMA E SUA FIGLIA, ORA RIMEDIATE”
ASSANGE RIVELA: “IL VERO MOTIVO DELLA CACCIA A ABLYAZOV DA PARTE DEL REGIME KAZAKO E’ CHE POSSIEDE DOCUMENTI COMPROMETTENTI SU TANGENTI E CORRUZIONE A LIVELLO INTERNAZIONALE”
«Extraordinary rendition»: è questo il termine scelto da tre fra i principali esperti di diritti umani dell’Onu in un rapporto sul caso di Alma Shalabayeva e sua figlia Alua, pubblicato ieri, nel quale si chiede all’Italia di fare al più presto tutto il possibile per rimediare all’errore compiuto quando ha mandato in Kazakhstan moglie e figlia del dissidente Mukhtar Ablyazov.
Le firme sono dell’esperto Onu per i diritti dei migranti Franà§ois Crèpeau, di quello sulla tortura Juan Mèndez e dell’esperta sull’indipendenza della magistratura Gabriela Knaul. Che chiedono anche, con forza, di proseguire le indagini e di «deferire alla giustizia i responsabili ».
«Le circostanze della deportazione», scrivono i tre, «danno adito all’impressione che si sia trattato di fatto di una “extrordinary rendition”, una consegna straordinaria, cosa che è di grande preoccupazione per noi».
Un termine che in Italia ricorda la “consegna straordinaria”, dieci anni fa, dell’imam Abu Omar.
Quel che importa però ai tre esperti è di elencare i punti dolenti della vicenda, a partire dal fatto che le autorità italiane sembrano aver ignorato che in Kazakhstan madre e figlia potessero rischiare persecuzione, tortura e altri maltrattamenti.
«Siamo incoraggiati », prosegue il documento, «dal vedere che l’Italia ha riconosciuto pubblicamente come la deportazione della signora Shalabayeva e di sua figlia sia stata illegale e inaccettabile. Apprezziamo anche il fatto che le autorità italiane si siano impegnate a condurre indagini sul caso».
Per poi concludere: «Date le possibili gravi implicazioni del caso, ci appelliamo alle autorità dei due Paesi perchè raggiungano un accordo diplomatico che faciliti il rapido ritorno delle deportate».
Un’altra versione inedita versione sul perchè Ablyazov e i suoi uomini siano invece così ricercati da mezza Europa, se non da tutto il mondo, la offrono invece cablogrammi di WikiLeaks.
Gli scambi diplomatici resi pubblici da Assange e soci dipingono infatti Ablyazov come un ‘kompromat’: termine russo che serve a definire colui che sa, che conosce materiale compromettente.
E qui non si tratta solo di politica interna kazaka o degli affari di Nazarbayev e della sua cerchia, ma delle relazioni di affari a livello internazionale che sarebbero basate su tangenti e corruzione.
Poi Ablyazov sarebbe a conoscenza di materiale compromettente sull’uranio, di cui il Kazakistan è primo produttore mondiale.
Per questo, secondo i vari cablo delle ambasciate, Ablyazov sarebbe stato sotto osservazione di tutti i servizi segreti fin dalla sua estromissione dal potere kazako nel 2009.
Difficile quindi che a Roma qualcuno potesse non sapere chi fosse quell’uomo.
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