RIFORMA LEGGE ELETTORALE: MODESTE PROPOSTE PER TIRARE A CAMPARE
CHE UN PARTITO RAGGIUNGA IL 40% E’ ALTAMENTE IMPROBABILE, QUINDI NON CAMBIA NULLA
«Mai più alle elezioni con questa legge elettorale»: per ora è uno dei due punti sui quali Pdl e il Pd si sono messi d’accordo.
L’altro è quello di fare in fretta, anche se la fretta costringesse a fare una legge elettorale provvisoria, da ridiscutere quando saranno messe in agenda le riforme costituzionali.
E la fretta è giustificata dal prossimo giudizio della Consulta, che potrebbe muovere obiezioni forti alla legge in vigore.
Soprattutto l’obiezione che, in presenza di tre o più liste che ottengono un consenso elettorale simile, verrebbe comunque concesso un numero di seggi sufficiente a dare la maggioranza in Parlamento a quella che avesse ottenuto un solo voto in più delle altre, anche se i voti ottenuti fossero una netta minoranza di quelli espressi.
Il Porcellum non ha soglie, mentre persino la «fascistissima» legge Acerbo prevedeva una soglia (il 25%) al di sotto della quale il premio di maggioranza non scattava.
Il Porcellum è sempre stato una cattiva legge elettorale, per tanti motivi, ma fino alle ultime politiche il problema non si poneva perchè i due poli principali raccoglievano insieme tra il 70 o l’80 per cento dei voti e chi prevaleva ne otteneva almeno più di 40: una correzione maggioritaria che lo portasse alla maggioranza dei seggi non appariva scandalosa e di fatto era inferiore a quella che il partito vincente ottiene in molti altri sistemi maggioritari.
Si pone adesso dopo lo straordinario successo del Movimento 5 Stelle.
A quanto sembra il Pdl, sempre per la fretta e in via provvisoria, come affermano i suoi esponenti, insiste per una sola e semplice modifica della legge in vigore, inserendo una soglia elevata per far scattare il premio: si parla del 40% (ma perchè non il 35 o il 45?).
Ammesso che tale soglia sia superata, e che i risultati del Senato non contraddicano quelli della Camera – la riforma del Senato che impedirebbe questo esito deve attendere il momento delle riforme costituzionali – ci troveremmo in un sistema elettorale maggioritario.
Se la soglia non è superata saremmo in un sistema proporzionale.
Come al solito, nel Pd ci sono voci discordanti, anche se molti insistono per un ritorno al Mattarellum, il sistema con il quale si è votato dal 1994 al 2001: il Pdl sembra però fortemente contrario e vedremo che cosa succederà .
Nella situazione in cui siamo, l’eventualità che un partito (o una lista di partiti: altro oggetto di scontro) superi il 40% è piuttosto improbabile e quindi la prospettiva di fronte alla quale si trovano i politici è quella di un sistema proporzionale.
Questa ha una conseguenza importante, la stabilizzazione dell’attuale governo: in assenza di una prospettiva realistica di ottenere un premio elettorale che assicuri loro la maggioranza nei due rami del Parlamento, nessuno dei partiti che sostengono il governo ha la convenienza a ritirare il proprio sostegno, se la distribuzione dei consensi elettorali rimane quella rivelata dalle ultime elezioni.
Berlusconi vanta una consistente ripresa di consensi, ma è il primo a sapere che è improbabile possa ottenere un risultato superiore al 40% – se questa sarà la soglia – nelle prossime consultazioni.
Che faccia bene o che faccia male, che faccia le riforme necessarie al Paese o non le faccia, con una riforma elettorale di questo genere, se passerà , il governo Letta firma una conveniente polizza di assicurazione.
Se poi questa polizza sia conveniente anche per il Paese, è un altro problema.
Le attuali preferenze degli elettori ci hanno lasciato in una situazione nella quale il governo è sostenuto da due grandi partiti che si guardano in cagnesco, e da un terzo, più piccolo, che non è in grado di cambiare la natura del gioco.
Un quarto grande partito – o movimento, come preferisce chiamarsi – sta all’opposizione, insieme a partiti minori, ma non sembra in grado, o abbia l’intenzione, di presentare una proposta politica credibile o voglia allearsi con altri partiti.
Se l’offerta da parte di uno o più di questi soggetti politici non cambia o se non cambiano molto le loro dimensioni relative, non c’è legge elettorale che possa cavarci d’impaccio, a meno di pensare a un mostro che sfidi i più elementari criteri della rappresentanza democratica. Ovviamente auguriamo a Letta di durare quanto basta per fare riforme importanti sia in materia economica sia costituzionale.
Ma il rischio che ci si ritrovi dopo le prossime elezioni in una situazione simile a quella in cui ci siamo trovati dopo le ultime, e con esso il rischio di una nuova grande coalizione, è sempre incombente.
Michele Salvati
(da “il Corriere della Sera”)
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