PRODI A RENZI: “CAMBIARE POLITICHE, NON SOLO POLITICI, OPPURE IL NUOVO PARTITO INVECCHIA PRESTO”
“LA CLASSE MEDIA SI E’ IMPOVERITA, L’ASCENSORE SOCIALE SI E’ FERMATO A META’ E DENTRO SI SOFFOCA”
“Cambiare politiche, non solo politici”. È questo il consiglio che Romano Prodi consegna a Matteo Renzi dopo la sconfitta del Pd alle elezioni amministrative.
In un’intervista alla Repubblica, l’ex premier afferma che “se non cambiano le politiche, il politico cambiato si logora anche in due anni”.
Secondo il Professore il voto esprime la reazione della classe media che si impoverisce, “l’ascensore sociale si è bloccato a metà piano e dentro si soffoca” e la rabbia premia i populismi, in tutta Europa, in tutto il mondo.
La strada, spiega Prodi, passa da “progetto e radicamento popolare. Il cambiamento possibile, fatto entrare nel cuore della gente. Il solo ad averlo capito è papa Francesco”.
“Non basta guardare il voto di questa o di quella città . C’è un’ondata mondiale, partita in Francia, ora in America. Lo chiamano populismo perchè, pur nell’indecifrabilità delle soluzioni, interpreta un problema centrale della gente nel mondo contemporaneo: l’insicurezza economica, la paura sociale e identitaria” […] “La paura di non farcela è tremenda ma non immaginaria. La chiami iniqua distribuzione del reddito, ma per capirci è ingiustizia crescente. Quando chiedo ai direttori di banca: quanti dipendenti avrete fra dieci anni?, mi rispondono: meno della metà . L’iniquità post-Thatcher e post-Reagan si è sommata alla dissoluzione della classe media, terribile tendenza di tutte le economie sviluppate e di mercato, e sotto tutti i regimi”.
Nel voto ai 5 Stelle c’è anche una rivolta morale, ma soprattutto una rivolta contro le diseguaglianze.
“La disonestà pubblica peggiora le cose, ma la radice è la diseguaglianza. Ci siamo illusi che la gente si rassegnasse a un welfare smontato a piccole dosi, un ticket in più, un asilo in meno, una coda più lunga… Ma alla fine la mancanza di tutela nel bisogno scatena un fortissimo senso di ingiustizia e paura che porta verso forze capaci di predicare un generico cambiamento radicale”.
Chi ha rottamato, rischia di essere rottamato a sua volta. In brevissimo tempo. Personalizzare la politica è una soluzione che non risolve.
“Se non cambi le politiche, il politico cambiato invecchia anche in un paio d’anni… C’è sempre un’usura, e corre veloce. La mancanza di risposte efficaci logora. E al momento si sente la mancanza di risposte che affrontino il problema delle paure e delle cause reali delle paure”. […] “Quando governi, devi dare operativamente il messaggio che sai affrontare i problemi, e questo non lo puoi fare senza il coinvolgimento di una forte base popolare nel cambiamento delle politiche. Devi dimostrare di capire e di andare incontro ai problemi. Il rinnovamento per il rinnovamento non è una risposta sufficiente”. […] “Di fronte alla crisi la prima risposta è sempre quella della forte personalizzazione, sia da parte dei governi che dei populismi. Ma dura poco, perchè la realtà la mette alla prova dei fatti. La gente vota i politici perchè spera che cambino le cose, la personalizzazione è un riflesso. Infatti in queste elezioni hanno vinto dei volti sconosciuti. La personalizzazione non regge se non cambia le cose, o non dà almeno la speranza concreta di poterle cambiare”.
(da “Huffingtonpost“)
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