RICCARDO BOSSI PAGA DUE MOTO D’ACQUA CON ASSEGNO SCOPERTO: A GIUDIZIO A NOVARA PER TRUFFA
IL FIGLIO MAGGIORE DEL SENATUR DI NUOVO NEI GUAI GIUDIZIARI PER TRUFFA
Sceglie due moto d’acqua, le va a provare sul litorale di Caorle, poi le acquista per conto di una società novarese (che in realtà era all’oscuro di tutto) e alla fine non paga il conto. Il figlio maggiore di Umberto Bossi sarà processato a Novara per truffa.
In questi giorni Riccardo Bossi, 39 anni, di Gallarate, da poco condannato a Varese sempre per aver acquistato merce costosa senza pagare, ha ricevuto una citazione diretta a giudizio per l’udienza del 18 settembre 2018.
Con lui comparirà in tribunale anche Calogero Plantera, 57 anni, catanese ora residente a Gravellona Toce.
A mandarlo a processo il pm Ciro Caramore.
Secondo l’accusa, nel settembre 2014 Bossi aveva allacciato dei rapporti con la darsena di Porto Santa Margherita, nel litorale veneto, e in particolare con la società «Marina 4». Aveva messo gli occhi su una moto d’acqua super accessoriata, la SeaDoo Rxt X260 Rs. Uno dei modelli migliori.
Non gliene bastava una, ne voleva due. Conto finale: 33.630 euro.
Per l’acquisto, secondo quanto denunciato dall’amministratore della società veneta, Bossi aveva detto di essere il delegato di un’impresa novarese, la Carpenteria M.L. Metal che ha sede a Castelletto Ticino e magazzini a Oleggio.
A tale ditta, aveva comunicato in darsena, doveva essere intestata la fattura.
Peccato che in carpenteria nessuno sapeva nulla. Il titolare, infatti, non aveva mai conferito a Bossi alcun mandato di acquisto, nè emesso ordini che potessero autorizzare l’emissione di fatture.
Anzi, quando le moto d’acqua erano arrivate da Porto Santa Margherita, l’imprenditore della M.L. Metal non era nemmeno presente.
C’era l’anziano padre, raggirato con una scusa: le moto venivano scaricate lì solo per comodità , per poter utilizzare il carroponte dell’impresa, ma l’acquisto non riguardava la carpenteria.
I mezzi erano stati poi caricati su un furgone, partito subito dopo.
Calogero Plantera, secondo quanto emerso dalle indagini, alla presenza di Riccardo Bossi aveva consegnato al fornitore l’assegno da oltre 33 mila euro, che poggiava sul conto della Plantera Edile, ditta a lui riconducibile.
Peccato che il conto era stato estinto qualche mese prima dell’acquisto.
Quando il rappresentante della Marina 4 era andato in banca a ritirare la somma, aveva scoperto la truffa. I soldi non c’erano. E anche le moto erano scomparse.
Si è cercato di rintracciarle senza successo: la pista d’indagine seguita si è poi bloccata nel Sud Italia. Ecco perchè la società della darsena si costituirà parte civile per chiedere il risarcimento dei danni.
Una truffa più o meno simile a quella per cui il figlio del «senatùr» è stato condannato qualche giorno fa a Varese a 9 mesi di reclusione: aveva comprato un impianto di illuminazione, pneumatici e benzina da alcuni commercianti senza poi pagare nulla.
(da “la Stampa”)
Leave a Reply