PAPA’ RENZI E I 500.000 EURO PRESTATI SENZA IPOTECA DALLA BANCA DIRETTA DALL’AMICHETTO DI MATTEO
NEL 2010 LA BCC DI PONTASSIEVE ELARGISCE SENZA GARANZIE IPOTECARIE IL MEGAPRESTITO, POI LA BANCAROTTA…E IL PRESIDENTE DELLA BANCA EBBE POI L’INCARICO DAL SINDACO DI FIRENZE DI GESTIRE I MUSEI DELLA CITTA’ CON INCASSI MILIONARI
Il principale creditore della società per il cui fallimento è indagato il padre di Matteo Renzi, è una banca che ha da anni fra i suoi principali dirigenti un fedelissimo dell’attuale primo ministro.
L’istituto di credito che erogò un prestito da mezzo milione senza ipoteche, mentre Tiziano Renzi era l’unico proprietario della genovese “Chil Post” poi fallita, è infatti il Credito cooperativo di Pontassieve, paese adottivo dell’attuale premier.
Dal 2008 siede nel consiglio d’amministrazione, che oggi presiede, Matteo Spanò, amico d’infanzia del premier.
Il maxi-finanziamento, finora non rientrato, è uno dei punti cruciali nell’inchiesta per bancarotta fraudolenta costata a Tiziano pochi giorni fa un avviso di garanzia.
Al termine dell’ormai consueta precisazione sulla giustizia a orologeria il procuratore Michele Di Lecce assicura che le indagini guarderanno anche a possibili «stranezze e abnormità » presenti nella lista dei creditori.
Il verbo coniugato al futuro è piuttosto indicativo dello stato dell’arte.
È passato quasi un anno dal deposito della relazione del perito nominato dal tribunale di Genova sul fallimento della Chill Post che ha portato all’accusa di bancarotta fraudolenta nei confronti di Tiziano Renzi, padre di figlio piuttosto celebre, ma siamo ancora agli inizi.
I tempi lunghi, per tutti
Con questo tipo di vicende funziona così, sostengono in Procura, dove si stupiscono dello stupore.
Quasi tutte le inchieste sui fallimenti necessitano di una proroga delle indagini, dovuta a ulteriori consulenze e accertamenti in arrivo. Tempi lunghi per tutti. Anche per chi porta un cognome eccellente.
«Sono dettati solo da esigenze processuali», dice piccato Di Lecce «Noi non prendiamo nessuno in ostaggio».
A tal proposito il procuratore fa sapere che i contributi e il trattamento di fine rapporto versati all’attuale presidente del Consiglio costituiscono «fatto lecito interno a un’azienda» e sono archiviati alla voce «affari suoi».
La vendita a condizioni particolari delle quote della Chill Post non è l’unica anomalia segnalata ai magistrati liguri.
Anche l’elenco delle aziende e delle persone che aspettano ancora di vedere i loro soldi sarà oggetto di controlli e verifiche, come confermato dal procuratore.
A vincere per distacco sugli altri pretendenti in termini di crediti da esigere è il Credito Cooperativo di Pontassieve, piccola banca con sede nel paese dove risiede Matteo Renzi, che «intorno al 2010», come afferma un alto dirigente dell’istituto, concede un mutuo da mezzo milione di euro a una azienda che opera nel Genovese, a quell’epoca già in fase terminale, che da almeno un anno, così risulta dal prospetto dello stato passivo redatto dal tribunale, aveva già smesso di pagare affitti e fornitori. Le condizioni poste dalla banca non erano draconiane.
Si tratta di un mutuo chirografario a lungo termine, che in genere viene richiesto e concesso per importi molto contenuti.
Non è stata richesta alcuna garanzia ipotecaria, ma solo la garanzia personale del richiedente o di terzi.
Il fatturato al lumicino
Nell’ottobre di quel fatidico 2010 Tiziano Renzi cederà per la cifra in apparenza simbolica di 3.878 euro l’unico ramo d’azienda produttivo e in attività , la distribuzione dei giornali in Liguria e non solo, all’azienda di famiglia presieduta da Laura Bovoli, sua moglie.
Nel 2009 e nel 2010 il fatturato della filiale genovese dell’azienda è ormai ridotto ai minimi termini.
Nonostante l’entità dell’importo, il Credito Cooperativo di Pontassieve non ha chiesto il fallimento della Chill Post. A farlo sono stati i secondi e terzi in classifica, Asti Asfalti e Mirò Immobiliare, che reclamavano rispettivamente 228.648 e 178mila euro. L’istituto toscano si è limitato a domandare in seguito l’inserimento formale nell’elenco dei creditori che intendono rivalersi sui responsabili del fallimento.
Il ruolo del Credito Cooperativo di Pontassieve
La banca del paese è l’unico filo di questa storia che in qualche modo può condurre all’attuale presidente del Consiglio.
L’attuale presidente del Credito Cooperativo di Pontassieve, in carica dal 2010, ex consigliere di amministrazione dal 2008 al 2010, è il quarantenne Matteo Spanò, amico del presidente del Consiglio fin dalla tenera età e suo uomo di fiducia.
Appena diventato sindaco, Renzi gli affidò la guida dell’associazione Muse, che gestisce gli spazi museali di Palazzo Vecchio e tutti i musei civici di Firenze, una specie di cassaforte cittadina.
L’ex boy scout Spanò, ai vertici dell’Agesci, l’associazione di categoria, è stato uno degli organizzatori della Route, l’evento che nell’agosto appena trascorso ha riunito 35 mila scout nel parco di San Rossore, con la partecipazione straordinaria, durata due giorni, di Matteo Renzi
Le eventuali colpe dei padri non devono ricadere sui figli, ma anche viceversa.
Le verifiche svolte finora dalla Procura e le candide dichiarazioni del diretto interessato hanno chiarito il ruolo molto marginale svolto nella vicenda da Gianfranco Massone, l’imprenditore piemontese di 75 anni che ha rilevato i resti della Chill Post mediante acquisto delle quote detenute da Tiziano Renzi.
A essere indagato è invece suo figlio Mariano. Non proprio un socio ma certo una figura che ricorre spesso nei complicati affari liguri del papà del presidente del Consiglio.
(da Secolo XIX e Corriere della Sera“)
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