PAPA FRANCESCO: “LA GENTE MUORE DI FAME MA CI SI OCCUPA DI BANCHE”
MONITO DEL PONTEFICE PER LA MANCANZA DI ETICA NELLA VITA PUBBLICA: “VOGLIO UNA CHIESA POVERA PER I POVERI”
“A causa della crisi la gente muore di fame ma ci si occupa di banche”. Francesco cita un “midrash” ebraico sul cantiere della torre di Babele, dove “se cadeva un mattone era un dramma, se cadeva un operaio non succede niente”, nel corso dell’incontro in piazza San Pietro con i movimenti cattolici.
E avverte: “Oggi, se calano gli investimenti banche è una tragedia, ma se la gente muore di fame non succede niente”.
Per il Papa, “la testimonianza di una Chiesa povera e per i poveri va contro questa mentalità “.
Monito di Bergoglio sulla necessità dell’etica nella vita pubblica. «La mancanza di etica nella vita pubblica fa male all’umanità intera», ha ammonito.
La missione della Chiesa è non chiudersi e andare verso le periferie esistenziali. «Quando la Chiesa diventa chiusa, si ammala. Pensate ad una stanza chiusa per un anno, una chiesa chiusa è ammalata, la chiesa deve uscire verso le periferie esistenziali, qualsiasi esse siano. Gesù ci dice andate, predicate, date testimonianza del Vangelo», ha affermato il Papa nel corso dell’incontro a piazza San Pietro con i movimenti e le associazioni.
«Quello che è in crisi è l’uomo come immagine di Dio, una crisi profonda. In questo momento di crisi non possiamo preoccuparci solo di noi», ha aggiunto il Papa sottolineando l’esigenza di «non chiudersi di fronte ai problemi».
Inoltre «ci sono più martiri oggi che nei primi secoli della Chiesa, fratelli e sorelle nostri. Loro portano la fede fino al martirio, ma il martirio non è mai una sconfitta, è il grado piu alto della testimonianza».
Parole accolte dall’ovazione di 200mila fedeli.
“Il Santo Padre conosceva le domande e si era appuntato alcuni concetti su un foglio ma ha parlato completamente a braccio”, spiegano nei Sacri Palazzi.
La formula scelta per l’incontro tra Bergoglio e i movimenti ecclesiali è quella di un serrato “question time” a cui il Pontefice non si è sottratto.
La “fragilità della fede”, l’evangelizzazione, l’etica, la politica la povertà e la mancanza di lavoro, e infine la persecuzione dei cristiani: sono i temi delle quattro domande rivolte a Francesco da altrettanti esponenti di associazioni cattoliche alla veglia di Pentecoste.
“Troppe volte ci rendiamo conto di come la fede sia un germoglio di novità , un inizio di cambiamento, ma stenti poi a investire la totalità della vita. Non diventa l’origine di tutto il nostro conoscere e agire”, è un passaggio della prima domanda.
“Come lei ha potuto raggiungere nella sua vita la certezza sulla fede? E quale strada ci indica perchè ciascuno di noi possa vincere la fragilità della fede?”.
“Siamo fatti per l’infinito – ha detto la seconda rappresentante dei movimenti- eppure tutto attorno a noi e ai nostri giovani sembra dire che bisogna accontentarsi di risposte mediocri, immediate e che l’uomo deve adattarsi al finito senza cercare altro”.
“Qual è secondo lei la cosa più importante cui tutti noi movimenti, associazioni e comunità dobbiamo guardare per attuare il compito cui siamo chiamati? Come possiamo comunicare in modo efficace la fede di oggi?”.
“Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri”, è la frase del Papa citata nella terza domanda letta in piazza San Pietro da un rappresentante dei movimenti cattolici.
“E la crisi ha aggravato tutto. Penso alla povertà che affligge tutti i paesi e che si è affacciata anche nel mondo del benessere, alla mancanza di lavoro, ai movimenti migratori di massa, alle nuove schiavitù, all’abbandono e alla solitudine di tante famiglie, di tanti anziani e di tante persone che non hanno casa o lavoro”. Associazioni e movimenti, dunque, “quale contributo concreto ed efficace possiamo dare alla Chiesa e alla società per affrontare questa grave crisi che tocca l’etica pubblica, il modello dello sviluppo, la politica, insomma un nuovo modo di essere uomini e donne?”.
Infine, il quarto contributo verte attorno “ai tanti nostri fratelli che soffrono” a causa della fede, “a chi la domenica mattina deve decidere se andare a messa perchè sa che andando a messa rischia la vita”, “a chi si sente accerchiato e discriminato per la fede cristiana in tante, troppe parti del mondo”.
Da qui la domanda: “Vorremmo fare di più, ma cosa? E come aiutare questi nuovi fratelli?”.
Anche i ministri ciellini Mario Mauro (Difesa) e Maurizio Lupi (Infrastrutture e trasporti) hanno partecipato in piazza San Pietro alla veglia di Pentecoste per la quale si sono dati appuntamento a Roma 200mila fedeli provenienti da ogni angolo del pianeta.In prima fila, tra i responsabili di movimenti e associazioni cattoliche, i leader di neocatecumenali (Kiko Arguello), Azione cattolica (Franco Miano), comunità di Sant’Egidio (Andrea Riccardi), focolarini (Maria Voce), Rinnovamento nello Spirito (Salvatore Martinez).
Giacomo Galeazzi
(da “La Stampa“)
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