QUARTA GIORNATA, FUMATA NERA: VOTI A MATTARELLA E DI MATTEO, IL CENTRODESTRA SI ASTIENE, SI RAGIONA SU BELLONI
DRAGHI TELEFONA A BERLUSCONI CHE LO RENDE SUBITO NOTO
Quarta votazione: quarta fumata nera. Da oggi bastava la maggioranza assoluta per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. E invece è stata la replica dei giorni precedenti: la somma delle 261 schede bianche e dei 441 astenuti e i voti a singoli candidati hanno reso impossibile il raggiungimento del quorum a quota 505.
Il più votato è stato ancora Sergio Mattarella con 166 voti, seguito da Nino Di Matteo 56 (indicato dai parlamentari ex M5S de l’Alternativa al posto di Paolo Maddalena), Luigi Manconi 8, Marta Cartabia 6, Mario Draghi 5, Giuliano Amato 4, Pierferdinando Casini 3, Elisabetta Belloni 2.
M5S, Pd e Leu hanno votato scheda bianca, lo stesso ha fatto Italia viva.
Il centrodestra si è astenuto ma disposto “a votare un nome di alto valore istituzionale”. Aggiungendo che la Lega non voterà Pierferdinando Casini “proposto da sinistra” ed “eletto con il Pd”, sottolinea Matteo Salvini.
Il centrosinistra, riunito poco prima del voto, riconferma la propria “immediata disponibilità ad un confronto per la ricerca di un nome condiviso super partes, in grado di rappresentare tutti gli italiani”, si legge nella nota congiunta di Pd, M5S e Leu. Mentre a Fdi non dispiacerebbero Sabino Cassese ed Elisabetta Belloni.
“Nomi tirati lì senza una discussione politica. Ogni giorno se ne fa uno”, stoppa Matteo Renzi.
“Belloni? Un profilo alto ma non giochiamo a bruciare nomi”, ragiona Luigi di Maio. Mentre dal Pd l’ipotesi della direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza viene giudicato come un nome “plausibile” ma “bisogna arrivare al momento del confronto”.
La quinta votazione per l’elezione del presidente della Repubblica si svolgerà domani alle ore 11. Lo ha comunicato in aula il presidente della Camera Roberto Fico. Quindi non si procederà alla doppia votazione, come era stato suggerito da alcuni esponenti politici ieri e oggi.
Per decidere sull’eventuale variazione dell’organizzazione, passando al doppio scrutinio quotidiano, si devono pronunciare i presidenti di Camera e Senato, riunendo le conferenze dei capigruppo congiuntamente.
(da agenzie)
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