NEL PD SI DISCUTE SUL CASO INELEGGIBILITA’: CASSON LANCIA IL BLOCCA-PRESCRIZIONE
IL SENATORE DEMOCRATICO: “DOPO L’APPELLO I PROCESSI NON DEVONO SCADERE”
«Potrebbe essere la chiave di volta». Dice così il senatore democratico Felice Casson quando legge la notizia delle motivazioni dei giudici di Milano sul caso Mediaset. Giusto in quei minuti è alle prese con la proposta di legge per cambiare radicalmente il meccanismo della prescrizione.
Per bloccarne la corsa se, in un processo, è già stata pronunciata la sentenza di appello.
Una proposta che, se fosse stata già legge, avrebbe cancellato subito la prescrizione del caso Mediaset, in scadenza nel giugno 2014.
Casson, componente della commissione Giustizia del Senato, ma anche della giunta per le autorizzazioni, convinto che la legge del ’57 sul conflitto d’interessi è da leggere in chiave anti-Berlusconi, resta fortemente impressionato dalla decisione di Milano. Non dice di più.
Ma la sua reazione lascia intendere che, dopo quelle 194 pagine, anche la battaglia dell’ineleggibilità del Cavaliere al Senato potrebbe avere un corso diverso da quello disegnato fino a oggi.
Soprattutto all’interno del Pd dove, negli ultimi due giorni e soprattutto dopo la presa di posizione del segretario Guglielmo Epifani, pareva prevalere la tesi che Berlusconi va combattuto sul piano politico e non su quello giudiziario.
E soprattutto che i precedenti pronunciamenti su di lui alla Camera – ovviamente favorevoli alla sua eleggibilità – vanificano l’ulteriore tentativo su cui il partito di Grillo ha concentrato le energie al Senato.
Ma adesso la storia potrebbe cambiare.
Le motivazioni di Milano potrebbero rappresentare quel «fatto nuovo» di cui andava in cerca la Pd Doris Lo Moro proprio per modificare indirizzo rispetto al passato.
Ora, come lascia intendere Casson, è scritto nero su bianco in un atto giudiziario che, pur formalmente fuori dall’azienda, Berlusconi ha continuato a prendere le decisioni che contano.
Tanto forte e documentata è questa convinzione da portare alla pesante condanna del Cavaliere in bendue gradi di giudizio.
Un fatto nuovo, inequivocabile, destinato per forza a pesare sui delicati equilibri nella giunta.
Dove, ovviamente, il Pdl respingerà la richiesta del M5s, ma dove tutto dipende da cosa farà il Pd.
Ovviamente, sul fronte Pdl, la valutazione di Casson viene stroncata come «il giudizio di una ex toga di sinistra che vuole a tutti i costi cacciare Berlusconi, tant’è che adesso modifica anche il meccanismo della prescrizione ».
Casson replica a stretto giro: «Non è affatto così, tant’è che la mia proposta contiene anche una norma transitoria che impedisce di applicare la futura legge ai processi “per i quali sia già stata pronunciata sentenza di primo grado”».
Se, per ipotesi, la legge, che smonta del tutto la famosa legge Cirielli approvata nel 2005 dal governo Berlusconi per accorciare la prescrizione, fosse approvata prima della fine del caso Mediaset, essa comunque non avrebbe effetti, non fermerebbe l’orologio.
Casson ha già depositato il testo in commissione Giustizia.
Tre articoli, il primo sulle fasce temporali legate all’entità della pena, il secondo sui casi di sospensione, il terzo sulla norma transitoria.
Il calendario dipende dal presidente Francesco Nitto Palma.
Ma tutto lascia intendere che la trattazione non sarà sollecita.
Liana Milella
(da “La Repubblica”)
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