QUANDO PER RENZI E IL PD IL PONTE SULLO STRETTO ERA “INUTILE E COSTOSO”
“E’ COME IL CAVIALE ED E’ UN CAPITOLO CHIUSO”… DA GIACHETTI A FINOCCHIARO, DA BERSANI A FASSINO, DA GUTGELD A FRANCESCHINI: ERANO TUTTI CONTRARI
“I siciliani non hanno l’acqua ma presto, grazie al Ponte sullo Stretto di Messina, avranno pronta una via di fuga”.
No, a parlare non è un esponente della minoranza Pd o un grillino critico nei confronti della mossa annunciata dal premier Renzi mentre Messina fa ancora i conti con la mancanza d’acqua. Ma Roberto Giachetti.
E’ il 6 giugno 2002 e il giudizio del vicepresidente super renziano della Camera sul progetto di Silvio Berlusconi di creare un collegamento tra Messina e Reggio Calabria è caustico
L’ex governatore della Sicilia Toto’ Cuffaro la definì “la madre di tutte le infrastrutture e la porta d’ingresso per il corridoio Palermo-Berlino”.
Oggi il Ponte sullo Stretto torna a far parlare di sè, dopo che il presidente del Consiglio ha anticipato a Bruno Vespa che sì, “si farà “, ma solo dopo aver risolto le emergenze infrastrutturali della Sicilia.
Eppure il Ponte non è mai stato nell’agenda dei partiti di sinistra che, anzi, spesso in passato si sono scagliati contro il progetto su cui Berlusconi ci ha messo la faccia e la firma, nel salotto proprio di Bruno Vespa. Gli eterni ritorni.
Nel Pd in molti hanno iniziato a fare stretching perchè i salti carpiati che dovranno fare saranno piuttosto impegnativi.
Occorre un certo sforzo. Sono tanti infatti i dem che in passato hanno bocciato il progetto che vuole unire Calabria e Sicilia. Il refrain, negli anni, è stato ripetuto fino allo sfinimento: “Con tutti i problemi che ci sono nel Meridione, il Ponte non è nelle priorità “.
Nemmeno oggi lo è, ci ha tenuto a precisare il ministro dei Trasporti Delrio.
Eppure, quello che in molti consideravano un “capitolo chiuso” è tornato in agenda.
E in maniera sorprendente, se si pensa che lo stesso Renzi non aveva mai manifestato interesse per l’opera.
Durante la Leopolda 2010, insieme all’allora amico Pippo Civati, mise nero su bianco che il Ponte sullo Stretto di Messina non era nei suoi programmi. E’ scritto nella Carta di Firenze, il documento dei “rottamatori per una nuova Italia”: “Ci accomuna – si legge – il bisogno di cambiare questo Paese, un Paese dalla parte dei promettenti e non dei conoscenti. Che permetta le unioni civili, come nei Paesi civili; che preferisce la banda larga al Ponte sullo Stretto”.
Due anni dopo, a ottobre 2012 in visita a Sulmona, Renzi mostra un certo disappunto solo per il fatto che il Ponte sia argomento di dibattito politico: “Continuano a parlare del Ponte sullo Stretto di Messina, ma io dico che gli 8 miliardi li dessero alle scuole per renderle più moderne e sicure”.
Si dirà , Renzi ha messo dei paletti alla realizzazione dell’opera.
Paletti ben più stringenti li aveva messi durante la campagna per le primarie contro Bersani: “Il ponte sullo Stretto è una brutta pagina da chiudere”, disse il premier. Un’opera “faraonica mentre pochi giorni fa le case sono cadute sotto la frana a Messina. E’ veramente una presa in giro inqualificabile solo proporla, se si vuole far ripartire l’edilizia si metta in campo un grande piano di manutenzione delle scuole italiane che cadono a pezzi”.
Un giudizio netto, quello di Dario Franceschini, espresso il 14 ottobre 2009 in risposta all’annuncio di Berlusconi dell’inizio dei lavori per il dicembre successivo.
“Lo considererei un capitolo chiuso”, disse il ministro allora dell’Ambiente Andrea Orlando, a fine luglio 2013.
Chiuso non lo è ancora, nonostante l’ex segretario dei Ds Piero Fassino avesse già detto, il 15 gennaio 2006, che “il rapporto costo-benefici non regge: il ponte sullo Stretto costa troppo per essere un ponte ed è un’opera avulsa da strategie”.
Giuseppe Lumia, uno dei pochi dem che ha subito salutato con favore l’annuncio di Renzi, a luglio 2006 era molto dubbioso: “Il fatto che il Ponte sia un’opera opportuna e necessaria in un Sud che ha ancora poche e inadeguate autostrade, le cui linee ferrate sono ancora per la maggior parte quelle dell’Ottocento, in cui interi territori sono privi di servizi essenziali come l’acqua corrente, qualcuno dovrebbe ancora dimostrarcelo concretamente”.
Concretamente, il premier ha previsto che due miliardi in investimenti dovrebbero bastare per risolvere gli annosi ritardi della punta d’Italia.
Ma i dubbi di Lumia erano difficili da eradicare: “Sorprendono, e non poco, l’entusiasmo e l’attivismo del precedente governo e dell’attuale opposizione verso un’opera costosissima e forse inutile”.
Per la senatrice Anna Finocchiaro il Ponte era come il “caviale”: “Ha ragione il vicepresidente di Confindustria, quando dice che il Ponte è il caviale, mentre il pane sono le strade, ferrovie e i porti per la mobilità interna in Sicilia”.
Siamo ad aprile 2008 e Finocchiaro è la sfidante di Raffaele Lombardo alla presidenza della Regione Siciliana: “Qui – dichiarò da Bivona, agrigentino – spostarsi rapidamente da un paese all’altro è praticamente impossibile. Le strade sono tortuose e dissestate. In Sicilia ben prima del Ponte sullo Stretto, molto prima del Ponte – rimarcava – servono strade, ferrovie e porti perchè possano spostarsi le persone e le merci”.
Nel suo tour della Sicilia tornò sull’argomento: “Ho incontrato decine di migliaia di persone – disse a Modica – ma nessuno mi ha chiesto il ponte sullo Stretto. Mi hanno chiesto strade, collegamenti, porti, interporti ma non il ponte. L’idea del project financing per il Ponte non ci piace perchè non consente controllo di legalità e sicurezza. Nell’idea del Ponte c’è sotteranea l’idea minoritaria e perdente che la Sicilia sia l’ultima provincia dell’Impero”.
Un anno dopo, Finocchiaro non ha cambiato idea: “Se mai verrà realizzato, è chiaro che il Ponte costerà molte decine di miliardi di euro ed è altrettanto chiaro, a questo punto, che la spesa graverà sui cittadini italiani, anche se non è affatto una priorità “.
Il consigliere economico di Renzi Yoram Gutgeld, in un’intervista a Formiche.net, parlò dell’infrastruttura in questi termini: “Bisogna superare la gestione dissennata dei fondi comunitari, oscillante tra opere faraoniche, miliardarie e inutili come l’Alta velocità o il Ponte sullo Stretto e investimenti da poche decine di milioni di euro. Entrambi finalizzati a un immediato consenso politico”.
Gennaro Migliore è andato oltre. L’ex capogruppo di Sel folgorato dal renzismo infatti non solo in passato ha aspramente criticato il progetto ma è anche sceso in strada per protestare, fianco a fianco, con il comitato “No Ponte”.
L’8 agosto 2009, Migliore fa parte del fiume di gente che, radunatosi a Piazza Cairoli, ha attraversato Messina per dire no al progetto: “Siamo qui – disse l’ex vendoliano – per opporci ad un capriccio del governo che vuole realizzare un’opera inutile. Si tratta di un’infrastruttura pericolosa per i cittadini e per le casse dello Stato, della quale non abbiamo bisogno”.
Pericolosa o meno, la porta d’acceso al “corridoio Palermo-Berlino”è comunque entrata di diritto nell’agenda di Matteo Renzi.
A novembre 2015.
(da “Huffingtonpost”)
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