MILANO E NAPOLI OSSERVATE SPECIALI: A FORZA DI OSSERVARE E NON DECIDERE IL VIRUS AVANZA
IL MINISTERO DELLA SANITA’ STA VALUTANDO ZONE ROSSE LOCALI
“Siamo in un momento delicato, per certi versi drammatico”. Domenico Arcuri è alla prima conferenza stampa in quel rito (per ora settimanale) delle conferenze stampa con il bollettino del contagio per il Covid-19 che avevamo archiviato alla fine della scorsa primavera e che non avremmo mai voluto tornasse necessario.
Il bollettino quotidiano alza l’asticella molto prossima ai 28 mila casi, il governo spera che nel giro di quattro o cinque giorni i contagi cessino di crescere, effetto delle misure dell’ultimo dpcm.
La parola più ripetuta in questi giorni nelle stanze del ministero della Salute è “plateau”, l’altopiano della curva: non ci si aspetta a breve un calo dei contagi quotidiani, ma piuttosto che, toccato un punto limite, si stabilizzino per un certo numero di giorni per poi tornare a scendere.
Per questo Giuseppe Conte ha spiegato a chi sta facendo pressing che un nuovo dpcm non si farà , almeno non prima di aver visto che tipo di andamento si svilupperà nei prossimi giorni. “Anche perchè altrimenti sembreremmo dei fuori di testa a fare un decreto a settimana” ammette un esponente di governo, che poi aggiunge: “Al momento non sono previste ulteriori restrizioni nazionali”.
L’ultima è la parola chiave, perchè il ministero della Salute, insieme agli Affari regionali, stanno soppesando la situazione delle realtà locali.
Si valuta la creazione di zone rosse comunali e provinciali, molte le stanno già deliberando le singole Regioni, ma sono casi di paesi dal contenuto numero di abitanti. Sotto la lente d’ingrandimento ci sono Napoli e Milano, quest’ultima più della prima, dove la situazione sembra essere al momento fuori controllo.
“Non ho ricevuto alcun piano per un lockdown”, ha detto il sindaco meneghino Giuseppe Sala, che ieri ha avuto uno scambio di opinioni con il governo proprio su questo punto, e che resiste all’ipotesi di un giro di vite sulla città . “Ma lì qualcosa nei prossimi giorni va fatto”, spiega un’autorevole fonte che segue il dossier, spiegando quali sono i due indicatori per iniziare le procedure per istituire una zona rossa. Anzitutto il rapporto dell’Istituto superiore di sanità , previsto per domani: “Da lì potremo assumere dati più sistematici e organizzati, e una valutazione di massima sulla situazone precisa anche della città , visto che quelli precisi sono raccolti a livello comunale e provinciale”.
Questi ultimi hanno toccato nella giornata di oggi quota 3211, mentre quelli calcolati per la sola città sarebbero 1393.
Il secondo, collegato al primo, è l’indice di riproduzione del coronavirus: la soglia limite è R2 (che equivale a dire che ogni persona positiva ne contagia altre due), se dovesse toccarla scatterebbe l’attivazione della zona rossa.
Al momento si viaggia su una soglia di poco inferiore, e comunque spiegano dall’esecutivo che “Milano è Milano, non un piccolo comune qualsiasi”, per dire che ulteriori restrizioni saranno concordate con autorità locali valutando caso per caso. Vale per il capoluogo lombardo, vale per gli altri macro casi che destano preoccupazione, sempre che non intervengano prima misure estese all’intero paese su cui molti nel governo stanno spingendo in queste ore.
Il momento per certi versi è drammatico”, dice Arcuri oggi, “il momento non è drammatico”, diceva appena dodici giorni fa.
(da “Huffingtonpost”)
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