PD SCOSSO DAI VELENI: I “MONTIANI” ROVINANO LA FESTA A BERSANI. IL SOSPETTATO E’ VELTRONI
“CHI TIFA PER IL BIS, LAVORA CONTRO PIER LUIGI”…E I FEDELISSIMI DI BERSANI SENTONO ARIA DI CONGIURA
Poco importa che Veltroni non si faccia vedere al tempio di Adriano al think thank organizzato da Gentiloni, Morando, Tonini, Vassallo e Ceccanti insieme a varia intellighenzia di area finiana, montezemoliana, casiniana e non solo.
L’ex leader del Pd si guarda bene dal mettervi piede, se non altro perchè sa che l’occasione sarà letta dai media come un’implicita benedizione a Renzi da cui lui si vuol accuratamente tener fuori.
E quando Gentiloni argomenta che «la positiva disponibilità di Monti non vuol dire per noi un bis del governo tecnico sostenuto da una grande coalizione ABC», bensì una coalizione larga che non comprenda forze incompatibili con un discorso riformatore, dalle parti di Bersani sentono solo odor di tradimento.
«Perchè Pierluigi sostenne Veltroni in modo limpido andando in giro a fare i comizi, anche se poteva essere un competitor di quelle primarie».
Come a dire, guardate con che moneta lo ripaga Walter…Il quale però non avrà certo dimenticato quella minaccia di candidarsi contro di lui che precedette a suo tempo il convinto sostegno di Bersani.
Vecchie ruggini che non si rimuovono facilmente e che possono però dare un’idea di come i dissapori tra leader siano sempre sotto il pelo dell’acqua nel magico mondo del Pd.
Dove il tema più scottante in queste ore è che succederà nella partita a scacchi della legge elettorale: perchè di fronte al sospetto che Pdl e Udc abbiano stretto già un accordo per comprimere il premio del 55% dei seggi del porcellum, tutti si chiedono cosa farà alla fine Bersani per non restare schiacciato senza rinunciare all’unica labile garanzia di una vittoria ai punti che lo metta al riparo dal Monti bis.
«La nuova legge elettorale deve dare la possibilità a chi vince di governare», ripete il segretario, aggiungendo che «la frantumazione e la balcanizzazione con un proporzionale secco sarebbe un disastro per il paese»; senza chiarire se con quel «secco» non intenda aprire ad una qualche formula più liquida e più digeribile, tutta da scoprire.
Ma basta il refrain individuabile dietro la sfilza degli interventi al convegno dei montiani (la ex rutelliana Linda Lanzillotta, il finiano Della vedova, l’economista Zanella di «Fermare il declino» di Oscar Giannino, Andrea Romano di Italia Futura, l’ex segretario dei chimici della Cgil, Morsella e vari parlamentari) per rovinare il compleanno a Bersani.
Che sa bene come il plot andato in scena possa avere la forza contundente di una zeppa sul percorso verso Palazzo Chigi: soprattutto se un folto gruppo trasversale dentro e fuori dal Parlamento lavor
Nell’ottica di Gentiloni, battersi «perchè il Pd si proponga al centro di un’alleanza con la piattaforma Monti e confini chiari» vuol dire chiedere ai candidati alle primarie «un impegno solenne a proseguire e a non smontare il lavoro di Monti».
Ma tutti sanno bene che questo impegno solenne uno lo fa proprio cioè Renzi e uno no…
E se poi ci si interroga da dove possa nascere una maggioranza che sostenga Monti e la continuità del suo lavoro, se non da una vittoria di Renzi alle primarie, si capisce la stizza di Bersani verso chi nel Pd scommette sulla vittoria di Matteo; e sulla nascita nei prossimi giorni di una configurazione dell’area moderata più competitiva: un listone che punti al 10-15% con cui allearsi.
E che magari abbia «un copyright, se pur non autorizzato e solo criptico» del premier.
«Quando vedranno che Monti non ci sarà », ribattono gli uomini di Bersani, allora si chiederanno «e ora che facciamo?»
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