RENZI HA LA “SONDAGGITE”: PALAZZO CHIGI SPENDE 4 VOLTE PIU’ DEL 2013
SONO CINQUE GLI ISTITUTI DEMOSCOPICI CHE LAVORANO PER IL GOVERNO CON UN COSTO DI 300.000 EURO
Il problema è il vuoto. Uno si ritrova a palazzo Chigi con un partito più inconsistente che liquido, con qualche slogan che non riesce a farsi visione del mondo, con alcuni sostenitori da remunerare ma privo di un blocco sociale di riferimento.
Uno, si diceva, si ritrova a palazzo Chigi in queste condizioni e vede un enorme vuoto intorno a sè.
E allora tenta dire agire, cerca di trovare qualcosa a cui aggrapparsi: se non è un’idea di società , che sia almeno il venticello della cosiddetta“opinione” a rinfrescare le fredde stanze del potere. Volgarmente: Matteo Renzi, da quando è premier, ordina un sacco di sondaggi sul gradimento del governo.
Sono la sua bussola, il modo in cui guarda al mondo, il sempre ondivago punto fermo della sua avventura romana.
Orientarsi nella realtà a colpi di sondaggi, però, un po’ costa. E infatti del costo di trova traccia nei contratti pubblicati sul sito governo.it  , quello ufficiale, nella sezione “Amministrazione trasparente”.
Tra fine dicembre e maggio 2015 sono registrati cinque incarichi di questo genere per una spesa che — sempre che non ne arrivino altri- sarà di poco meno di 300 mila euro quest’anno.
Nel 2014, sempre cercando tra gli appalti messi online da Palazzo Chigi, si trovano due soli contratti risalenti all’era di Enrico Letta (assegnatari: Euromedia Resear che Ipsos) per complessivi 93 mila euro.
Il 2013 — vuoi per le elezioni e seguente impasse per “non vittoria”, vuoi perchè Mario Monti con l’opinione pubblica non ha mai avuto molto a che fare- è un anno ancora più morigerato quanto a sondaggi: si trovano sempre due contratti (Ipsos e Istituto Piepoli), entrambi firmati da Letta, ma per soli 71 mila euro.
Questione di carattere, forse. Renzi vuole sapere tutto di quel che gli italiani pensano di lui e del suo governo, ha la sondaggite.
E allora c’è il contratto del 23 dicembre 2014 con Ipsos per conoscere le “aspettative dei cittadini” riguardo alla comunicazione del programma di governo. Prezzo: 20mila euro più Iva. Sempre a dicembre, il 30 per la precisione, vengono stipulati i contratti con Gfk Eurisko (un report ogni tre settimane su una community di 50 persone per tutto il 2015) e Swg (una rilevazione a settimana da gennaio a luglio) sul “gradimento dell’operato del governo”: prezzo, rispettivamente, 66.419 e 41.610 euro al netto dell’Iva.
Uno potrebbe pensare: così il buon Matteo starà a posto tutto l’anno.
Macchè, i politici fanno una vitaccia. “Mi amano? Non mi amano? E, soprattutto, mi voteranno?”.
E infatti , poco prima delle recenti (e non felici) elezioni regionali e amministrative, Palazzo Chigi attiva altri due contratti: il 12 maggio con l’Istituto Piepoli — incaricato di fornire un sondaggio a settimana per cinque mesi sul “gradimento” dell’esecutivo — al prezzo di 39.402 euro più Iva; il 14 maggio con Doxa, che dovrà compulsare invece gli italiani su “attività e decisioni del governo” fino al prossimo febbraio dietro un compenso di 62.800 euro sempre al netto dell’Iva. Non si sa se sia stato influenzato da questi ultimi due istituti — o magari dai tre che già lavoravano per lui — ma nell’ultimo periodo della campagna elettorale il nostro ha smesso di dire in giro che puntava al 7 a 0 nelle regioni che andavano al voto e ha cominciato a sostenere che pure il 4 a 3, alla fine, era una bella vittoria.
Tornando ai contratti, il loro costo totale per il 2015 ammonta a circa 230 mila euro che salgono a oltre 280 mila aggiungendo l’Iva, cioè tre volte più della spesa 2014 e quattro più di quella del 2013.
Marco Palombi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
Leave a Reply