M5S, SACRESTANI DEMOCRISTIANI: INVECE CHE MENARE IL TORRONE DEL REFERENDUM SULL’EURO ABBIANO LE PALLE DI DIRE SE SONO A FAVORE O CONTRO
LA SOLITA MENATA DEL REFERENDUM CONSULTIVO (CHE NON SI PUO’ NEPPURE INDIRE) PER PRENDERE PER I FONDELLI L’ELETTORE
Alessandro Di Battista ha spiegato che il MoVimento 5 Stelle vuole che siano gli italiani a decidere quale moneta utilizzare. L’unico modo per farlo, visto che i Cinque Stelle continuano a non dire se una volta al Governo vorranno fare uscire il Paese dall’Euro, sarebbe quello di indire il famoso referendum.
C’è innanzitutto un problema: l’Italia è nell’Euro in virtù di un trattato internazionale (l’euro è stato istituito proprio tramite un trattato internazionale, quello di Maastricht) e la Costituzione all’articolo 75 non ammette la possibilità di tenere una consultazione referendaria per autorizzare la ratifica di un trattato internazionale (ratifica che per altro è già avvenuta) in questo caso si tratterebbe di sottoporre ad un eventuale referendum l’articolo 108 del trattato istitutivo della Comunità Europea, attuato con la legge n. 433/1997 e 213/1988.
Non è certo la prima volta che dalle parti dei Cinque Stelle si chiede un referendum per uscire dall’Euro, anzi Grillo stesso l’ha chiesto numerose volte ogni volta in un modo diverso, ma la dichiarazione di Di Battista, in un’intervista che inaugura la campagna elettorale, lascia ben sperare tutti i no euro italici, da Salvini a Borghi.
L’ultima volta che Grillo era tornato a martellare sull’uscita dall’Euro era il 2014, all’epoca il MoVimento 5 Stelle stava festeggiando al Circo Massimo e Grillo aveva annunciato l’inizio di la raccolta di un milione di firme per la presentazione di una legge d’iniziativa popolare per arrivare all’istituzione del referendum consultivo sull’euro.
Il MoVimento aveva anche stabilito anche i tempi entro i quali si sarebbe arrivati al referendum consultivo (che nel nostro ordinamento non esiste).
Detta consultazione si sarebbe dovuta tenere tra dicembre 2015 il gennaio 2016 e quindi all’uscita dall’euro sarebbe dovuta avvenire entro i primi mesi del 2016.
Lo certificava un post del giugno 2015 dove Grillo annunciava che il M5S stava per depositare 200 mila firme per dare il via alla legge di iniziativa popolare (non un milione quindi):
Proposta di legge che doveva essere per forza una legge costituzionale, visto che si sarebbe andati a modificare un articolo della Costituzione (quella intoccabile!) per poter consentire così al popolo di esprimersi.
Come forse i lettori più attenti si saranno accorti il referendum del dicembre 2015 / gennaio 2016 non si è tenuto, perchè il Parlamento non ha discusso la proposta di legge avanzata da Grillo (e il sito fuoridalleuro.com messo in piedi per la raccolta firme è scomparso).
Ironicamente se fosse passata la riforma costituzionale Renzi-Boschi che conteneva un articolo che — innalzando il numero delle firme necessarie per presentare una legge di iniziativa popolare a 150 mila — prevedeva l’obbligo per il Parlamento di discutere le leggi di iniziativa popolare.
Obbligo che al momento non è previsto.
Ma anche in quel caso i Cinque Stelle avrebbero dovuto lavorare per trovare un accordo con tutte le altre forze politiche per arrivare all’approvazione della legge costituzionale istitutiva del referendum consultivo sui trattati internazionali.
Senza contare che detta legge avrebbe potuto essere sottoposta a referendum qualora fosse stata approvata con una maggioranza minore dei due terzi del Parlamento.
In tutto questo Di Battista pubblicizzava la raccolta firme per “il referendum sull’Euro”, lasciando intendere che si sarebbe davvero fatto una volta finita la sottoscrizione.
Ma ammettiamo per un attimo che questo famoso referendum consultivo sull’euro si tenga davvero (anche se in realtà per Beppe si è già tenuto a dicembre 2015). il M5S dovrebbe spiegarci che cosa succederà dall’annuncio del referendum fino alla sua attuazione (e forse pure dopo) e come ha intenzione di far uscire l’Italia dall’Euro.
Nel caso di vittoria dei No Euro ci sarebbe da gestire l’uscita dalla moneta unica e il ritorno alla sovranità monetaria (con tutto quello che ne consegue) ma questo non significa che prima — ovvero durante la campagna elettorale — le cose non possano mettersi male per il nostro Paese.
Dovremmo aspettarci importanti fluttuazioni dei mercati ad ogni sondaggio che dà l’uscita in vantaggio.
Tutti ricordiamo quello che successe in Grecia quando sembrava che il paese dovesse uscire dall’Eurozona: code agli sportelli bancomat, limiti per i prelievi di contante, fuga all’estero dei capitali.
Quanto potrebbe durare l’Italia durante una campagna elettorale per l’uscita dall’Euro? E chi ne pagherebbe il prezzo?
Il Cinque Stelle sembra non aver preso in considerazione la questione, l’importante è che il popolo si esprima sulla sovranità , quello che succede durante non è affar loro.
Insomma l’idea di Grillo di discutere e approvare una legge costituzionale e andare al voto tutto nell’arco di sei mesi non aveva assolutamente senso.
Rimane infine una questione relativa alla linea seguita dal partito di Grillo sull’Euro: nessuno la conosce.
Non sappiamo infatti in modo chiaro (e l’intervista sarebbe stato un momento utile per chiarirlo) se il MoVimento 5 Stelle è a favore o contro la permanenza dell’Italia nell’Eurozona.
La linea del Cinque Stelle si riduce a questo fantomatico e inesistente “referendum consultivo sull’euro” e non è dato di sapere cosa avrà intenzione di dire al suo elettorato il MoVimento qualora questo referendum dovesse tenersi davvero.
Il Vice Presidente della Camera Luigi Di Maio ad esempio oltre al referendum consultivo sull’Euro si è detto favorevole ad un Euro 2 o all’utilizzo di monete alternative (in realtà complementari) senza spiegare però se ha in mente una riforma dell’Euro o della creazione di un’Eurozona a due velocità .
Tutte cose che dovranno però essere discusse e approvate a livello europeo, e sulle quali il referendum sull’euro com’è ora a quel punto non sarebbe più necessario.
Il MoVimento 5 Stelle farà campagna per il Sì oppure per il No?
Bisogna tenere presente che la Lega Nord non è assolutamente favorevole ad un referendum per l’uscita dall’euro (anche se ovviamente Salvini e Borghi sono favorevoli all’uscita dall’euro, da attuarsi in altro modo).
Sarebbe bene che una forza politica che vuole governare il Paese in nome della trasparenza lo dicesse in maniera chiara, è un atto dovuto nei confronti degli elettori che non vogliono certo firmare una cambiale in bianco ma decidere a ragion veduta. Probabilmente però il MoVimento 5 Stelle su questo argomento continuerà a fare melina, perchè è più conveniente far credere che una volta al Governo porterà il Paese fuori dall’Euro e non farlo che prometterlo, scrivendolo nero su bianco, e trovarsi di fronte al problema di non poter mantenere quella promessa (magari incolpando i poteri forti).
(da “NextQuotidiano”)
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