PIAZZA MAGGIORE A BOLOGNA STRACOLMA PER ROBERTO SAVIANO: “NON POSSIAMO PIU’ CHIUDERE GLI OCCHI, E’ L’ORA DI SCEGLIERE DA CHE PARTE STARE”
IERI SERA L’INTERVENTO DELLO SCRITTORE A REPIDEE
Piazza Maggiore ondeggia, è un mare di persone. Roberto Saviano è accolto da una folla alla quale vuole fare ascoltare immagini. Quando le parole sono troppe, quando a pronunciarle sono troppi, servono prove.
Le foto, guardarle, farle scorrere su un monitor. La 19, la 24, la 26, foto del suo libro In mare non esistono taxi. Sono volti, mani intrecciate, colori, pelle, viaggi. Le orecchie si possono chiudere con le mani, agli occhi basta un attimo. Non chiudete gli occhi, è il suo appello, non tappatevi le orecchie ma guardate le immagini, tenetevele di fronte a lungo, occhi negli occhi. “Ci vuole coraggio per osservare”. Abbiamo tutti paura, la paura si sconfigge solo insieme.
Saviano è un fiume di parole che prova a sfidare quel mare da cui arrivano esistenze, vite, non nemici. “Parlare di queste storie significa esporsi personalmente, pagare una penitenza, parlare di propaganda significa prendersi le conseguenze Testimoniare è questo, senza fare calcoli. Le foto sono lì, sono testimonianze”. La verità non ha bisogno di troppe parole, ora non può permettersi neanche il tempo, “guardate in un attimo” chiede, implora.
Scivolare sul mare è difficile, farsi entrare dentro la fotografia di un bambino morto a pancia in giù con la faccia schiacciata nella sabbia è dolore.
“Spesso viene detto che parlare di migranti significa dare spazio a Salvini. Perchè ‘loro’ vogliono che se ne parli. Antimafioso, che poi sceglie come suoi uomini, persone che in Calabria hanno fatto affari con la ‘ndrangheta. Abbiamo ambiguità , parole”. Parole controvento.
Rumore social, tweet, botta e risposte, slogan, cinismo. Contro le parole le fotografie. “Perchè sono senza giudizio”, lo lasciano a chi le guarda, anche solo per un attimo prima di chiudere le palpebre.
“Dire la mafia fa schifo è un trucco” dice Saviano. Conosce quel terreno, va veloce, sfida il poco tempo di fronte a una piazza che non è impaziente. “Tutti i mafiosi e i boss oggi dicono che la mafia è una merda. Riina non l’avrebbe fatto, erano altri tempi, ma ora è diverso, ora i boss moderni dicono che mafia è un’invenzione dei giornalisti. E per smontare questo trucco devi avere strumenti, leggere tanto, serve tempo. E allora la balla della mafia dei migranti, che portano droga, ma non c’è un solo soffio d’erba dei migranti che non sia gestito dai camorristi italiani”.
E così oggi è propaganda, una parola difficile, che sa di altri anni, che dice, le Ong sono il male, sono taxi. “Qui siamo tutti meridionali”, continua veloce lo scrittore, “eppure ora ci siamo dimenticati quello che la Lega ha fatto, tutta le responsabilità che ha avuto contro il Sud d’Italia. La lotta ai meridionali era una lotta loro ma è stato dimenticato. Sapete perchè i meridionali non hanno votato alle elezioni europee? Perchè un voto costa, vale denaro, ma alle Europee non vale niente. Perchè non portano sindaci, non portano niente”.
Il gioco delle tante carte, molto più di tre. “Ci stanno dicendo che muoiono meno migranti in mare, non è vero, quello che succede è che stanno eliminando i testimoni, le Ong sono testimoni. Le fotografie, testimonianze.
“Devono usare questo spazio, ogni spazio per diffondere informazioni. Succede questo. I migranti arrivano in Libia da ogni tipo di luogo. Pagano, partono, finchè la guardia costiera libica li prende, non li rimanda a casa, ma li sequestra e li porta nei centri di detenzione. Così, una volta lì, i migranti devono pagare. Il telefono è l’unica cosa che ti salva. E questo sarebbe il porto sicuro?”
Saviano è un’onda controcorrente, “tutto quello che succede, tutte le balle che raccontano sono solo bugie” dice conciso. Solo menzogne. “Ora le Ong sono criminalizzate, chi aiuta è percepito come complice, ma è propaganda. E non è più pensabile interloquire con un pezzo di mondo che continua a mentire. Ora si può mostrare, si deve incidere”. Non avere paura.
“Fa paura ora mettersi contro questo sistema. Perchè è forte, armato di dossier e coltellate social. C’è paura perchè ora c’è un uomo che sequestra striscioni innocui, che indossa la divisa della polizia, c’è un ministro che gioca con l’ambiguità . Lui fa tweet, esce dall’impasse di domande fatte in una trasmissione. Questa paura la possiamo vincere solo uniti, è difficile non avere paura. Ma possiamo fare squadra, forti, insieme all’interno di un percorso, e io credo nella possibilità che abbiamo di mostrare, nella forza di raccontare”.
Senza avverbi, senza digressioni, nè giri di parole. “Matteo Salvini non è una brava persona, smettiamo di raccontarcela, siamo di fronte a qualcuno che sta trasformando il nostro Paese”. Potrebbe chiudere, la sua ora è finita, la piazza continua a ondeggiare, delle parole resterà l’eco, di un’immagine forse uno sguardo. “Voglio chiudere con la foto 26, quella di una bambina siriana”. E’ sdraiata, le gambe accavallate, lo sguardo perso, è una bambina che “si è salvata tenendosi attaccata a un cadavere. Per vivere si è tenuta a un morto che galleggiava nel mare dove non si scivola.
“Io sono convinto che molte persone che stanno seguendo questa propaganda rifuggono il ragionamento e stanno lì, a cercare di sopravvivere, risolvendo un dolore attaccandosi al corpo morto di una finzione”.
Qualcosa si può ancora fare, bisogna riuscire a ridare significato alle parole. “Grossman dice che in nome della giustizia vengono fatte stragi. Per ora questo senso di giustizia che si diffonde sta portando solo sofferenza e dolore. Io non mi fido più della loro giustiza, mi fido della bontà , perchè non ha necessità di capire niente”.
Siamo stati capaci di permettere a qualcuno di degradare la bontà . “Oggi il cinico è autentico e il contrario paraculo. Don Peppe Diana diceva una cosa bellissima: a me non importa sapere chi è Dio ma da che parte sta. L’unica cosa che ci resta è sapere da che parte stare”.
(da “La Repubblica”)
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