RENZI GRIDA AL LADRO, MA SUI CORROTTI FERMA TUTTO
IL GOVERNO HA RINVIATO IL DECRETO CON I POTERI A CANTONE
“Il problema della corruzione non sono le regole che non ci sono, sono quelle che non si rispettano. Un politico che viene indagato per corruzione io lo indagherei per alto tradimento. Uno che prende tangenti tradisce la fiducia, l’onore su cui aveva giurato”. Matteo Renzi, dopo l’ennesima retata di arresti, quella sul Mose, usa parole forti, nella conferenza stampa dopo il G7 di Bruxelles.
Però mentre annuncia “per le prossime ore, i prossimi giorni” nuove norme sull’anticorruzione chiarisce: “Non possiamo dire sempre che il problema sono le regole, sono i ladri”.
Una notazione quasi antropologica, che però tradisce le difficoltà di mettere mano a una situazione deflagrante.
Prima l’Expo, adesso il Mose. Tant’è vero che il decreto previsto per oggi, quello che doveva dare i “super poteri” a Raffaele Cantone, non entrerà nel Cdm.
La situazione è troppo complessa. E una cosa è fare annunci in campagna elettorale, una prendere di petto un problema endemico in Italia come la corruzione.
Renzi in questi giorni si è definito arrabbiato. Eppure sembra piuttosto preso alla sprovvista. Quello che poteva andare bene per l’Expo non va bene per tutto.
Spiega Cantone: “Se il Mose finisce con due anni di ritardo, non succede niente. Ma l’Expo ha una scadenza ben precisa”.
E questo mette l’accento su uno dei punti in discussione: alle società colpevoli si possono togliere gli appalti, o almeno si possono commissariare?
O in nome dell’urgenza è il caso di far arrivare i lavori in fondo?
Il testo a Palazzo Chigi sarebbe quasi pronto a livello tecnico, ma politicamente i nodi sono da sciogliere.
E il premier domenica parte per la Cina e per quando torna ha già pronto il decreto Pa, che dovrebbe andare in Cdm il 13 giugno.
Cantone ieri si è affrettato a dichiarare che non ci sono conflitti tra lui e il premier. Eppure l’impressione è che voglia garanzie difficili da ottenere.
Intanto, slitta anche la legge anti corruzione, che era calendarizzata per la prossima settimana.
Ieri il sottosegretario Cosimo Ferri ha annunciato in Commissione Giustizia al Senato che il governo presenterà un suo ddl.
Questo – a norma di regolamento – basta a far slittare tutto di un mese.
L’intento – ufficialmente – sarebbe migliorativo.
Per ora quel che si vede è solo un allungamento dei tempi.
E i rumors a Palazzo Madama raccontano di uno scambio: Forza Italia otterrebbe che nel falso in bilancio non venga prevista la possibilità di procedere in automatico, in cambio del sì alla riforma del Senato.
Wanda Marra
(da “il Fatto Quotidiano“)
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