MINISTRI CHE INVOCANO LA SECESSIONE, BENEDIZIONI CON PITALI E “GRANDE CENTROâ€: IL GOVERNO PUO’ CADERE IN QUALSIASI MOMENTO
MENTRE DUE MINISTRI DELLA REPUBBLICA COMMETTONO UN REATO INVOCANDO LA SECESSIONE, CALDEROLI, DOPO AVER BENEDETTO CON IL PITALE DEL PO LE TRUPPE PADANE, FA DUE CONTI E CAPISCE… CON FINI CI SONO ALMENO 50 DEPUTATI CHE NE HANNO LE SCATOLE PIENE: SE VOTANO CONTRO, IL GOVERNO NON RIESCE PIU’ A FAR PASSARE NEANCHE UNA LEGGE SUGLI ORINATOI
Strano Paese il nostro, forse anche unico: avete mai visto due ministri della Repubblica, di cui uno pure ministro degli Interni, invocare da un palco la secessione di una parte del Paese o urlare “Padania libera, con le buone o meno buone”, violando il giuramento sulla Costituzione che pur avevano fatto dinanzi al presidente della Repubblica, all’atto di cuccarsi 17.000 eurini al mese dalla “Roma ladrona”?
In altri Paesi democratici se la sarebbero cavata con una denuncia a piede libero e un’immediata richiesta di dimissioni, in altri meno democratici ( una a caso, la Cina) sarebbero finiti, nella migliore delle ipotesi, in un campo di lavoro a spaccare le pietre per tutta la vita.
In Italia si fa finta di nulla, fa parte del “dibattito politico”, che volete che sia.
Severi con i poveretti, tolleranti verso i potenti.
D’altronde chi non si “uniforma”, rischia: è di ieri un attacco del comandante dell’antiaerea Feltri a Fini: ” O cambia rotta o lascia il Pdl”.
Forse che Feltri è diventato coordinatore unico del Pdl nottetempo?
Siamo agli avvertimenti: “Sulla giustizia oggi tocca al premier, domani a qualcun altro” minaccia Feltri e rispolvera una vecchia vicenda di un giro di escort che nel 1999 avrebbero avuto accesso a Montecitorio per “soddisfare” alcuni parlamentari e i loro amici.
A suo tempo D’Alema e Cesa avevano querelato il giornale, amen.
E mentre Casini rispolvera l’orgoglio del “Grande Centro” e catalizza l’attenzione di tutti gli scontenti a Chianciano, ponendosi come alternativa al governo e ricordando che “della Lega si può fare a meno in un battito di ciglia”, alla fine il più lucido appare Calderoli che, espletata la formalità a Venezia di versare il contenuto del pitale del Po sulla testa di Bossi e delle truppe padane, irrorate di essenza, si mette a fare due conti.
E subito precisa che “le elezioni anticipate sarebbero una follia, meglio andare avanti col programma”.
Berlusconi pare abbia commentato, a proposito dei progetti di Casini: “Ma dove vogliono andare? Con quali voti poi?”, dal basso della sua presunzione, mentre i portavoce sono stati subito sguinzagliati per ribadire l’asse inossidabile Pdl-Lega.
Con la prospettiva che il lodo Alfano venga respinto dalla Corte Costituzionale e che le alte cariche dello Stato non possano più godere dello schermo di protezione per i processi in corso, per il premier è fondamentale avere un alleato con cui ci si possa ricattare a vicenda.
Fedeli fino alla morte. Un atto notarile val più di una Messa (da requiem).
Ma nell’entourage finiano le minacce del premier sono considerate una “pistola scarica”, così come i 100 sbandierati deputati che fanno la differenza attualmente tra maggioranza e minoranza ( quando non stanno a casa).
La tabellina che circola in Parlamento nelle ultime ore è chiara: 216 sono i deputati del Pd, 36 quelli dell’Udc, 26 quelli dipietristi, se si aggiungessero in molte votazioni almeno 50 dissidenti o “riservisti” finiani, la conta darebbe 328 deputati.
Dall’altra parte rimarrebbero 220 pidiellini ortodossi ( fin che non gira il vento) e 60 leghisti: totale 280.
Fantapolitica per ora, ma più Berlusconi continua nel mono-in-colore leghista e più Fini fa proseliti. Anche perchè nella stessa ex Forza Italia non ne possono più di un governo spostato su posizioni razziste, succube di ricatti quotidiani.
Altro che programma, qua del programma promesso non si fa un bel nulla.
E i numeri hanno indotto Calderoli a consigliare prudenza: se si va a votare in un clima di questo tipo, la Padagna del magna magna resta col culo per terra: abituata a sorseggiare champagne a Palazzo, finisce che deve andare avanti per 5 anni a gassosa e tramezzini.
Troppo poco per i voraci stomaci della periferia leghista che reclama caviale e aragoste.
Un pitale poi lo trovano sempre.
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