“M5S VOLTAGABBANA, DIMETTETEVI”: LA RIVOLTA DEGLI ELETTORI NO TAP
DOPO IL CASO ILVA, UN ALTRO TRADIMENTO DELLE PROMESSE ELETTORALI
Il silenzio del Movimento 5 Stelle stride con le proteste dei comitati No-Tap che nella politica pentastellata avevano creduto per bloccare la realizzazione del gasdotto, battaglia storica dei grillini.
Adesso gli esponenti di governo, nell’imbarazzo generale, allargano le braccia, e al porto di Brindisi gli attivisti sono arrivati a chiederne le dimissioni.
“Qui ci sono degli impegni politici presi e vanno rispettati”, dice il portavoce dei No Tap, Gianluca Maggiore: “C’è una forza di governo che, come uscito ampiamente su moltissimi media, ha contatti con chi finanzia il gasdotto, e c’è una forza di governo, che è andata al governo con la parola onestà “.
Il primo riferimento è alla Lega, che vuole andare avanti con l’opera. Il secondo è agli M5s, che avevano promesso in campagna elettorale di bloccarla, oltre ad aver fatto numerosi sit-in di protesta contro i passati governi.
Quindi “se non siete in grado di fermare un’opera, perchè illegale e non ha nulla di strategico e perchè ve lo chiede la popolazione che vi ha eletto, dimettetevi”, è la richiesta di Maggiore a nome di tutti i comitati No-Tap.
“L’unico gesto sensato di questi politici — si legge nella pagina Facebook – sarebbero le dimissioni immediate, nel rispetto di chi ha creduto in loro e che invece oggi si ritrova con ingannatori, truffatori e voltagabbana al governo”.
Ad intestarsi la battaglia dentro il governo e contro la Lega, in particolare contro il ministro Matteo Salvini, era stata la titolare del dicastero per il Sud, Barbara Lezzi, non a caso pugliese.
Ma ormai sembra aver ceduto anche lei: “Per me non è un’opera strategica. I lavori si avvicinano alle coste pugliesi, lo so. La Lega lo vuole, altrimenti avremmo già agito”. Parole che decretano come il Movimento, nonostante le promesse di Alessandro Di Battista per il quale la Tap si poteva bloccare in due settimane e le vecchie rassicurazioni del ministro Lezzi, abbia ceduto all’impeto del Carroccio.
Lo stesso premier Conte non ha mai messo in dubbio la realizzazione del gasdotto che porterà in Europa il gas dell’Azerbaijan, con approdo a Melendugno, in provincia di Lecce. Questa sera ribadirà la linea quando a Palazzo Chigi vedrà il ministro Lezzi, i parlamentari e i consiglieri regionali pugliesi in ambasce perchè sul territorio sono diventati il bersaglio di tutti gli elettori delusi.
“La posizione del Movimento è chiara ed è la stessa da sempre, vediamo cosa ha da dirci il governo”, riferisce un parlamentare piuttosto scoraggiato poco prima dell’incontro.
Il ministro per il Sud, in particolare, aveva garantito che con la Lega si sarebbe trovato “un accordo sulla base dell’analisi costi-benefici”.
Tuttavia, secondo i movimenti che si oppongono alla costruzione del gasdotto Tap, nessuno dei ministeri da loro interpellati (“eccetto il Mise presieduto da Di Maio che non ha risposto nonostante la richiesta ufficiale”) possiede dati per l’analisi costi-benefici dell’infrastruttura.
“Penali, contratti e costi per la rinuncia – dicono – sono soltanto menzogne mediatiche per prendere tempo o, peggio ancora, per favorire Tap?”, scrivono su Facebook il Movimento No TAP, Comitato No TAP Salento, Movimento No TAP della Provincia di Brindisi, le associazioni ‘Terra mia’, ‘Salento Km0’ e ‘Bianca Guidetti Serra’, e i professori Graziano Petrachi e Michele Carducci.
I lavori, che dovevano riprendere oggi dopo la pausa estiva, al momento sono stati sospesi in attesa anche di capire che cosa emergerà dall’incontro di stasera, che appare più come una ratifica di una decisione già presa, cioè quella di andare avanti.
Il sindaco di Melendugno Marco Potì fa leva sui pentastelli: “Chiederò agli eletti dei 5 stelle di fare pesare la propria posizione perchè eletti secondo un indirizzo preciso dei cittadini: fermare la realizzazione di questo gasdotto”.
Ma i parlamentari M5s non sembrano avere voce in capitolo nè troppe speranze.
(da “Huffingtonpost”)
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