PONTE SULLO STRETTO, INTERVISTA A MARCO PONTI: “SPERO SIA UN COLPO DI SOLE, MEGLIO SPENDERE SOLDI PUBBLICI PER PICCOLE OPERE”
IL DOCENTE DEL POLITECNICO: “SI CERCA SOLO IL CONSENSO ELETTORALE”
Sulle prime, commentando il cambio di rotta del premier Renzi sul Ponte sullo Stretto, il professore Marco Ponti, docente al Politecnico e uno dei massimi esperti in Italia di economia dei trasporti, la butta sul ridere: “Sarà un colpo di sole”.
Poi però, quando la discussione torna seria, Ponti mette in fila tutte le sue perplessità , non nascondendo una certa sorpresa, visto che il docente è, tra le altre cose, anche autore delle proposte in materia di trasporti nel libro di Yoram Gutgeld, fedele consigliere del presidente del Consiglio e oggi Commissario per la spending review.
“Era una dura analisi contro le grandi opere berlusconiane”.
Qualcosa non torna: ”Mi sembra che questa uscita manifesti invece il sorgere di un’ideologia molto berlusconica”.
Chiariamolo subito: realizzare il Ponte sullo stretto è una scelta giusta o sbagliata?
“Tutto si può fare, ma visto che i soldi pubblici sono pochi bisogna vedere se è un investimento sensato o no. Per decidere, innanzitutto occorre assolutamente fare analisi economiche e finanziarie “terze”, cioè ‘non chiedere all’oste se il vino è buono’, comparative – in cui si confrontano diverse infrastrutture tra loro, e diverse soluzioni tecniche -, e trasparenti. Poi non è che devono decidere gli economisti, tocca sempre ai politici, ma occorre un dibattito democratico sulle priorità che sia basato su analisi solide, come si usa nei paesi sviluppati. Soprattutto se i soldi pubblici sono pochi, e i bisogni sociali molti e urgenti. In questo caso, dal punto di vista dell’utilità ci sono serissimi dubbi. Per dirla in parole povere: un ponte serve se ci passa tanta roba”.
Non sarebbe così per il ponte sullo Stretto ?
“Direi di no. Sia dal punto dei vista dei passeggeri sia da quello delle merci”.
Non ci sarebbero abbastanza passeggeri?
“Bisogna considerare quelli di lunga distanza e quelli di breve. Per i primi l’aereo low cost è vincente come alternativa tanto in termini di tempi quanto in termini di costi, rispetto a auto o treni. Per i secondi dobbiamo considerare che il ponte collegherebbe due grossi conglomerati — Messina e Catania con Reggio Calabria – , ma Il Ponte sarebbe scomodissimo, troppo a nord, il baricentro è lontano. Si sale molto in alto, si percorre il tragitto e poi bisogna scendere di nuovo. Bisogna ricordare che parliamo di un’infrastruttura altissima”
Le merci?
“Per la lunga distanza restano più convenienti le navi come alternativa. Per i traffici di breve distanza, tra Sicilia e Calabria, è difficile che ci siano scambi importanti”
Quindi è un’opera inutile?
“Ogni infrastruttura serve. Ma serve in relazione ai soldi che costa. Questa non mi sembra un’opera urgente. Dal punto di vista macroeconomico poi, molti studi dimostrano che ogni euro pubblico speso rende di più se speso in tante piccole opere, piuttosto che in poche grandi infrastrutture. Le prime sì che occupano un sacco di gente. C’è un problema però”.
Quale?
“Che quelle non creano consenso. Posso dire in campagna elettorale: ho migliorato la rete stradale, ma in termini di ritorno di voti non mi porta nulla. Non è visibile come una grande infrastruttura come il ponte”.
L’opera è imponente, quali sono le principali difficoltà nel realizzarla?
“Sarebbe il ponte sospeso più lungo del mondo, bisogna immaginare che i pilastri saranno alti 300 metri, come la Tour Eiffel. Le fondazioni di questi pilastri hanno delle dimensioni enormi, mai sperimentati,con effetti endotermici che non si possono prevedere”
Si è parlato recentemente anche della possibilità di realizzare l’opera solo per la ferrovia
“Sarebbe una follia. Se è per questo allora converrebbe solo stradale per il tipo di struttura. La domanda ferroviaria è piccolissima rispetto a quella stradale. Mi viene in mente che l’ex governatore Cuffaro prima di avere altri problemi aveva proposto la costruzione di un tunnel sotterraneo tra Sicilia e Tunisia. Quando si parla di sprecare soldi pubblici non c’è mai limite alla fantasia”.
Flavio Bini
(da “Huffingtonpost”)
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