RENZI CERCA L’AIUTINO, L’EUROPA NON CEDE
BRUXELLES NEGA TRATTATIVE CON LA UE PER PIÙ FLESSIBILITà€…PADOAN ALLA BCE: “OGNUNO FACCIA LA SUA PARTE”…. L’EFFETTO ELEZIONI È GIà€ FINITO
La risposta europea, formalmente, si limita a un “no comment”.
Riferendosi all’ipotesi di una “trattativa segreta” tra la Commissione Ue e l’Italia su “flessibilità in cambio di riforme”, rilanciata ieri dai quotidiani Repubblica e Messaggero, Simon O’Connor, portavoce del commissario Ue per gli Affari economici, ha detto: “Non commentiamo questa congettura. Lo stato delle finanze pubbliche sarà analizzato in autunno”.
La sostanza delle parole del funzionario Ue, però, si trova da un’altra parte: “È troppo presto — spiega O’Connor — per aggiornare le stime del deficit 2014, questo sarà fatto nelle previsioni di novembre e saranno la base per la nostra valutazione della legge di stabilità del prossimo anno”. Per Bruxelles, quindi, i numeri sul tavolo restano quelli fissati finora, stabiliti dal Documento di economia e finanza varato dal governo Renzi lo scorso aprile e che resta il testo di riferimento: “Come raccomandato a giugno, l’Italia deve dare stretta esecuzione a quanto previsto nel Def, ed ovviamente la raccomandazione è ancora valida”.
La differenza tra le indiscrezioni di ieri e quanto riferito dal portavoce europea può essere stimata in 6-9 miliardi di euro. Una cifra non indifferente.
Quanto l’Italia sia appesa all’Europa si misura anche nelle parole del ministro Piercarlo Padoan che, rivolgendosi alla Bce di Mario Draghi, invita “tutti a fare la propria parte”.
L’Italia farà le riforme ma la Banca centrale “faccia salire l’inflazione al 2%”.
Se fino a qualche settimana fa, il governo renziano era fiero e sicuro delle proprie risorse, prima fra tutte il 40,8% ottenuto alle Europee, ora è chiaro che nella crisi tutti hanno bisogno di tutti.
E l’Italia ha bisogno di appigli fuori dai confini nazionali. Siano essi la Bce o la Commissione. Secondo le indiscrezioni di ieri, da qualche settimana sarebbe in corso una trattativa per aumentare la flessibilità nell’applicazione dei parametri europei.
In particolare andrebbe rivisto l’obbligo, previsto dal Fiscal compact, per i paesi il cui debito supera il 60% del Pil di convergere verso l’obiettivo di pareggio di bilancio con un miglioramento annuale dei saldi pari ad almeno lo 0,5%.
Un parametro che potrebbe essere ridotto allo 0,25%.
Allo stesso tempo, non sarebbe obbligatorio rispettare nel 2015 l’obiettivo fissato nell’ultimo Def di un rapporto deficit/Pil all’1,8% spostando il limite attorno al 2,2-2,4%.
La differenza tra l’obbligo all’1,8 e quello al 2,2-2,4 è, appunto, di 6-9 miliardi di euro.
Una cifra più che necessaria al governo per evitare di intervenire con tagli pesanti nella prossima Legge di Stabilità .
Della trattativa segreta a Roma non si parla. Da Palazzo Chigi non viene nessuna smentita ufficiale ma nemmeno conferme informali.
Il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei (vedi intervista sotto), tra gli economisti dell’entourage renziano, dice di non saperne nulla.
In questo quadro spiccano le parole di Padoan, soprattutto per l’accusa mossa alla Bce. Chiedere che “tutti facciano la propria parte”, infatti, significa ammettere implicitamente una critica all’istituzione guidata da Mario Draghi.
Tanto più che Padoan ammette l’errore nelle previsioni economiche (come fare altrimenti, ormai?) ma, soprattutto, indica in almeno 18 mesi il tempo necessario a vedere i risultati delle riforme annunciate dal governo.
“Sono fiducioso che le riforme che stiamo realizzando dispiegheranno i loro effetti nel medio termine, che significa nei prossimi due anni”.
Un tempo che gli attuali accordi europei, a cominciare dal Fiscal compact, non assegnano all’Italia. Le parole di Padoan, comunque, sono importanti.
Come riporta il lungo articolo dedicato ieri dal Corriere della Sera al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel dare pieno sostegno al governo Renzi considera “la vigilanza” di Padoan “un riferimento e una garanzia” per la “sua autorevolezza e competenza”. Parole che il sospettoso Mattinale di Renato Brunetta legge come un “commissariamento” del premier per conto del Quirinale.
Come Renzi , comunque, anche Padoan è convinto che saranno le riforme a fare la differenza. E sarà questo il tormentone delle prossime settimane.
“Sblocca Italia”, riforma del mercato del lavoro, della giustizia, della scuola, etc. saranno gli elementi del “Big bang” che il governo vuole far scoppiare per guadagnarsi la “credibilità ” necessaria. In ogni caso, una qualche trattativa con Bruxelles andrà fatta.
E non potrà che essere una trattativa a tutto campo. Basata non solo sui numeri della prossima Legge di Stabilità ma anche sugli equilibri interni alla Commissione che saranno discussi il prossimo 30 agosto.
A cominciare dal nome di Federica Mogherini alla guida della Politica estera.
Salvatore Cannavò
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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