QUELLA FOTO CHE RACCONTA COME GIORGIA MELONI GESTISCE L’EGO DEI MASCHI ALFA
DA BERLUSCONI A RENZI E CONTE, QUELL’ATTITUDIME NAZIONALE A FARE GLI ITALIANI “AMICI DI TUTTI”
Magari sono solo photo-opportunity costruite con abilità, un modo per dire: sono io la compagna di banco, l’amica di sempre
che i grandi del mondo cercano per confidarsi. Ma le foto del G7 in Canada, la panchina condivisa con il presidente Usa e più ancora le chiacchiere all’orecchio con Emmanuel Macron mentre un torvo Donald Trump prende posto al tavolo dei Grandi, rivelano almeno due cose. La prima è l’abilità con cui Giorgia Meloni gestisce l’evidente super-ego dei maschi alfa, o presunti tali, con i quali si confronta ai tavoli internazionali. La seconda è la persistenza anche in politica di un modo d’essere tipicamente nazionale, quell’attitudine alla confidenza che un po’ è furbizia un po’ adesione allo stereotipo: italiani amici di tutti.
Ci sono precedenti. Silvio Berlusconi innanzitutto, che tuttavia esagerava con la propensione alla commedia, all’albertosordismo. Le corna al summit dei ministri degli Esteri europei, il cucù ad Angela Merkel, l’ostentata ammirazione per le forme della signora Michelle Obama suscitarono più sconcerto che empatia. Pure Matteo Renzi fu protagonista di
una straordinaria galleria di allegritudine da summit, che raggiunse il culmine negli incontri con Barak Obama dove non c’è scatto che non evochi una reunion tra compagni del liceo o del calcetto. Giuseppe Conte, figuriamoci: foto sorridente con Trump e doppio pollice alzato, foto sorridentissima con mano sulla spalla di Trump, foto super-sorridentissima col naso a dieci centimetri da quello di Trump (che al contrario risulta sempre vagamente ingrugnito)
Meloni è in scia con questa tradizione, con una differenza non da poco. È donna, e alle donne di solito viene richiesto maggior cipiglio, affinché non si dica in giro che ocheggiano, sfarfalleggiano, sono da meno dei seriosi uomini in grigio da cui sono circondate, e dunque ogni precedente noto – sono pochi: la Thatcher, la Merkel, al limite la regina d’Inghilterra e attualmente Ursula von der Leyen – negli incontri internazionali ha scelto piuttosto una estrema compostezza e la faccia da poker di chi si corazza contro il mondo. Per la premier italiana, tutto icontrario. Ha scoperto che la simpatia è uno dei pochi strumenti in mano al leader di un Paese senza grandi carte economiche, militari, strategiche, e che questi potentissimi in doppiopetto, tunica, persino kefiah, non riescono a non sorridere a una signora che gli sorride.
Di più: la simpatia ripaga. Persino la sfilata di arabi barbuti al seguito di Mohammed bin Salman nella recente visita a Riad ha rinunciato all’abituale cipiglio e all’esigenza di mantenere la distanza da una che è pur sempre una donna (da loro poca cosa, sottoposta all’autorità maschile dalla nascita alla morte). Il presidente albanese Edi Rama, in teoria un suo avversario lungo le coordinate destra/sinistra, si inginocchia scherzosamente al suo arrivo, a mani giunte sotto la pioggia: uno gioco tra buoni compagni che si ripete a ogni incontro. Narenda Modi, primo ministro del colosso indiano, si presta volentieri al video-selfie da gita scolastica: “Hallo from the Melo-dy team”, hastag virale, oltre un milione di visualizzazioni, seguiranno interviste
cliccatissime sugli italiani, sulla pizza, e un costante interesse dei tabloid indiani per le “diplomatic vibes”, le vibrazioni diplomatiche che si registrano tra i due a ogni incontro sulle piazze internazionali.
Commedia all’italiana, dicono i critici, faccette, finzione un po’ sbracata, molto romana o meglio romanesca, a uso di una leadership che combina poco in casa e quindi ha deciso di giocarsi tutto sull’effetto amici miei in trasferta. Bisognerebbe tuttavia esplorare un dubbio e decidere qual è la recita, la Meloni stentorea e talvolta arrabbiatissima che vediamo ogni tanto nel nostro Parlamento o quell’altra, quella che persino con un ex-arcinemico come Macron riesce a trovare la confidenza affabile del sussurro all’orecchio. Mistero, anzi boh, come dicono a Roma.
(da astampa.it)
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