RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, I GIUDICI IN LIBERTA’ VIGILATA: PURCHE’ FACCIANO CIO’ CHE VUOLE IL GOVERNO
COI TEMPI PREVISTI NON SARA’ MAI APPROVATA, E’ SOLO UNO SPOT PER I GONZI E SERVE DA CARTELLINO GIALLO PER I MAGISTRATI… ASSURDO IL VENIR MENO DELL’OBBLIGO DI INDAGARE DI FRONTE A UNA NOTIZIA DI REATO E CHE SIA IL GOVERNO A INDICARE SU QUALI REATI SI POSSA INDAGARE E SU QUALI NO… ASSURDO CHE LA POLIZIA GIUDIZIARIA SIA SOTTRATTA AI PM E RISPONDA SOLO AL MINISTRO DEGLI INTERNI…NO AL POTERE GIUDIZIARIO ASSERVITO ALLA POLITICA E NO ALLA MAGGIORANZA DI MEMBRI LAICI NEL CSM
La “epocale” riforma della giustizia si riassume in una semplice frase: quando sarà legge (ovvero mai) i magistrati che indagano sui reati, cioè i pubblici ministeri, faranno quel che dice il governo e solo quello.
E’ questa la verità della “grande riforma”, come da copyright berlusconiano.
Sarà il ministro della giustizia, cioè il governo che ogni anno indicherà al Parlamento e ai pubblici ministeri su quali reati indagare.
Questo e non altro vuol dire che “l’azione penale” resta “obbligatoria” ma nelle “forme indicate dalla legge”.
Se il governo affaristico-razzista deciderà che i giudici devono fissare come priorità la lotta all’immigrazione clandestina, tutti si dovranno dedicare a perseguire i venditori abusivi di asciugamani e non alla lotta alla corruzione nella pubblica amministrazione.
L’ordine cronologico della trattazione dei fascicoli non deriveranno dall’ora solare in cui sono stati commessi i potenziali reati, ma saranno decisi dal ministro di turno e dal relativo governo.
In pratica, oggi un pubblico ministero è obbligato ad indagare sempre e comunque quando ha una “notizia di reato”, da chiunque gli venga fornita.
Domani sarà obbligato ad indagare se la “notizia” riguarda reati che il governo ha deciso di indicare come meritevoli di indagine.
I pubblici ministeri diventeranno dunque un’articolazione della volontà di governo.
E, anche volendo, non potrebbero fare altrimenti una volta che la grande riforma sarà legge: la polizia che oggi infatti si muove su indicazione dei magistrati, domani sarà dai magistrati autonoma e svincolata, si muoverà quindi su indicazione e controllo del ministro degli Interni, della Difesa o del Tesoro, a seconda che siano poliziotti, carabinieri o guardia di finanza.
Quindi indagheranno magari su un parlamentare delo stesso partito del ministro degli Interni solo se costui ne darà autorizzazione.
Insomma i tutori dell’ordine partiranno per indagare sotto la supervisione del governo a cui eventualmente renderanno conto.
I pubblici ministeri, quelli che indagano, avranno poi un loro Consiglio Superiore, distinto da quello per la parte della magistratura che giudica e non indaga, in modo che non ci siano “alleanze” e che il giudice che indaga e accusa vada dal giudice che giudica “con il cappello in mano” (anche qui il copyright è ufficialmente berlusconiano che fa già capire lo scopo della norma).
Separate così le carriere, la carriera del pubblico ministero sarà monitorata da questo suo Csm .
Dunque i pubblici ministeri potranno indagare su quel che il governo indica, la polizia per indagare verrà loro “prestata” dal governo e la loro carriera sarà controllata, incentivata o stoppata dal governo.
Sono moltissime infatti le pagine del testo da sfogliare, ma in fondo si riassumono in una sola riga, appunto quella del pubblico ministero che fa quel che il governo indica.
Per non parlare della maggioranza di membri laici (ovvero scelti dai partiti) che finirebbe per far diventare il Csm una dependance di Palazzo Chigi.
Con alcuni accorgimenti, l’unica cosa fattibile potrebbe essere la separazione delle carriere, il resto risponde solla alla logica di ostacolare l’attività della magistratura e limitarne gli interventi.
Altro che riforma epocale, andrebbe accompagnata dal corteo delle pompe funebri.
Destinazione: cimitero di regime, dove vige il sotterramento dei reati non graditi alla Casta.
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