RENZI: “O FACCIAMO LE RIFORME O TORNO A CASA DI CARRAI”
IL BULLO DI PONTASSIEVE CRITICA I POLITICI COME SE LUI DA DIECI ANNI NON VIVESSE GRAZIE ALLA POLITICA
“O facciamo le riforme o non ha senso che gente come me sia al governo”. Matteo Renzi spinge sulle riforme nel giorno in cui il Consiglio dei ministri è convocato per la presentazione del ddl costituzionale che conterrà l’abolizione del Senato e la riforma del titolo V.
Intervenendo a Rtl 102.5, il presidente del Consiglio si è soffermato sul sistema della seconda Camera, oggetto di polemica ieri con il presidente del Senato Pietro Grasso dopo la sua intervista a Repubblica in cui poneva paletti alla riforma chiedendo un Senato di eletti. Perplessità , quelle di Grasso, rilanciate oggi anche dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. “E’ un po’ inconsueto – afferma – che sia il governo a presentare un ddl su questo tema. Serve che il Parlamento ne discuta per ritoccare e migliorare alcuni aspetti”.
Ecco l’esilarante analisi mattutina di Renzi: “Io penso che quelli che si alzano la mattina per andare a lavorare (quindi non lui che vive grazie alla politica da dieci anni.. n.d.r.) non ce l’hanno con la politica, ma vorrebbero una politica diversa che avesse il coraggio di fare le cose che servono alla gente (alla gente non servono infatti dittatorelli spocchiosi e leggi liberticide ma lavoro….n.d.r.)
“Gli italiani in questi venti anni hanno fatto un sacco di sacrifici, ma hanno visto crescere il debito perchè quei sacrifici non venivano fatti dai politici di Roma (e neanche da quelli che a Firenze vivevano gratis a casa di amici imprenditori… n.d.r.)
Renzi torna poi a minacciare l’aut aut sulla tenuta del governo: “Non ci sto a fare le riforme a metà , non sto a Roma perchè mi sono innamorato dei palazzi: se la classe politica dice che non bisogna cambiare, faranno a meno di me e magari saranno anche più contenti”.
Bravo, torna a casa di Carrai, abbassa la cresta e chiudi la bocca che non sei nessuno.
Solo un Pd in crisi di identità poteva affidare le sorti del paese a un venditore di pentole taroccate.
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