QUANTO CI COSTA LA FINE DEL QUANTITATIVE EASING?
SECONDO L’OSSERVATORIO SUI CONTI PUBBLICI 800 MILIONI QUEST’ANNO E 3,7 MILIARDI NEL 2019
Quanto costerà all’Italia la fine del Quantitative Easing annunciata ieri da Mario Draghi?
Mentre per BTP, mutui e tassi la questione è diversificata, per i conti pubblici il prezzo da pagare lo ha calcolato l’Osservatorio sui Conti Pubblici di Carlo Cottarelli, secondo il quale la fine del piano costerà 800 milioni di interessi in più da pagare quest’anno, circa 3,7 nel 2019.
Risorse con le quali — a titolo di esempio — Luigi Di Maio avrebbe potuto finanziare il superamento della legge Fornero.
In queste condizioni la manovra per il 2019 non potrà essere finanziata tutta in deficit, nè rinunciare a coperture certe.
«Non sarei troppo pessimista», dice invece alla Stampa il capoeconomista di Intesa Sanpaolo Gregorio De Felice. «Da ottobre il piano andrà avanti altri tre mesi e per un ammontare lievemente più alto di quello che avevamo previsto», ovvero quindici miliardi al mese e non dieci.
«Contribuirà in positivo anche il reinvestimento dei titoli già in portafoglio. Ciò detto, è vero: stiamo entrando in una nuova era». Il piano è stato un enorme vantaggio per gli Stati, ma anche per molte grandi aziende quotate che emettono obbligazioni, acquistate a mani basse da Francoforte.
In ogni caso, spiega oggi Il Sole 24 Ore, il presidente Mario Draghi ha rafforzato la forward guidance annunciando l’arrivo del primo rialzo dei tassi più arretrato delle attese prevalenti che puntavano a metà anno, non avverrà prima dell’estate inoltrata 2019 perchè «almeno» fino ad allora resteranno i livelli attuali di 0%, 0,25% e -0,40%.
(da “NextQuotidiano”)
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