E IL CAVALIERE ORA CAMBIA STRATEGIA: TONI BASSI, L’OBIETTIVO E’ LA CASSAZIONE
LA CONDIZIONE POSTA DAL PROF. COPPI PER DIFENDERE IL CAVALIERE IN CASSAZIONE: BASTA ATTACCHI AI GIUDICI
«Perchè hanno usato quei toni così duri? Perchè infierire tanto? Tutto questo non lascia presagire nulla di buono per il futuro ». Silvio Berlusconi rientra a Palazzo Grazioli in vista del comizio di oggi pomeriggio al Colosseo al fianco di Alemanno, incontra i suoi legali, poi Verdini e alcuni dirigenti Pdl e confessa tutta la sua preoccupazione, dopo la lettura in sequenza delle motivazioni della Cassazione (sul mancato spostamento a Brescia dei procedimenti di Milano) e quelle della Corte d’Appello (per la condanna Mediaset).
Pronunciamenti attesi, ma non in questi termini.
Una escalation che induce ancora una volta il Cavaliere a parlare in privato di «assedio giudiziario» ai suoi danni.
«Perchè la Cassazione ricorda la mia definizione di “giudicesse femministe e comuniste” riferita alle toghe che hanno deciso sull’assegno di separazione per Veronica? Quello era il Tribunale civile, cosa c’entra?»
Chiede con insistenza il leader Pdl agli avvocati Ghedini e Longo. È un’agitazione che si proietta sul futuro.
Perchè quella medesima Corte di Cassazione sarà chiamata a pronunciare il terzo, ultimo, decisivo giudizio nel processo Mediaset da qui a un anno.
Sentenza nella quale parecchio confida il Berlusconi condannato a quattro anni e cinque di interdizione dai pubblici uffici.
Ma se questi sono i chiari di luna, il quadro si fa fosco. Per non dire delle possibili ricadute politiche sul Pd alleato di governo, ma spaccato al suo interno, con le ali più antiberlusconiane pronte sempre a soffiare sul fuoco.
Così, in un primo momento la linea decisa coi legali è stata quella del silenzio.
Del «no comment» a caldo sulle motivazioni Mediaset, salvo lasciare partire la consueta contraerea di decine di parlamentari Pdl con le loro dichiarazioni anti giudici.
Poi, nel giro di poche ore, l’ha spuntata la voglia irrefrenabile del Cavaliere di intervenire in prima persona per bollare come «surreali» le ragioni della sentenza, non in un’intervista ma in un sobrio comunicato.
Detto questo, la strategia politica dei «toni bassi» sulle toghe non cambia di una virgola.
Zero attacchi alla magistratura nel suo complesso, in quella nota. E nessun riferimento al governo e alla sua stabilità a rischio.
Il portavoce Paolo Bonaiuti, ieri a lungo a colloquio con Berlusconi, conferma: «La linea dell’appoggio al governo non cambia di sicuro, resta confermata».
L’esecutivo Letta deve andare avanti, per il leader Pdl resta una «occasione storica», come detto nei giorni scorsi, e soprattutto «non cadrà certo per mano mia o per le provocazioni in cui certi magistrati cercano di farmi cadere».
La parola d’ordine, insomma, resta ancora pacificazione. Ecco perchè anche nel comizio di oggi al fianco del candidato sindaco di Roma non intende alzare il tiro sui giudici.
Ai piedi del Colosseo – unico strappo alla decisione di non affrontare per ora comizi, dopo le contestazioni di Brescia – si atterrà a temi assai concreti, «da comunali», dall’Imu a Equitalia.
Strategia politica ma anche – ed è quel che più interessa al leader – processuale. Non bruciare i pozzi, evitare di arroventare il clima con i supremi giudici di Cassazione.
A volerla dire tutta, sembra che il principe dei cassazionisti Franco Coppi scelto per affrontare la partita più importante, sembra lo abbia posto, anzi imposto come condizione.
Avrebbe accettato l’incarico solo a patto che cambiasse lo stile dell’imputato fuori dalle aule di giustizia. Niente più attacchi ai giudici.
Il modello Andreotti resta Napolitano, inarrivabile, ma quanto meno nei prossimi mesi l’imputato dovrà tenerlo in alta considerazione.
Ma a convincere il Cavaliere sull’opportunità di cambiare registro sarebbero state in ultimo le riflessioni che il presidente Napolitano ha affidato il 16 maggio scorso al Messaggero.
Laddove il capo dello Stato spiegava di capire «chi si trova impigliato» in vicende giudiziarie, ma suggeriva: «Meno reazioni scomposte arrivano, meglio è dal punto di vista processuale».
Considerazioni generiche dell’inquilino del Colle, alle quali tuttavia – racconta chi lo frequenta – il Berlusconi «impigliato » preferisce adesso attenersi.
Carmelo Lopapa
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