MENO NAVI ONG, PIU’ SBARCHI: LA TEORIA DEI “TAXI DEL MARE”, CARA AI RAZZISTI NOSTRANI, CROLLA DI FRONTE AI DATI
NON CI SONO PIU’ NAVI UMANITARIE NEL MEDITERRANEO E SONO AUMENTATI GLI ARRIV (E I MORTI)I: I DATI DEL VIMINALE
Quando i dati di realtà parlano così chiaro, non ci sono più alibi per le teorie politiche agitate con scopi strumentali.
Come si vede dal grafico elaborato dal Viminale, i dati sugli sbarchi dei migranti in Italia, da gennaio 2021 fino a oggi a fronte dello stesso periodo nel 2020 e 2019, smontano coi fatti le teorie secondo cui le organizzazioni non governative che prestano soccorso in mare abbiano agito da ‘pull factor’ per le migrazioni dal Nord Africa.
Oggi non ci sono navi umanitarie nel Mediterraneo. Sono quasi tutte in fermo amministrativo, per inchieste giudiziarie in corso o per controlli della Guardia Costiera nell’ambito dei cosiddetti ‘Port State Control’, i controlli sul rispetto degli standard di navigazione.
Eppure gli sbarchi sono aumentati rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e anche del 2019.
Era chiaro prima, adesso è inconfutabile: le navi delle ong non sono mai state un ‘taxi’ per i migranti.
Sicuramente l’anno scorso la pandemia ha giocato la sua parte nella diminuzione delle partenze. Ma quest’anno gli sbarchi sono vistosamente aumentati anche rispetto al 2019. E all’epoca le navi delle ong erano già attive nel Mediterraneo, Matteo Salvini gli aveva già dichiarato ‘guerra’, dopo che il suo predecessore al Viminale Marco Minniti aveva stilato un vero e proprio codice di condotta per limitare le azioni delle ong in mare.
All’epoca erano già 5 anni che le ong operavano nel Mediterraneo: la prima nave umanitaria a prendere il largo è stata la maltese Moas nel 2014, c’era il governo Renzi e l’Ue aveva appena deciso di mettere fine a Mare Nostrum, l’unica missione di soccorso in mare che l’Unione abbia sperimentato.
Ma oggi non ci sono navi delle ong attive nel Mediterraneo.
Alan Kurdi, Open Arms, Sea-Watch 3 e Sea-Watch 4 sono in stato di fermo amministrativo. Tra l’altro, per quest’ultima, il fermo era stato sospeso dal Tar ma è stato appena ripristinato in seguito al ricorso della Guardia Costiera (Ministero dei Trasporti) in attesa del pronunciamento della Corte di Giustizia Ue.
La Ocean Viking è ferma per le due settimane di quarantena ad Augusta, dopo aver sbarcato 236 persone il primo maggio scorso.
La Mare Ionio è sotto sequestro, per via dell’inchiesta giudiziaria in corso. Dalla Spagna sono appena partite le navi Aita Mari e Sea-Eye 4, ma non ancora arrivate nel tratto di mare tra l’Italia meridionale e la costa settentrionale dell’Africa.
A voler essere più precisi, gli sbarchi sono aumentati pur in presenza di un aumento dei controlli e dei fermi amministrativi a carico delle navi delle ong negli ultimi anni, secondo quanto riportato da Paris Mou, organizzazione che coordina gli sforzi per stabilire standard comuni di navigazione per imbarcazioni che navigano in 27 paesi del mondo, tra cui Italia, Usa, Francia, Germania, Russia.
Ebbene, nel 2020 le procedure di ‘Port State control’ a carico della navi delle ong in Italia aumentano rispetto al 2019 e anche le contestazioni da parte delle autorità aumentano, a seguito dei controlli.
Si pensi che nel 2019 questa procedura fu messa in atto per la prima volta ad agosto, dopo lo sbarco della Open Arms a Porto Empedocle, la nave costretta a rimanere al largo per 19 giorni con il suo carico di naufraghi, per decisione dell’allora ministro dell’Interno Salvini, ora rinviato a giudizio per la vicenda.
Dunque, senza le solite polemiche da chiacchiericcio politico, si può serenamente concludere che le navi delle ong non sono “taxi del mare” utili ad attirare le partenze dalla Libia e a far brillare il sogno europeo per chi cerca di scappare da fame, guerre e miseria.
I dati sfatano il mito, per chi ci ha creduto, sgonfiano l’espressione coniata dall’attuale ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ispiratrice della politica di Matteo Salvini e – va detto – degli Stati dell’Ue, tutt’oggi indisponibili a condividere con i paesi di frontiera le responsabilità dell’accoglienza.
Tant’è vero che, a quanto si apprende da Bruxelles, nessuno Stato europeo ha ancora risposto alla richiesta italiana di solidarietà per organizzare un sistema di redistribuzione almeno per l’estate.
Solo nel weekend i migranti arrivati in Italia sono stati tremila, di cui oltre 2 mila solo a Lampedusa. E continuano a morire in mare: e qui, come si sa, una stima precisa non c’è e non ci può essere. Troppi dispersi a fronte delle centinaia e centinaia di vittime per ogni naufragio, per ogni imbarcazione che non viene soccorsa in tempo.
Più che taxi, le navi delle ong meriterebbero il nome di ‘ambulanze’, strumenti di cui evidentemente non si può fare a meno in un mare che è diventato un deserto di menefreghismo.
Da una parte, gli Stati Ue che se ne lavano le mani. Dall’altra, l’assenza di istituzioni che gestiscano davvero il fenomeno in Libia, come ha detto ieri l’Alto commissario Onu per i rifugiati Filippo Grandi ieri al Parlamento Europeo: “I migranti intercettati dalla guardia costiera libica e riportati in Libia e finiscono in un sistema abusivo in cui tutto il resto non funziona o, peggio, si abusa delle persone. Non ci siamo. Questo non è giusto”.
(da Huffingtonpost)
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