RETROMARCIA SULLE INTERCETTAZIONI: VALEVA LA PENA TIRARE LA CORDA?
ORA ALFANO SOSTIENE CHE “QUALCHE MODIFICA” CI SARA’ E SUL DISEGNO DI LEGGE NON SARA’ POSTA LA FIDUCIA….PRIMA SEMBRAVA BLINDATO E QUESTIONE DI VITA O DI MORTE, ORA DI FRONTE ALLO STOP DI NAPOLITANO E A I RISCHI DI INCOSTITUZIONALITA’ SI NEGA L’EVIDENZA…. MA L’HA ORDINATO IL MEDICO DI RIMEDIARE SEMPRE BRUTTE FIGURE?
Chiamatelo stop o “qualche modifica”, resta il fatto che il disegno di legge sulle intercettazioni che, tanto per cambiare, aveva sollevato non poche polemiche ( e fin qui ci sta), ma anche precisi dubbi di incostituzionalità ( e qua non ci siamo più), non sarà più come in origine proposto dal Governo.
Il preciso richiamo del Presidente della Repubblica, con relativa convocazione al Quirinale del ministro Alfano, ha determinato il cambio di orientamento.
Con un governo pronto a mettere l’ennesima fiducia e dopo un anno di “moral suasion”, Napolitano ha dovuto chiamare Alfano e avvisarlo che, se avesse insistito su quel testo senza modifiche, i vizi di palese incostituzionalità lo avrebbero costretto a un passo non gradito, ovvero respingerlo alle Camere.
Il presidente avrebbe indicato al ministro i “vizi palesi di incostituzionalità “: la norma che riguarda la stampa, la possibilità che i giudici dispongano le registrazioni telefoniche solo in presenza di “evidenti indizi di colpevolezza”, la disposizione transitoria che non prevede lo stop alle intercettazioni in corso ( cosa che provocherebbe una “doppia giurisprudenza”).
Ora Alfano nega che il governo avesse intenzione di mettere la fiducia, afferma che nessuno aveva mai parlato di “immodificabilità ” del testo, ma rimane la sensazione di un gran pasticcio.
Basti pensare al concetto “evidenti indizi di colpevolezza”, che già fa chiedere che ne sarà delle indagini contro ignoti, anche per omicidio, o di quelle che poi portano a scoprire a mafia ( usura, racket, rapine) e che hanno fatto insorgere i procuratori antimafia.
Non a caso Giulia Buongiorno (An) aveva cercato di limitare i danni, cercando di far capire ad Alfano che non era il caso di spingersi troppo in avanti.
E poi il capitolo sulla stampa, con il carcere fino a un anno per i giornalisti che pubblicano le intercettazioni, che fa protestare anche il Garante della privacy, e ancora le supermulte contro gli editori, i testi delle telefonate che non si potranno pubblicare neppure per riassunto, creando un’irragionevole differenza tra una prova, gli ascolti e un’altra, una lettera o un verbale, che invece per riassunto potranno essere pubblicati.
Insomma non di modifiche formali si tratterà , ma sostanziali.
A questo punto si aspetterà per ridisegnarlo dopo che la Consulta si sarà pronunciata sul lodo Alfano, anche per evitare nuovi attriti con la magistratura.
D’altronde non è mistero che questo disegno di legge non piaccia a Berlusconi che ne avrebbe voluto uno molto più duro quindi non intende certo farne la madre di tutte le battaglie.
Nell’elettore di centrodestra rimane invece la domanda se valesse la pena presentare una proposta del genere e per quale mai motivo, se il senso della norma non è “ad personam”, debbano sempre metterci la mano Alfano e Ghedini, quando invece esistono ( Giulia Buongiorno in primis) degli ottimi giuristi in grado magari di arrivare a un tavolo di trattativa intelligente con la magistratura e l’opposizione, invece che andare avanti a colpi di mano che poi, in caso di retromarcia, diventano sonore sconfitte.
Qualcuno un giorno ce lo dovrà spiegare.
Leave a Reply