NAVI DELLE ONG SEQUESTRATE CON PRETESTI PER IMPEDIRE I SOCCORSI, BLOCCO AMMINISTRATIVO ANCHE PER LA SEA WATCH 4: 11 ORE PER TROVARE UN PRETESTO RIDICOLO
“TROPPI GIUBBOTTI DI SALVATAGGIO E TRATTAMENTO DELLE ACQUE NERE NON COMPATIBILE CON LE PERSONE SALVATE”: QUESTI I PRETESTI VERGOGNOSI PER FAR AFFOGARE ESSERI UMANI… LA DENUNCIA DI MEDICI SENZA FRONTIERE
La Sea Watch 4, la grande nave di soccorso della Ong tedesca omonima e che ha a bordo un team medico di Medici senza frontiere, è stata sequestrata nel porto di Palermo al termine di una lunga ispezione.
I responsabili della Ong di fatto se lo aspettavano e infatti già ieri avevano messo le mani avanti quando, al termine del periodo di quarantena, sulla nave erano saliti militari della Capitaneria di porto.
La nave, ha fatto sapere Sea Watch, è stata fermata perchè «il salvataggio di vite non è compreso nella registrazione della nave». Il fermo è avvenuto al termine di 11 ore di ispezione a bordo: «La nave ha a bordo troppi giubbotti di salvataggio e il sistema di trattamento delle acque nere non è compatibile con il numero di persone che possono essere salvate», ha scritto la Ong in un comunicato.
«Le fragili giustificazioni (per il blocco, ndr) mostrano ancora una volta che non si è trattato di una ispezione per la sicurezza della nave ma una mossa sistematica per fermare le operazioni di soccorso in mare dei civili nel Mediterraneo centrale», ha detto il capo missione Philipp Hahn.
In pratica, la Ong denuncia come quella di bloccare le navi umanitarie al termine di un soccorso sia ormai una pratica adottata dalle autorità italiane per evitare che tornino in zona Sar, di ricerca e soccorso, per effettuare altri interventi: «È devastante sapere che i governi europei stiano facendo di tutto per impedirci di soccorrere le persone», ha detto Barbara Deck, coordinatrice sulla nave del progetto medico per Medici senza frontiere. La nave aveva salvato e poi portato a Palermo, lo scorso 2 settembre, 353 migranti.
La stessa Ong ha sotto fermo amministrativo anche l’altra sua nave, la Sea Watch 3, che tre giorni fa è stata autorizzata a lasciare il porto di Porto Empedocle solamente per trasferirsi in Spagna.
Lo stesso era avvenuto durante l’estate con la nave Aita Mari di «Salvamento Maritimo Humanitario».
Anche la Alan Kurdi di Sea eye era stata fermata, lo scorso maggio; appena dissequestrata, nei giorni scorsi è tornata in mare e proprio ieri ha salvato 114 persone con due interventi.
Perfino l’aereo da ricognizione di Sea Watch, Moonbird, è stato fermato, in questo caso dall’Enac, nell’aeroporto di Lampedusa. E a Porto Empedocle dallo scorso luglio è sotto sequestro la Ocean Viking di Sos Mediterranee.
Riguardo al blocco amministrativo della Sea Watch al porto di Palermo, Medici Senza Frontiere ha commentato: “Ancora una volta un uso strumentale del diritto marittimo nasconde la decisione politica di impedire alle navi umanitarie di salvare vite in mare”.
“La realtà violenta da cui le persone sono fuggite e i pericoli del viaggio che sono state costrette a intraprendere per cercare sicurezza erano evidenti nelle ferite che abbiamo trattato”, dice Barbara Deck, coordinatrice medica di MSF a bordo. “Dal bambino rimasto sordo per il pugno alla testa da parte di un uomo armato, al padre che porta le cicatrici della plastica sciolta sulla sua pelle mentre era in Libia, abbiamo testimoniato una resilienza disarmante. Mentre assistiamo i nostri pazienti a bordo, è devastante sapere che i governi europei stanno facendo tutto quello che possono per impedire alle persone di ricevere assistenza e cure salvavita”.
“Le autorità italiane stanno strumentalizzando in modo ormai sistematico le legittime procedure marittime” dice Marco Bertotto, responsabile affari umanitari di MSF.
“Le ispezioni a bordo delle navi umanitarie sono diventate un modo per bloccare le attività di ricerca e soccorso. Ogni volta che una di queste navi entra in un porto italiano, viene sottoposta a un controllo lungo e meticoloso fino a quando non vengono evidenziate irregolarità . Ci sono volute ieri 11 ore di ispezione per arrivare a infrazioni sufficienti da impedire alla nave di lasciare il porto e riprendere il mare”.
“Ci accusano di salvare ‘sistematicamente’ persone, fino a contestare il numero eccessivo di giubbotti di salvataggio a bordo. Mentre il dovere di ogni nave di assistere imbarcazioni in difficoltà viene del tutto ignorato. Le autorità italiane provano a fermare le organizzazioni umanitarie – che cercano solo di salvare vite in mare come richiesto dal diritto marittimo internazionale – mentre disattendono i loro stessi obblighi di soccorso, con l’assenso se non il pieno appoggio degli stati Europei” aggiunge Bertotto di MSF.
“L’Italia e gli stati membri dell’UE stanno sistematicamente ignorando il loro dovere legale e morale di salvare vite umane, scegliendo invece di imporre strumentalmente misure burocratiche e amministrative per fermare un’altra nave umanitaria. Questa decisione di compromettere ulteriormente la già limitata capacità di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale avrà conseguenze devastanti per chi in mare avrà bisogno di assistenza e porterà inevitabilmente a un maggior numero di vittime” spiega Medici Senza Frontiere”.
(da agenzie)
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