PARTITI, PIU’ CONTROLLI E MENO SOLDI PUBBLICI
L’OBIETTIVO DI UNA LEGGE PER DISCIPLINARE LA POLITICA… IL RAPPORTO AMATO: VIGILANZA ALLA CORTE DEI CONTI… PER I SINDACATI “DISTACCHI DA DIMINUIRE”
Meno finanziamenti pubblici ai partiti e rapportati ai contributi ricevuti dai privati, con ogni singola donazione e donatore registrato su un sito internet accessibile a tutti i cittadini.
Stretta sui distacchi sindacali nel pubblico impiego.
Sono le principali proposte dei dossier Amato allo studio del presidente del Consiglio, Mario Monti.
Dopo la brevissima pausa estiva il governo ripartirà dalle nuove misure di revisione della spesa pubblica (spending review), ma metterà mano anche ai finanziamenti della politica e del sindacato.
Lo farà sulla base delle relazioni consegnate dall’ex presidente del Consiglio, Giuliano Amato, al quale il premier ha appunto dato il compito di suggerire i tagli.
A completare il quadro ci sono poi le misure per ridurre gli incentivi alle imprese, anche qui seguendo le indicazioni di un altro consulente di Monti, l’economista Francesco Giavazzi.
Infine, con la legge di Stabilità di ottobre, il governo dovrebbe varare il riordino delle agevolazioni fiscali già censite dal sottosegretario all’Economia, Vieri Ceriani.
Tutti questi interventi puntano a realizzare consistenti risparmi di spesa, innanzitutto per evitare l’aumento dell’Iva che altrimenti scatterà a luglio 2013.
Servono circa 6 miliardi di euro.
Sì ai finanziamenti alla politica
«Una qualche forma di finanziamento pubblico della politica esiste in ogni democrazia», dice Amato nel rapporto consegnato a Monti.
È così per evitare che solo i ricchi partecipino e far sì «che ogni cittadino possa accedere al processo politico, in condizioni di parità ».
Di certo, prosegue l’ex premier, «non esiste ordinamento realmente democratico che non preveda un accettabile finanziamento pubblico del momento elettorale».
Perfino negli Stati Uniti, «dove il privato la fa da padrone», si assiste alla «ripresa di un dibattito intorno alla necessità di un finanziamento pubblico».
I Paesi europei hanno tutti un sistema misto di finanziamenti, pubblico e privato.
Le risorse che arrivano dallo Stato sono di tre tipi: i rimborsi elettorali; il finanziamento diretto, «in genere destinato a partiti e a gruppi parlamentari»; quello indiretto (agevolazioni, contributi all’editoria di partito, tariffe di favore sui servizi postali, di trasporto, eccetera).
Riformare i partiti
Dopo aver passato in rassegna le principali caratteristiche dei sistemi in vigore nei Paesi europei, Amato trae le sue conclusioni, che possono essere sintetizzate in dieci punti.
1) È necessaria «una legge che disciplini e regoli i partiti politici», anche al fine di assicurare che tutte le contribuzioni siano «ancorate a garanzie minime di democrazia interna dei partiti». Bisogna insomma attuare l’articolo 49 della Costituzione, perchè solo in Italia i partiti sono semplici associazioni di fatto sottratte a vincoli e controlli. 2) Vanno «ridotti i rimborsi elettorali, in ragione di tetti di spesa da determinare con rigore per le campagne elettorali, anche ove i rimborsi siano poi parametrati ai voti». 3) Il finanziamento diretto «è ammissibile solo in ragione percentuale a quanto ottenuto dai partiti con erogazioni liberali», anche per evitare che si formino piccoli gruppi politici al solo scopo di prendere soldi pubblici.
4) Consentire i finanziamenti privati «non solo da persone fisiche, ma anche da persone giuridiche, entro limiti quantitativi e in regime di massima trasparenza».
5) Aumentare lo spazio di «accesso ai servizi». Per esempio, le «sale per riunioni ed incontri» in sedi pubbliche al fine di «ridurre il finanziamento diretto».
Un sito per la trasparenza –
6) Ogni forma di contribuzione «deve cessare con lo scioglimento» del partito.
7) Il controllo sui rendiconti e sulla gestione finanziaria va affidato alla Corte dei Conti.
8) Le modalità di erogazione devono «evitare il formarsi a beneficio dei partiti di significative liquidità ».
9) Regolamentare le lobby.
10) Come negli Stati Uniti va aperto un sito internet «che renda obbligatoriamente trasparenti e conoscibili i donatori e i finanziatori per ciascun partito e per i candidati ad ogni livello».
Meno distacchi sindacali
Nella «Nota sul finanziamento diretto e indiretto del sindacato» Amato esamina i tre canali attraverso i quali arrivano risorse alle organizzazioni dei lavoratori: i distacchi, i patronati e i Caf (centri di assistenza fiscale).
La conclusione è che ci sono margini solo sui distacchi nel pubblico impiego, che causano assenze retribuite dal lavoro corrispondenti a 3.655 dipendenti l’anno (uno su 550) per un costo di 113,3 milioni di euro.
Questa spesa si può ridurre o tagliando ancora di più i distacchi, già ridimensionati nel 2009, o mettendo le retribuzioni dei lavoratori distaccati a carico del sindacato oppure incentivando gli stessi sindacati a «utilizzare i propri iscritti in pensione per gli incarichi direttivi».
Sui patronati e i Caf, Amato suggerisce invece di non intervenire, sia perchè svolgono funzioni essenziali (riconosciute da sentenze della Corte costituzionale quelle dei patronati) sia perchè entrambi hanno già subito pesanti tagli dei contributi.
Enrico Marro
(da “Il Corriere della Sera“)
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