MEZZO ITALICUM, BERLUSCONI ACCETTA PER PAURA DEL VOTO SEGRETO: “RENZI NON REGGE PIU’ I SUOI”
“SE SALTA TUTTO FANNO UNA LEGGE ELETTORALE CHE CI AMMAZZA”
“Renzi è stato leale e ha provato a rispettare i patti. Ma non regge più i suoi. Qua rischia di saltare tutto e se salta tutto poi ci fanno una legge elettorale che ci ammazza”.
È una scelta del “male minore” quella che Silvio Berlusconi sottopone allo stato maggiore del suo partito riunito d’urgenza a palazzo Grazioli: o si accetta il Lauricella o il cosiddetto emendamento D’Attorre o il Pisicchio (ovvero un emendamento che dica che la legge entra in vigore tra un anno).
La rosa ha solo tre petali. Sennò salta tutto. E il tempo stringe. Perchè stavolta è Renzi che chiede una risposta in tempi rapidi. Alla fine il male minore è far approvare la legge elettorale solo per Camera, l’emendamento D’Attorre.
Le notizie che riporta Denis Verdini sono buone per un bollettino di guerra: Renzi, in nottata, ha spiegato che “è impossibile che l’accordo sull’Italicum passi nel voto segreto” così come è stato pensato al Nazareno un mese fa. Il grosso del suo gruppo vuole ad ogni costo legare la legge elettorale alle riforme o attraverso il famoso emendamento Lauricella o attraverso quello D’Attorre. Renzi, riferisce Verdini, è furioso perchè non controlla il suo gruppo parlamentare. Anzi ha la sensazione che stia facendo di tutto per impaludarlo.
A quel punto, è la conclusione del ragionamento verdiniano, se impallinano l’accordo nel segreto dell’urna Renzi è più debole e Berlusconi pure.
E se Renzi è più debole il passaggio successivo è che viene cambiata la legge elettorale, a maggioranza, magari con un modello che ammazza Forza Italia. Si possono cioè far scorrere i titoli di coda sul film che vede il Cavaliere e il giovane premier protagonisti delle riforme.
L’alternativa è fare il buon gesto e intestarsi l’operazione, accettando il “dannato” emendamento. Il vantaggio è continuare a blindare l’asse con Renzi col quale il Cavaliere e sente di avere ancora un’intesa di fondo per andare al voto nel 2015, quando uno avrà terminato i servizi sociali.
E allora è proprio Berlusconi, nel corso della riunione, a mostrasi più dialogante dei suoi, fermo nel tenere il gioco di sponda col premier.
Anche a costo di smentire i solerti dichiaratori alla Brunetta che in mattinata strepitavano che “così salta tutto”.
La linea telefonica tra Verdini e il Nazareno bolle. Alla fine la scelta cade sull’emendamento D’Attorre, il male minore appunto, a valutare pro e contro. Rispetto al Lauricella consente di fissare un punto che non è banale, ovvero che la legge elettorale passi alla Camera.
Il Pisicchio non si può neanche prendere in considerazione, perchè non si è mai vista una legge “post datata”.
In fondo, approvare la legge alla Camera, consente comunque di fare una belle figura vendendo un risultato. E nei pensieri del Cavaliere consente anche di valutare uno scenario da azzardo, quello di un eventuale voto con una doppia legge elettorale, l’Italicum alla Camera e il Consultellum al Senato, semmai dovesse saltare la legislatura: “Se si vota con questo assetto — prosegue l’azzurro di rango — lo sbocco sono le larghe intese”.
È chiaro che il boccone amaro su cui restano tutte le perplessità dei big di Forza Italia è il rischio che la legislatura si allunghi a data da destinarsi, visto che è assai complicato che in un anno i tacchini (i senatori) votino il Natale (la propria abolizione).
Epperò, da quando c’è Renzi nei ragionamenti del Cavaliere è cambiato schema. La verità , confessa più di un fedelissimo, è che si sente al governo. Il suo approccio è collaborativo, non conosce il concetto di rottura, proteso a salvaguardare il dialogo privilegiato col premier.
Anche a costo di alimentare i mal di pancia dei suoi, che iniziano a chiedersi come si possa andare avanti senza fare opposizione e continuando a fare le stampelle del capo della sinistra.
(da “Huffingtonpost”)
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