OLTRE DUE MILIONI DI EURO PER LE TESTATE ITALIANE ALL’ESTERO
SONO 160 I MINUSCOLI GIORNALI ITALIANI EDITI ALL’ESTERO, MOLTI HANNO PIU’ PROTETTORI CHE LETTORI…PER I CONTRIBUTI SI VALUTA LA TIRATURA… PECCATO CHE NESSUNO LA CONTROLLI
Ogni anno decine di editori bussano alla porta dello Stato italiano per chiedere e riscuotere quattrini: si tratta degli editori che pubblicano giornali e riviste per i nostri connazionali all’estero. Stampare costa e cosa c’è di meglio che farsi pagare una buona fetta dei costi dalla madrepatria?
La cosiddetta stampa italiana all’estero gode di favoreggiamenti da una vita, ci sono testate serie e altre molto meno.
Tutto è regolato da una legge del 1981 e relativo regolamento del 1983, lo Stato italiano apre il portafoglio e paga.
La torta da spartire nel tempo è stata ridotta, ma ammonta ancora a una bella cifra: 2.065.827 euro ogni anno, con cui si pagano i quotidiani e i periodici editi e diffusi fuori dai confini e si aiutano le riviste edite in Italia ma distribuite all’estero per i nostri connazionali sparsi nel mondo.
Sono la bellezza di 160 testate.
Paghiamo il tedesco Aclifoglio, i canadesi Alpino in trasferta, Altra Calabria, Ciao, Ora di Ottawa, Puglia review, il norvegese Aurora, l’israeliano Kol Ha Italkim, il belga Lucchesi nel mondo flash, gli argentini Toscanella e Meridiano Giuliano, il tunisino Corriere di Tunisi, l’etiope Gazzetta, il sudafricano Voce, l’australiano Bollettino Giuliano.
Distribuiamo contributi poi a Trentini nel Mondo ( 27.445 euro), Abruzzo nel Mondo ( 11.967), Emigranti ( 9.754), Lucchesi nel mondo ( 11.835), Polesani nel mondo ( 12.815 euro).
Secondo le testate, i contributi sono “briciole”, spesso si denunciano a vicenda, dandosi degli imbroglioni.
Esiste allora una commissione che si riunisce ogni anno per verificare chi va aiutato e chi no, tra i molti parametri considerati, fa parecchio testo la tiratura. Più copie prodotte, più alto il rimborso, insomma.
Peccato che la tiratura non la controlli nessuno, dovrebbero farlo i consolati italiani all’estero ma non lo fanno.
Quest’anno il governo ha dovuto chiudere i rubinetti a due testate, una svizzera e una brasiliana: avevano portato fatture taroccate.
Da più parti si chiede maggiore chiarezza ma in concreto quattro miliardi delle vecchie lire vengono destinati a fini poco chiari ancor oggi.
Possibile che non si possa sapere il numero delle copie vendute, ad es.? Se uno non vende che stampa a fare? Per prendersi il contributo?
La cosa divertente poi è la composizione dell’apposita Commissione che deve valutare a chi dare i quattrini.
E’ composta dal sottosegretario Bonaiuti, la Federazione mondiale della stampa all’estero, la Confederazione della stampa democratica per l’emigrazione, la Federeuropa, l’Unione nazionale delle associazioni degli immigrati e degli emigrati, l’Associazione nazionale delle famiglie degli emigrati, il Centro Studi emigrazione Roma, le Acli, l’Istituto Fernando Santi, la Federazione italiana dei lavoratori emigrati e famiglie, l’Ufficio centrale per l’emigrazione italiana, l’Associazione italiana per la tutela per gli emigrati e famiglie, il Comitato tricolore degli Italiani nel mondo e la triplice sindacale per fare buon peso.
Pazzesco, ognuno avrà i suoi protetti, sembra la riunione del Comitato di Sicurezza delle Nazioni Unite…
Ci facciamo sempre riconoscere nel mondo…
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