ROSY BINDI E LE LARGHE INTESE: NON SI DIMETTE E IL PDL MINACCIA L’AVENTINO
LA SUA ELEZIONE A PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA GENERA QUALCHE MALUMORE ANCHE NEL PD
Non ha nessuna intenzione di dimettersi, Rosy Bindi. È stata eletta presidente della commissione antimafia al secondo turno durante una riunione convulsa in cui il Pdl non si è presentato per protesta, Scelta Civica ha scelto di astenersi per «mancata concertazione», il 5 stelle siciliano Giarrusso guardava in cagnesco il suo candidato Luigi Gaetti (epatologo di Mantova non proprio esperto di fenomeni criminali), e il Pd entrava a palazzo San Macuto con il mal di pancia ancora in corso.
«Alla riunione con Epifani non c’è stata alcuna unanimità – rivela un democratico – sulla Bindi avevano espresso riserve i renziani, Lumia, la stessa capogruppo Garavini, ma il segretario ha deciso di forzare».
Anche Davide Faraone, deputato siciliano vicino al sindaco di Firenze, crede sia stato «un errore aver ragionato su questa commissione con la logica delle bandierine ed essersi divisi », ma nega ripensamenti: «La Bindi è una presidente autorevole e va sostenuta»
Alla fine, quindi, prevale la diligenza di partito.
Rosy Bindi è certa di aver preso tutti i voti dei democratici (19 escluso il suo) più 2 di Sel, 2 socialisti, e probabilmente anche quelli della Lega.
Erano 23 alla prima votazione, sono diventati 25 al ballottaggio, quando – assente il Pdl – i giochi erano praticamente fatti.
I vicepresidenti sono Claudio Fava di Sel e il 5 stelle Gaetti (di cui qualche giorno prima il collega Giarrusso diceva: «Non so chi sia, viene dal nord, io gli incompetenti non li voto»).
Segretari il leghista Angelo Attaguile e Marco Di Lello del Psi.
A otto mesi dall’insediamento delle Camere, quindi, la commissione sarebbe finalmente in grado di lavorare.
L’Aventino del Pdl, però, rende tutto più complicato.
I capigruppo alla Camera e al Senato Brunetta e Schifani hanno cercato di scongiurare il voto fino all’ultimo, facendo disertare la riunione e denunciando un patto violato. Non è servito. Così, nel momento stesso in cui una sorridente Rosy Bindi a via del Seminario si augurava che «tutti gli eletti si adoperino per ricomporre questa frattura e che chi non era presente riconosca che c’è stato un voto», dagli uffici pdl di Camera e Senato arrivava un identico comunicato: «Si dimetta. Noi non ci presenteremo in commissione finchè non lo farà ».
Non si tratta solo di falchi. Per la prima volta dopo settimane il Pdl è unito nel dichiarare inaccettabile l’elezione dell’ex vicepresidente della Camera, che anche per Fabrizio Cicchitto «dovrebbe rimettere il mandato» perchè «con questa forzatura è stata affossata l’antimafia».
Lei invita tutti a «fare un piccolo passo», a ricordare che «siamo qui per lottare contro la mafia e non per farci la guerra tra di noi».
A chi le chiede se prende in considerazione le dimissioni, risponde ferma: «Non posso non rispettare le 25 persone che mi hanno votato. So che devo essere la presidente di tutti, ma non lo posso fare se loro non mi riconoscono come tale».
Dice che la commissione può andare avanti anche senza una componente, ma si augura di cominciare «il giorno in cui il Pdl mi indicherà il suo capogruppo».
La pensa diversamente il neo vicepresidente Claudio Fava: «Abbiamo perso fin troppo tempo, un organismo così importante e delicato come la commissione antimafia non può essere ostaggio delle beghe dei partiti. Dobbiamo metterci subito a lavoro».
A sera, il presidente del Senato Piero Grasso invita il Pdl a tornare sulla sua decisione, ma dal partito di Silvio Berlusconi non arrivano aperture.
Per ora, resta l’Aventino.
Annalisa Cuzzocrea
(da “La Repubblica”)
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