ORA IL BATMAN DELLA CIOCIARIA RISCHIA L’ARRESTO: ECCO I DODICI PUNTI SOTTO INCHIESTA
LA RICOSTRUZIONE DI TUTTI I MOVIMENTI DELL’EX CAPOGRUPPO DEL PDL FIORITO ALLA REGIONE LAZIO CHE POTREBBE ALLARGARSI AD ALTRI ESPONENTI DEL SUO PARTITO E AD ALTRI GRUPPI…. PRELIEVI IN NERO PER OLTRE UN MILIONE
Non è stato un lavoro di fino. Franco Fiorito ha trafficato alla grossa.
Si è mosso con la perizia e la circospezione finanziaria di un forchettone da condominio, lasciando traccia di sè ovunque.
O, forse, con l’arroganza di chi è certo che nessuno avrebbe messo becco nella greppia dove – dice lui agitando l’arma del ricatto – “magnaveno tutti”.
A cominciare da chi gli è succeduto e lo ha ammazzato, il nuovo tesoriere e capogruppo Pdl Battistoni, come pure, dice lui, Arianna Meloni, sorella dell’ex ministro Giorgia, Alessandra Sabatini, cognata dell’ex assessore comunale Rampelli, e tale Carmela Puzzone, moglie del presidente della commissione Scuola, Del Balzo.
E tuttavia, nelle parole con cui in queste ore una fonte inquirente dipinge il quadro di movimenti bancari spalancato da un SOS di Bankitalia e da una guerra di dossier nel Pdl prima, e da un’indagine della Procura poi, c’è una doppia indicazione.
“Fiorito? – chiosa – Un Lusi alla amatriciana, che ragionevolmente non farà una fine diversa”.
Dove l’evocazione degradante del metodo (all’amatriciana) indica anche e soprattutto un probabile e comune approdo: il carcere.
Non fosse altro che un peculato è affare penalmente assai più serio (dai 3 ai 10 anni) di un’appropriazione indebita.
7 milioni e mezzo in 2 anni
Vediamole, dunque, le mosse di “Francone” e il suo “lavoro alla ciociara”. Almeno per quello che sin qui è possibile documentare.
Succhia nei due conti che dovrebbero alimentare le spese del gruppo regionale Pdl, di cui lui è tesoriere e dunque “padrone”.
Vengono entrambi accesi nella filiale Unicredit 30656 della Pisana (la sede della Regione) nell’estate del 2010, subito dopo le elezioni, e portano i numeri 72130 e 72093.
Il primo è destinato a saldare i mandati di pagamento necessari al funzionamento del gruppo.
Il secondo, ai rimborsi delle spese sostenute dai 17 consiglieri Pdl “per garantire il rapporto tra elettore ed eletto”.
Ebbene, tra il giugno del 2010 e il luglio del 2011, i due conti vengono svuotati per complessivi 7 milioni e mezzo di euro. Cinque milioni 976 mila escono dal 72093, 1 milione e 817 mila dal 72130.
Sui due conti, Fiorito ha la delega ad operare con Bruno Galassi, il suo “spicciafaccende”. ”
Un Fiorito in sedicesimi”, dice un inquirente.
Certamente, uno che non fa, nè si fa troppe domande.
Non fosse altro perchè l’effetto che creano le migliaia di operazioni in uscita dai due conti Unicredit (almeno 300 solo in questi ultimi due mesi) è di assoluta confusione sulle ragioni dei movimenti.
Rimborsi legittimi per altrettanto legittime spese politiche si impastano con le “privatissime” spese e gli altrettanto privatissimi appetiti di Fiorito.
Il tipo maneggia contanti, bancomat, assegni circolari e una carta di credito ricaricabile, come i soldi del Monopoli.
E – incredibilmente – quando c’è da prendere per lui – non prova neppure a dissimulare.
Due banche italiane, 4 spagnole
Fiorito si intesta dodici conti. O almeno questo è il numero di quelli già documentati con certezza.
Sette in Italia, presso filiali di Roma del “Monte dei Paschi” e della “Banca Popolare del Lazio”.
Cinque, in quattro istituti spagnoli: “Banco Santander”, “Caixa banc”, “Banco Pastor”, “Caja general del Ahorros”.
Anche se poi un altro, secondo i primi accertamenti del Nucleo valutario della Guardia di Finanza, sarebbe in Francia, neanche fosse una beffarda conferma di quell’antico adagio del popolino romano, “Franza o Spagna l’importante è che se magna”.
È un fatto che su questi dodici (o forse tredici) conti personali, Fiorito pompa 753 mila euro con 108 bonifici dalla ridicola causale “fondi per il rapporto tra elettore ed eletto” pescati dal conto Unicredit 72130 (quello del gruppo). 439 mila vengono parcheggiati su “Monte dei Paschi” e “Banca Popolare del Lazio”, gli altri 314 mila spalmati sulle quattro banche spagnole.
E parliamo, va da sè, di una fetta soltanto della torta da 5 milioni e 900 mila.
Il vortice
Perchè per avere idea del vortice in cui appozza con bulimica frenesia, con l’ebbrezza da pentolaccia in una fiera di paese, basta scorrere le singole voci in uscita del conto 72130 nei 24 mesi in cui ne è stato il “custode”.
Stacca assegni per 864 mila euro di cui non rendiconta i beneficiari.
Firma 417 deleghe di pagamento per il saldo di “contributi dei collaboratori” (quali, non è dato sapere).
Salda piccole spese con Pagobancomat per 32 mila euro. E ne preleva 235 mila.
Mentre la carta appoggiata sul conto, intestata al gruppo, ma nelle sue personali mani, viene ricaricata per 188 mila euro: 90 mila l’anno, 7 mila al mese. Fino ai rid per pagamenti ricorrenti a scadenza fissa per 47 mila euro e ai 13 mila per spese generiche.
La bulimia
Ci vorrà del tempo per venire a capo di tutti i capricci che Fiorito si è tolto con il grano pubblico.
Sappiamo della Bmw X5, della Smart, delle vacanze in Costa Smeralda. Ma nel mazzo figurerebbero anche articoli di pelletteria e ogni genere di gadget elettronico.
L’avvocato Carlo Taormina, che difende Fiorito, continua a dire che “la vicenda è solo una questione di qualificazione giuridica” del denaro grattato al conto del gruppo Pdl.
È un fatto che il tempo, per Fiorito, non sembra molto.
E che dovrà in fretta provare a mettere insieme pezzi di carta che provino a spiegare (ammesso esista una spiegazione diversa dall’evidenza) il sacco di questi due anni.
Fiorito, per altro, potrebbe essere solo l’incipit di un’inchiesta che potrebbe andare a spulciare anche i conti degli altri partiti della Pisana.
Maria Elena Vincenzi e Carlo Bonini
(da “La Repubblica“)
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